Pesci e ciclisti potrebbero essere molto più simili di quanto si possa immaginare, perlomeno nel modo in cui si muovono in formazione. Entrambi, infatti, sfruttano la scia e la forza del gruppo, nascondendosi dietro i corpi dei loro compagni per risparmiare energia. Lo dimostra un nuovo studio recentemente pubblicato sulla rivista PLOS Biology, i cui risultati hanno svelato come alcuni pesci, nuotando in formazione tutti insieme, riescano a fare meno fatica, proprio come i ciclisti che pedalano in gruppo.
Grazie a un curioso esperimento, alcuni ricercatori hanno utilizzato telecamere ad alta velocità e un dispositivo per misurare il consumo di ossigeno mentre venivano tracciati i movimenti e l'uso di energia di un pesce chiamato danio gigante (Devario aequipinnatus) in ambiente controllato. Questa specie, che raggiunge al massimo i 10-15 cm di lunghezza, è diffusa nell'Asia sud-orientale tra l'India, il Nepal e l'Indocina, dove vive in torrenti con acque limpide e fondali ghiaiosi.
Quando gli scienziati hanno creato una corrente forte e turbolenta per testare lo sforzo e la fatica dei pesci, hanno subito notato che quelli che nuotavano da soli faticavano molto di più per mantenere la rotta e la direzione. Battevano freneticamente le loro code e muovevano le teste in modo irregolare mentre cercavano di combattere contro la forza della corrente. Misurando l'ossigeno e lo sforzo, ogni danio che nuotava in acque turbolente utilizzava circa 2,5 volte più energia rispetto a quando nuotava in acque più calme.
Tuttavia, quando i pesci si raggruppavano, proprio come fanno ciclisti, erano più protetti dalle turbolenze, grazie soprattutto agli individui posizionati in testa alla formazione. I movimenti e il nuoto dei pesci davanti a tutti, facevano da scudo e tagliavano la corrente, evitando così che travolgesse quelli dietro. La formazione creava quindi una zona di cuscinetto meno burrascosa, che permetteva ai pesci in coda di utilizzare addirittura fino al 79% in meno di energia rispetto a quelli che nuotavano da soli.
Muoversi in gruppo e specialmente in formazione, non è naturalmente una strategia esclusiva di pesci e ciclisti. Nel mondo naturale, l'unione fa la forza molto spesso. Basta pensare per esempio agli uccelli migratori, famosi per le loro formazioni a "V". Si tratta probabilmente dell'esempio più noto e meglio conosciuto di tutti, tuttavia questo studio dimostra che molto probabilmente tanti altri animali utilizzano strategie simili per ridurre la fatica e contrastare le turbolenze, che siano in acqua o nell'aria.
Comprendere meglio come i pesci affrontano le acque turbolente o nuotano controcorrente, potrebbe avere applicazioni importanti anche per la conservazione degli habitat e delle specie che dal mare risalgono i fiumi. Questo studio potrebbe per esempio aiutare gli ingegneri a progettare passaggi per i pesci più efficienti attraverso le dighe e gli sbarramenti, facilitando la migrazione e la sopravvivenza di molte specie d'acqua dolce che sono tra le più colpite e minacciate in assoluto del Pianeta.
La forza del gruppo usata anche dal danio gigante ci offre una nuova prospettiva su come la natura riesca spesso a ottimizzare l'uso delle risorse e quanto siano più complesse e poco studiate certe interazioni tra gli animali. Osservare queste dinamiche di movimento nei pesci, non solo arricchisce la nostra comprensione del mondo naturale e dell'etologia, ma potrebbe anche ispirare soluzioni innovative per le urgenti sfide ambientali e ingegneristiche necessarie per tutelare ecosistemi e biodiversità.