I pinguini sono tra gli uccelli più amati dal grande pubblico, anche perché sulla terraferma risultano essere molto goffi e siamo stati abituati a vederli in contesti – come quelli delle pubblicità, dei documentari o dei cartoni animati – che ci portano a empatizzare con loro sin da quando eravamo piccoli. Non molti sanno però che la loro storia evolutiva è stata molto lunga e complessa e che hanno persino rischiato di estinguersi del tutto, quando varie isole che circondavano l'Antartide sprofondarono al termine dell'era glaciale. Tra le isole che però hanno permesso a questi uccelli di continuare evolversi in varie forme, già a partire a diversi milioni di anni fa, ci sono anche quelle che solitamente non colleghiamo a questi animali.
Una nuova ricerca paleontologica pubblicata sulla prestigiosa rivista Journal of Paleontology ha infatti fornito nuovi indizi sull'evoluzione di una delle specie di pinguino più piccole che si siano mai viste, il pinguino minore blu, che scientificamente ha il nome di Eudyptula minor e che continua a vivere con una certa difficoltà nell'isola settentrionale della Nuova Zelanda,oltre che sull'Isola della Tasmania.
Questo pinguino è alto circa 41 cm di e la sua massa oscilla tra i 0,7 e i 2 kg di peso. Trattasi di una delle poche specie di pinguini che seguono una vita sedentaria. Dopo aver infatti abbandonato la coppia dei genitori, possono anche spostarsi di 1.000 chilometri dal corrispettivo luogo di nascita, ma dopo aver scelto un partner solitamente si stabilizzano per sempre nei pressi di una spiaggia, di modo da avere all'attivo un unico sito riproduttivo per coppia e l'accesso al mare.
La nuova ricerca conferma che l'intero genere Eudyptula, a cui oggi appartiene solo un'unica specie, è endemico della Nuova Zelanda e che molto probabilmente questo arcipelago-nazione rappresenta anche il luogo in cui questi pinguini sono comparsi per la prima volta, circa 3 milioni di anni. I resti fossili di un antico pinguino minore a cui gli scienziati hanno dato il nome di Eudyptula wilsonae o di piccolo pinguino di Wilson, tende a confermare questa ipotesi e ci permette anche di osservare com'era il mondo di questo sistema di isole durante il tardo Pliocene.
I due esemplari esaminati dai paleontologi della Massey University, situata presso la cittadina di Palmerston North, in Nuova Zelanda, presentavano dei crani quasi completi di un adulto e di un individuo nato ma immaturo, rendendo così possibile l'identificazione di una nuova specie. Gli esemplari sono stati trovati all'interno della Formazione Tangahoe, esposta nella regione meridionale di Taranaki, che è una delle isole che circondano l'isola settentrionale della Nuova Zelanda.
I fossili rivelano che le caratteristiche fisiche di questo genere di pinguini sono rimaste sostanzialmente invariate nel corso dei 3 milioni di anni che ci separano dalla loro comparsa, nonostante siano avvenuti diversi cambiamenti ambientali e climatici durante questo periodo. «Il nostro lavoro aiuta a illustrare le antiche origini dei pinguini e fornisce significativi collegamenti evolutivi tra gli animali viventi e i loro antenati » ha affermato il dott. Daniel B. Thomas, che risulta uno dei principali autori dello studio.
Nella ricerca c'è però anche qualcosa di più. Come infatti sostengono i paleontologi, questi fossili mostrano come i piccoli pinguini minori blu, che gergalmente gli abitanti di queste isole chiamano kororā, fanno parte degli ecosistemi costieri della Nuova Zelanda da molto più tempo di quanto precedentemente tutti avrebbero creduto. Gli zoologo infatti credevano che questo genere fosse un'evoluzione recente, con alcune teorie che sostenevano una comparsa immediatamente successiva all'inizio delle ultime glaciazioni, iniziate circa 110.000 anni fa. «Conoscere la vera data della loro comparsa è importante quando si pensa all'evoluzione della diversità degli uccelli marini della nostra nazione e all'ambiente dinamico in cui vivono».
Dalle prove paleontologiche analizzate dai ricercatori, sembra che già 3 milioni di anni fa questa regione dell'Oceania era già battuta da diversi correnti di aria fredda e che le temperature continentali potevano indurre una espansione improvvisa dei ghiacciai di montagna.
«Entrambi i crani da noi studiati inoltre mostrano proporzioni più sottili rispetto ai piccoli pinguini moderni e precedono le stime di datazione derivate dal genoma per la divergenza tra Eudyptula minor minor e la sottospecie che vive in Tasmania e in alcune poche spiagge dell'Australia, l'Eudyptula minor novaehollandiae – hanno dichiarato gli autori. – Ciò conferma la possibilità che la specie fossile rappresenti un lignaggio direttamente ancestrale ai piccoli pinguini oggi esistenti e che risulti la prima specie del loro genere».
I risultati ottenuti dai paleontologi neo zelandesi supportano infine la teoria che questi pinguini sopravvissero alla fine dell'era glaciale, diventando stanziali in Oceania, e che vissero una dispersione durante il Pleistocene, che riuscì a condurli fino in Australia.