I pesci della barriera corallina considerati più belli, sono molto più salvaguardati dei pesci classificati come “brutti” che, invece, sono meno protetti e più minacciati. Lo rivela uno studio condotto dal team di Nicolas Mouquet dell’Università di Montpellier.
Con un sondaggio online che ha coinvolto 13mila persone, la ricerca ha valutato l’estetica di alcune specie di pesci, ovvero quali venivano considerate "belle" e quali "brutte". I risultati della ricerca hanno rivelato che, in generale, le specie considerate belle dalla maggior parte, sono quelle di cui fanno parte i pesci più luminosi, colorati o con particolari disegni (ai primi posti il pesce angelo regina e il pesce mucca striato). Di quelle considerate brutte, fanno parte, invece, i pesci con gli occhi fuori dalle orbite o dalle forme inquietanti. E fin qui, nessuna sorpresa.
La vera cosa interessante dello studio è che, dai dati incrociati e dalle analisi degli scienziati, è risultato che i pesci meno apprezzati sono anche quelli inseriti nella Lista rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura, tra le specie più minacciate di estinzione.
Ma non solo: perché i pesci poco attraenti sono anche quelli più importanti per il funzionamento dell'intera barriera corallina, la cui perdita potrebbe avere un impatto sproporzionato su questi ecosistemi ad alta biodiversità.
Per questo, come spiega l’ecologista Mouquet, «è necessario per noi assicurarci che i nostri pregiudizi estetici non si trasformino in un pregiudizio per lo sforzo di conservazione».
«Specie come il pesce pagliaccio e i pesci pappagallo colorati sono sicuramente le più facili con cui le persone si connettono e ha senso il motivo per cui sono spesso utilizzate come immagine o icone negli sforzi di conservazione» ha affermato Chloe Nash, ricercatrice dell’Università di Chicago, intervistata dal Guardian. «Ma, bisogna fare attenzione, perché la maggior parte della biodiversità ittica è in realtà composta da specie che non sarebbero considerate esteticamente belle».
Il fine della ricerca, ovviamente, non era capire quali specie sono considerate belle e quali brutte. Ma, rendere evidente il potere dell'esperienza estetica di influenzare la scienza e le decisioni politiche nella gestione della conservazione delle specie.
L’estinzione dei pesci, non riguarda purtroppo solo la barriere corallina. Secondo uno studio condotto dal biologo marino Boris Worm, entro il 2048 tutti i nostri mari potrebbero essere vuoti.
Ciò significa che potrebbe verificarsi un’estinzione di massa di numerose specie ittiche, causata dai livelli elevati di pesca, di molto superiori rispetto alla capacità riproduttiva dei pesci.
Dai calcoli fatti dall’IUCN, nel 2016 il quantitativo di specie ittiche che rischiava l’estinzione era pari a circa 643. In particolare, l'organizzazione ha stimato ben 1.100 specie di pesci a rischio e circa 3.200 di cui non si hanno abbastanza informazioni per stabilire il livello di pericolo.
Le cause che influenzano maggiormente l’estinzione sono, ovviamente la pesca intensiva, come abbiamo detto, ma soprattutto la pesca illegale. E, anche se l’Unione Europea stabilisce ogni anno i limiti di pesca per ciascuna specie, raggirare il sistema è più semplice di quanto dovrebbe e causa enormi danni all’ecosistema marino.
Non è un caso, ad esempio, che ben 100 milioni di squali ogni anno siano vittime di mutilazioni e lo stesso valga per i coralli e le specie protette. Non solo, perché gli stessi metodi di pesca come l’utilizzo di esplosivi e di reti abbandonate uccidono ogni anno un numero rilevantissimo di animali.