Alcuni animali sono in grado di riconoscersi allo specchio, uno dei test più noti sulla consapevolezza di sé utilizzati negli studi etologici. Tra questi c'è anche il piccolo pesce pulitore Labroides dimidiatus, che sta però nuovamente attirando parecchia attenzione poiché sembra aver raggiunto un livello ancora superiore. Secondo un nuovo studio coordinato dai ricercatori dell'Università Metropolitana di Osaka, questi pesci sono anche in grado di valutare le proprie dimensioni corporee guardandosi allo specchio prima di decidere se andare allo scontro con un rivale.
Pubblicato su Scientific Reports, questo nuovo studio ha dimostrato che questi pesci non solo si riconoscono allo specchio, ma utilizzano il loro riflesso per misurare e confrontare le proprie dimensioni con quelle di un potenziale avversario, mostrando un livello di autoconsapevolezza mai osservato prima in altri animali a eccezione della nostra specie. Lo studio, inoltre, dimostra anche che questi labridi possono usare gli specchi come uno strumento, in maniera sorprendentemente simile a come farebbe un essere umano.
I diversi livelli di autoconsapevolezza
Il test dello specchio (mirror self-recognition, MSR) viene utilizzato da decenni negli studi etologici per capire se un animale, posto davanti al proprio riflesso, sia in grado o meno di capire che quello che ha di fronte è se stesso e non un altro individuo. Il test è stato superato da elefanti, cetacei, cavalli, corvi e tanti altri animali. Tuttavia, non tutti i ricercatori concordano sul fatto che superare questo test serva a dimostrare una piena autoconsapevolezza. Generalmente, infatti, l'autoconsapevolezza viene divisa in due categorie gerarchiche diverse.
Esiste quella "pubblica" (public self-awareness), che consente a un individuo di concentrarsi sulla caratteristiche di sé percepite e osservabili anche dagli altri, come il comportamento o l'aspetto fisico. C'è però anche un'autoconsapevolezza "privata" (private self-awareness), ancora più sofistica della prima e che consente a un individuo di avere coscienza dei propri aspetti interiori, come gli stati mentali, le rappresentazioni della mente, gli obiettivi, i ricordi, le percezioni e le intenzioni.
Gli animali che superano l'MSR test possiedono certamente la prima, ma riconoscersi allo specchio non basta secondo molti per dimostrare anche l'esistenza di un'autoconsapevolezza "privata", come quella di noi esseri umani. Il pesce pulitore potrebbe essere il primo animale non umano a riuscirci, mostrando una forma di consapevolezza del proprio corpo anche in relazione all'ambiente circostante e agli altri, un'abilità che si pensava fosse riservata a specie molto più complesse ed "evolute". Ma come lo hanno capito i ricercatori?
Lo specchio per creare un'immagine mentale di sé
Dopo aver installato uno specchio all'interno di un acquario, i ricercatori hanno mostrato ai pesci alcune fotografie di altri individui sconosciuti e quindi potenzialmente rivali. I pulitori, prima di decidere se attaccare o meno questi sconosciuti, andavano più volte davanti allo specchio, decidendo infine di attaccare solo i pesci che erano più piccoli o leggermente più grandi di loro. Inoltre, i pesci più esperti e abituati a utilizzare lo specchio, tornavano più spesso a guardarsi quando venivano mostrate foto di individui ancora più grossi, come a voler prendere per bene le misure.
Questi risultati a dir poco sorprendenti, suggeriscono che i pesci pulitori riescono a calcolare accuratamente le dimensioni del proprio corpo e le ricordano creando delle immagini mentali di sé quando si guardano allo specchio. Questo tipo di autoconsapevolezza, anche se rudimentale, rappresenta un passo in avanti enorme verso la comprensione di come la mente animale possa elaborare e conservare informazioni complesse. Secondo gli autori, questi risultati potrebbero fornire indizi importanti per capire meglio l'evoluzione della consapevolezza non solo negli esseri umani, ma anche negli animali non umani.
In passato, lo stesso team aveva infatti dimostrato che i pesci pulitori erano in grado di riconoscersi persino da una fotografia, basandosi proprio sulla propria immagine riflessa. E il fatto che pesci così piccoli possano sviluppare forme tali di consapevolezza è un'ulteriore prova che la complessità cognitiva non è riservata solo ai mammiferi o agli uccelli. Questa capacità potrebbe essere molto più diffusa di quanto si pensasse in precedenza e questi studi su Labroides dimidiatus offrono una prospettiva inedita sul modo in cui gli animali percepiscono se stessi e l'ambiente circostante.