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12 Dicembre 2023
10:34

I panda dicono addio anche a Berlino e Edimburgo. La “diplomazia dei panda” è finita?

I panda dello zoo di Edimburgo sono appena partiti, tra pochi giorni partiranno quelli dello zoo di Berlino. Nell'ultimo anno una quindicina sono rientrati in Cina da Europa, Usa e Regno Unito: siamo alla fine del progetto di prestiti che iniziò nell'epoca Nixon per suggellare i rapporti diplomatici internazionali?

Giornalista
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Pie e Paul i due panda giganti dello zoo di Berlino che stanno per lasciare la Germania per tornare in Cina (da Instagram)

Dopo 12 anni, lunedì 4 dicembre Yang Guang e Tian Tian hanno lasciato lo zoo di Edimburgo e sono volati in Cina. Ad accogliere la coppia di panda giganti, arrivati nella capitale scozzese nel dicembre 2011 come parte di un accordo decennale con la China Wildlife Conservation Association, sarà il centro Chengdu Research Base of Giant Panda Breeding di Chengdu che a novembre aveva già accolto il ritorno da Washington Dc dei tre panda Mei XiangTian Tian e Xiao Qi Ji da 23 anni allo Smithsonian's  e ad aprile aveva accolto la femmina Ya Ya in arrivo dallo zoo di Memphis. Tra pochi giorni partiranno anche Pit e Paule, di cui è già stata annunciato l'addio allo zoo di Berlino mentre i quattro panda ancora ospitati allo zoo di Atlanta partiranno nel 2024.

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I due panda dello zoo di Berlino (da Instagram)

La ormai famosa politica della “diplomazia dei panda” sembra quindi volgere al termine. Quest'anno sono rientrati in Cina già quindici panda giganti da Stati Uniti, Francia, Europa, Malesia e Regno Unito e tutto fa pensare che sia ormai arrivato alla sua conclusione il programma diplomatico inaugurato nel 1972 quando, per distendere i rapporti tesi tra Cina e Stati Uniti, dall’Asia arrivarono allo zoo nazionale di Washington una coppia di panda per il presidente USA Nixon, Hsing-Hsing e Ling-Ling, presentati come dono del governo cinese come segno di distensione tra i due paesi.

Probabilmente la situazione internazionale è completamente cambiata e forse anche la sensibilità nei confronti di questi giganti bianchi e neri utilizzati letteralmente come “cadeaux viventi” da recapitare a stati e istituzioni per ingentilire la strada verso scambi commerciali e sostegni di natura politica di vario genere. «Il governo cinese ha negli anni utilizzato i panda per obiettivi di geopolitica, che apparentemente oggi sono in corso di revisione. Difficile dire quale sia il motivo dichiarato o nascosto di queste nuove azioni – commenta Isabella Pratesi, International Conservation director di WWF Italia. –  In generale possiamo però dire che l’utilizzo del panda nelle azioni di diplomazia e in particolare il clamore e l’attenzione generata da questi scambi, sono serviti a mettere sotto i riflettori una specie che abbiamo seriamente rischiato di perdere per sempre».

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L’annuncio dato via soial del ritorno in Cina dei due panda (da Instagram)

Per gli zoo che negli anni hanno ricevuto, accolto e ospitato gli esemplari di panda giganti dalla Cina si è trattato in ogni caso di un grandissimo vantaggio. Come sottolinea lo zoo di Edimburgo che ha visto ripartire per la Cina i suoi due panda solo lunedì della scorsa settimana, la loro presenza ha significato moltissimo come attrattiva per la struttura.

«Come tutti gli animali affidati alle nostre cure, hanno svolto un ruolo di fondamentale importanza nell'attrarre e coinvolgere centinaia di migliaia di visitatori ogni anno in modo che possano conoscere le minacce che  gli animali affrontano in natura e le azioni che possono intraprendere per aiutare». Tanto importante la loro presenza da sopportare spese ingenti: «Prendersi cura di Tian  Tian  e Yang Guang, compreso il loro cibo e l'assistenza sanitaria generale, costava alla nostra organizzazione 35.000 sterline ogni mese – spiegano. – Inoltre, l'accordo prevedeva un pagamento annuale di 500.000 dollari. Una donazione – ci tengono a sottolineare – che sosteneva la conservazione, il benessere e la ricerca del panda gigante in Cina».

Lo zoo non prevede l’arrivo di altri panda in futuro e anzi ha annunciato che, subito dopo la partenza dei due, avrebbe intrapreso i lavori necessari per convertire l’habitat del panda gigante dello zoo in un’area destinata ad accogliere altri animali. La partenza di Yang Guang e Tian Tian, unici esemplari di panda giganti presenti nel Regno Unito, segna quindi la fine della presenza di questi animali esotici oltremanica. Durante il loro periodo inglese, durato 12 anni, non avevano avuto cuccioli, e hanno lasciato il paese con un volo speciale che ha visto l’aereo destinato al loro trasporto, adattato per accogliere due casse costruite con enormi vetrate in modo che i due esemplari potessero essere costantemente monitorati.

È lo stesso zoo di Berlino ad informare invece dalla prossima partenza di Pit e Paule. Una vera e propria campagna pubblicitaria via social, infatti, ha caratterizzato le ultime settimane di attività dello zoo tedesco che ha ricordato come il tempo per poter andare ad ammirare da vicino i due panda stesse per scadere poiché la loro partenza è prevista prima del Natale. Pochi giorni fa l'ambasciatore cinese Wu Ken e il sindaco di Berlino Kai Wegner hanno celebrato la partenza con una cerimonia di addio che ha visto i due svelare una targa commemorativa per i due panda.

Pit e Paule sono nati il 31 agosto 2019 dalla femmina Meng Meng, da cui erano stati separati alla fine del 2021 e trasferiti in un’area distinta perché come ha spiegato lo zoologo Florian Sicks, «nel loro habitat naturale i panda sono animali solitari. Le madri panda e i loro piccoli di solito si separano dopo circa due anni». All’epoca della nascita i due cuccioli pesavano poco più di 200 grammi, oggi che ne pesano un’ottantina ciascuno sono pronti a partire per tornare nella loro terra d’origine, mentre la madre rimarrà per ora ancora a Berlino.

«Una volta assunto a simbolo della Cina, il grande stato ha capito che non poteva concedersi di perderli definitivamente – commenta ancora la Pratesi riferendosi ai dati sulla presenza in Cina, alla fine del 2019, di 11.800 riserve naturali, che rappresentano il 18% della superficie del Paese e, soprattutto, secondo l’ultimo censimento del WWF, agli 1864 gli individui attualmente rimasti liberi in natura. –  Ecco quindi che la mobilitazione è stata generale e la battaglia per salvare gli ultimi panda è diventata anche quella del WWF che ha scelto l’orso bianco nero come suo simbolo. Grazie a tutti questi sforzi, alla lotta al bracconaggio, alla protezione degli ultimi tasselli di habitat, alla creazione di centri per la riproduzione oggi il panda è uscito dalla lista rossa IUCN delle specie a rischio estinzione».

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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