Dalla finestra del suo appartamento si metteva a sparare contro i piccioni perché gli davano troppo fastidio. Un uomo di 78 anni, a Città di Castello (Perugia), domenica scorsa ha sparso terrore in tutta la città.
A dare l’allarme è stata una donna che, spaventata, ha chiamato gli agenti della polizia di Stato. Ha sentito uno sparo quando con la bicicletta stava percorrendo una delle strade vicino a piazza Matteotti. Poi, immediatamente dopo, ha visto un piccione cadere a terra proprio davanti ai suoi occhi.
Le forze dell’ordine, non appena arrivate, hanno rintracciato il ‘cecchino' in uno dei palazzi del centro storico. Davanti agli agenti il 78enne ha ammesso le sue colpe: ha sparato con una carabina calibro 9 che poi è stata consegnata spontaneamente ai poliziotti. All’interno della stanza che dava sulla strada e da cui si è messo a mirare agli uccelli è stato ritrovato anche il bossolo della cartuccia che era stata esplosa poco prima. In casa ne aveva a disposizione altre 6.
L’uomo è stato denunciato alla Procura della Repubblica. Ora dovrà rispondere dei reati di uccisione di animali, lancio pericoloso di cose, esplosioni pericolose e per l’omessa denuncia delle munizioni. La carabina e le cartucce sono state sequestrate.
I piccioni arrivano nelle aree urbane grazie all'uomo
Il piccione di città nasce a seguito di un processo di domesticazione del piccione selvatico (Columbia livia), che è stato avviato tra i 5 e i 10 mila anni fa nella Mezzaluna Fertile. Durante i millenni, spiega la Lipu nel rapporto “Il piccione di città. Strategie per la gestione” l’uomo li ha allevati, selezionandoli secondo alcuni caratteri come la dimensione e le caratteristiche delle carni. E’ da questi che poi è nato il piccione viaggiatore. Oggi, gli esemplari che si trovano nelle città sono figli e nipoti di quegli stessi allevamenti.
Una dei sistemi per allontanarli dalle città è togliere loro il cibo
Alcuni progetti di studio hanno cercato di capire come fare per allontanare i piccioni dalle aree più urbanizzate. Il dossier della LIPU cita un esperimento condotto in piazza San Marco, a Venezia: vietando la distribuzione di cibo si è passati da una concentrazione superiore a 10.000 esemplari in 1,3 ettari a circa 1.000 piccioni. Qualche ente locale ha provato a mandarli via con i rapaci. Ma, dicono dall’associazione, «l’uso dei falchi come deterrente per i piccioni ed altri uccelli è un "assurdo biologico" perché è normale che le potenziali "prede" abitino il territorio del predatore (se così non fosse, i predatori morirebbero di fame). Quindi, se è evidente che una preda abbia paura e tenti di nascondersi alla vista del predatore, è fuori luogo pensare che essa abbandoni definitivamente la zona e si spinga altrove, in particolare se ha il nido o altri rapporti sociali in essere».