«I panda giganti Lumi e Pyry torneranno prematuramente nella loro terra natale, la Cina, entro la fine dell'anno». È con queste poche, concise parole l’Ähtäri Zoo, in Finlandia, ha comunicato che i due animali arrivati nella struttura nel 2018, donati dalla Cina in occasione dei 100 anni dell’Indipendenza del Paese nordico, torneranno a casa in anticipo.
«Ringraziamo di cuore i nostri partner e coloro che hanno visitato lo zoo, perché grazie a loro abbiamo potuto partecipare al programma di protezione dei panda, che è ancora in corso negli zoo di tutto il mondo», proseguono dall’Ähtäri Zoo, comunicando che i due panda resteranno nella “Snowhouse” sino al 20 ottobre e partiranno per la Cina il giorno successivo, e dunque otto anni prima rispetto a quanto previsto inizialmente.
Alla base della decisione ci sono gli alti costi di mantenimento dei due animali: i gestori dello zoo hanno speso circa 8 milioni di euro per allestire e gestire la zona a loro dedicata, e affrontano una spesa di circa 1,5 milioni di euro all’anno per garantire loro tutto ciò di cui hanno bisogno. I due panda erano arrivati in Finlandia nel gennaio del 2018, qualche mese dopo la visita del presidente cinese Xi Jinping e la firma di un accordo congiunto per la loro protezione. L’Ähtäri Zoo però è una struttura privata che non riceve fondi statali, e i costi sono diventati altissimi a fronte di un calo dei visitatori. La struttura sperava che i panda portassero visitatori nella zona centrale della Finlandia, ma i debiti, complice la pandemia di Covid-19, sono aumentati, e l’inflazione ha fatto il resto. Tre anni fa dunque lo zoo aveva avviato le trattative per restituire Lumi e Pyry alla Cina, e l’accordo alla fine è arrivato.
Lo zoo ha voluto sottolineare che il ritorno dei panda è stata una decisione commerciale che non ha coinvolto il governo finlandese. Non dovrebbe dunque incidere sulle relazioni tra i due Paesi, ha detto un portavoce del ministero degli Esteri finlandese alla Reuters, ma è ormai noto che sin dalla sua fondazione, nel 1949, la Repubblica Popolare Cinese ha utilizzato la cosiddetta “diplomazia dei panda” per stringere accordi, cementare quelli esistenti e promuovere la propria immagine internazionale. Decine di animali simbolo della Cina sono quindi stati “recapitati” come pacchi in giro per Europa e Stati Uniti, ma negli ultimi anni sono stati molti gli zoo che hanno deciso di restituirli per questioni che vanno oltre il semplice mantenimento.
Con il mutare della situazione geopolitica, infatti, i panda sono finiti al centro di questioni diplomatiche. E così soltanto negli ultimi mesi del 2023 a essere restituiti alla Cina sono stati Pit e Paule, ospiti dello zoo di Berlino, e poi Yang Guang e Tian Tian, che hanno lasciato lo zoo di Edimburgo dopo 12 anni, e ancora Tian Tian e Xiao Qi Ji, da 23 anni allo Smithsonian's di Washington.
Sembra dunque avviarsi verso la conclusione il programma diplomatico inaugurato nel 1972 quando, per distendere i rapporti tesi tra Cina e Stati Uniti, dall’Asia arrivarono allo zoo nazionale di Washington una coppia di panda per il presidente USA Nixon, Hsing-Hsing e Ling-Ling, presentati come dono del governo cinese come segno di conciliazione. E se è vero che trattare questi animali come oggetti da donare (e restituire) è molto poco etico e rispettoso, è altrettanto vero che grazie a questo programma la specie, ad altissimo rischio di estinzione, è stata comunque sotto i riflettori e sono stati avviati molti programmi di conservazione utili a proteggerla.