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26 Luglio 2023
15:57

I pescatori vogliono chiedere lo stato di emergenza per la presenza dei granchi blu in laguna a Orbetello

Per la Cooperativa Orbetello pesca lagunare i granchi blu nella laguna «sono quintali» e creano «un grave danno all’ecosistema», ma soprattutto «all’economia della pesca». Per questo bisognerebbe pescarli tutti: ma forse non è il modo migliore per risolvere il problema delle specie invasive.

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Sono voraci e si nutrono di piccole orate, vongole e cozze e, se un anno fa erano appena centinaia, almeno secondo quello che lamenta il presidente della cooperativa Orbetello pesca lagunare Pierluigi Piro, ora i granchi blu che vivono nella laguna della città toscana «sono quintali» e creano «un grave danno all’ecosistema e all’economia della pesca».

E' senz'altro vero che le specie alloctone – e tra queste c'è il granchio blu (Callictenes sapidus) – sono sempre più presenti e feconde nell’area del Mediterraneo, anche grazie al riscaldamento delle acque che favorisce l’adattamento di queste specie. Ma è altrettanto vero anche che non è detto che il metodo per affrontare il fenomeno al meglio sia quello consigliato da Piro, il quale ritiene che solo «pescandoli tutti», ovvero eradicandoli, si possa risolvere il problema.

Per quanto, infatti, nessuno neghi che le specie invasive minacciano la biodiversità e l'equilibrio ecologico delle zone in cui si insediano attraverso la competizione con le specie autoctone per le risorse, il cibo e lo spazio vitale ucciderli è una misura estrema tenendo conto di due fattori: ancora non è stato avviato alcun monitoraggio scientifico dedicato e focalizzato sul reale impatto ambientale e manca un'analisi costruttiva relativamente alla parte di responsabilità che ha l’essere umano su questi nuovi arrivi. Basta pensare del resto alle immissioni volontarie dovute ad acquacoltura, all’acquariofilia e all’importazione di esche vive, esattamente come è successo con il gambero della Louisiana. Dunque invece che farne strage si potrebbe preferire l'utilizzo di metodi non letali, nonché progetti di prevenzione che includano, per esempio in questo caso, il controllo delle acque di zavorra delle navi per prevenirne l'introduzione.

Originario dell’Atlantico occidentale e del golfo del Messico, il granchio blu si è insediato prima nell’Adriatico settentrionale e nell’Egeo per poi diffondersi in tutte le aree del Mediterraneo. Ma se, in generale l’invasione delle specie aliene si alimenta o con le migrazioni o a causa del traffico marittimo, nel caso del granchio blu questa seconda modalità è la più indiziata. Purtroppo, però, ovunque vada questo crostaceo non ha vita facile perché anche nelle zone di origine il suo destino è quello di essere pescato in grandi quantità e mangiato con grande entusiasmo.

I granchi blu, infatti, non solo si possono mangiare ma hanno anche un certo valore nel mercato ittico. Nella costa orientale degli Stati Uniti la loro importanza economica è notevole e risulta essere tra i principali prodotti della pesca. Ma ucciderli tutti per trarne il beneficio della riduzione numerica degli esemplari è la scelta giusta? Non stiamo dimenticando il concetto di pesca sostenibile che peraltro è uno degli obiettivi dell’Agenda 2030? Dalle stime Fao sembra proprio di sì, visto che oltre il 90 per cento dei 600 stock ittici valutati è sfruttato al suo massimo biologico, che il 30 per cento di questo è sovrasfruttato e che solamente il 7% è sfruttato al di sotto del suo massimo potenziale. Dati che indicano chiaramente che le risorse ittiche disponibili in mare non possono sostenere la domanda crescente che se ne fa, compresa di quella del granchio blu in versione gourmet.

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Simona Sirianni
Giornalista
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