Quando arriva l'inverno e la maggior parte del cibo inizia a scarseggiare, gran parte degli animali preferisce andare in letargo e aspettare tempi migliori. Questo vale soprattutto per i piccoli mammiferi che dipendono dalla disponibilità di erba, frutta e insetti: tutte risorse stagionali che spariscono col freddo. A quanto pare però non è questa la norma per il piccolo pika endemico dell'altopiano del Tibet (Ochotona curzoniae), che continua tranquillamente a essere attivo anche quando da quelle parti ci sono -30 °C e tutta l'erba di cui si nutre è praticamente sparita.
Come questi lagomorfi, parenti di lepri e conigli, riescano a superare l'inverno tibetano senza ibernarsi è sempre stato un mistero. Un nuovo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista PNAS sembra però aver finalmente risolto l'enigma. Gli autori hanno scoperto che i piccoli pika dell'altopiano riescono a restare attivi anche in inverno riducendo enormemente la loro attività metabolica e sfruttando una nuova e inaspettata risorsa alimentare: la cacca di yak.
Il supermetabolismo del pika dell'altopiano
John Speakman e colleghi hanno studiato per ben 13 anni le popolazioni di pika tibetane, misurando il dispendio energetico giornaliero (DEE) di ben 156 esemplari, sia in inverno che in estate. Sono inoltre riusciti a installare sensori per rilevare la temperatura corporea su 27 soggetti. I ricercatori hanno così scoperto che a parità di peso corporeo questi lagomorfi riescono a consumare fino al 29,7% di energia in meno al giorno rispetto all'estate. Questo permette loro di avere un fabbisogno energetico giornaliero invernale incredibilmente basso, che gli consente quindi di restare attivi con meno cibo anche in condizioni climatiche estreme come quelle tibetane.
I meccanismi che regolano questo cambio stagionale nel consumo energetico sono probabilmente mediati dall'abbassamento della temperatura corporea e dall'ormone tiroideo. Misurando la temperatura dei pika, infatti, i ricercatori hanno rilevato un raffreddamento del corpo di circa due gradi. A differenza di altri animali, inoltre, i pika non accumulano riserve di grasso corporeo quando arriva l'autunno. Ma c'è di più.
Studiando questi lagomorfi gli scienziati hanno effettuato un'altra sconcertante e inaspettata scoperta: in inverno alcuni pika mangiano gli escrementi di yak (Bos grunniens), il bue tibetano allevato diffusamente sull'altopiano e in altre zone dell'Asia Centrale.
Le feci di yak aiutano i pika a superare l'inverno
Quando stavano studiando le popolazioni di pika che vivevano nelle stesse zone degli yak, i ricercatori avevo notato che i piccoli lagomorfi erano molto più abbondanti, ma anche molto meno attivi che nelle altre aree. Inizialmente non sapevano come spiegare questa stranezza, fino a quando un bel giorno non hanno trovato delle feci di yak mangiucchiate in una delle tane. Gli autori hanno quindi provato ad approfondire questo insolito comportamento riuscendo più volte persino a filmare diversi esemplari dall'appetito evidentemente poco sopraffino.
Un esemplare di pika dell'altopiano mangia feci di yak durante l'inverno. Video di Łukasz Ołdakowski (Speakman et al., 2021)
Sono stati quindi raccolti campioni di DNA dalle feci dei pika che hanno svelato come questo comportamento sia in realtà molto più diffuso di quanto creduto. Nei loro stomaci infatti non solo erano presenti tracce di DNA del bue tibetano, ma è stata dimostrata anche una convergenza nel microbiata delle due specie. In pratica quando arriva l'inverno l'insieme dei minuscoli microorganismi presenti nell'intestino dei pika si arricchisce con quelli degli yak, proprio grazi a questa insolita coprofagia interspecifica.
Resta da chiarire se e in che modo gli escrementi possano danneggiare o far ammalare i pika, ma ciò che risulta evidente è che rappresentano un enorme vantaggio alimentare che aiuta i lagomorfi a superare l'inverno. Gli escrementi di yak sono in effetti molto abbondanti e facili da trovare e digerire, ed è per questo che i pika che sfruttano questa risorsa non hanno bisogno di sforzarsi molto, e possono quindi risparmiare energie ed essere ancora meno attivi degli altri. Ecco quindi finalmente svelato l'enigma dei piccoli pika tibetani e di come facciano a sfidare gli inverni estremi dell'altopiano più elevato e vasto della Terra.