video suggerito
video suggerito
3 Settembre 2023
16:32

I nostri antenati hanno rischiato di estinguersi completamente circa 900.000 anni fa

Alcuni nostri antenati vissero momenti davvero bui, quando si trovarono a rischiare l'estinzione per colpa di una riduzione drastica del loro numero demografico come del loro areale nativo.

Immagine

La nostra specie, come quella dei Neanderthal e degli uomini di Denisova, ha rischiato di non esistere, per via del peggioramento delle condizioni climatiche di metà del Pleistocene. Questo è il dato a cui sono giunti diversi paleogenetisti ed antropologi – tra cui Giorgio Manzi, docente all'Università della Sapienza di Roma – che per primi hanno usato un nuovo metodo per dedurre le dimensioni reali dell'antica popolazione umana, di circa 900.000 anni fa, da cui deriva la nostra specie.  Come però è possibile che uno dei generi animali più di successo della storia recente della Terra – il genere Homo – sia risultato così sensibile ai capricci del clima, tanto da arrivare quasi all'estinzione prima della comparsa della nostra specie?

A spiegarcelo è l'articolo che gli scienziati hanno pubblicato di recente su Science, che promette di divenire uno degli articoli più influenti  della storia recente inerenti l'antropologia.

Usando per la prima volta un metodo chiamato FitCoal – la cui sigla sta per processo di coalescenza veloce infinitesimale – che ha preso in considerazione il genoma di 3.154 individui uomini moderni, gli scienziati sono stati in grado di osservare le fluttuazioni demografiche della popolazione umana, che sono avvenute nel corso dei millenni. E uno dei risultati ottenuti con questo nuovo metodo hanno permesso di determinare un drastico crollo demografico dei nostri antenati, definito dagli scienziati collo di bottiglia, durato la bellezza di 117.000 anni.

In questo lungo periodo i nostri antenati, appartenenti alla specie Homo heidelbergensis, subirono una serie di trasformazioni ambientali, che restrinsero moltissimo l'estensione del loro areale. Tanto che per un certo periodo il gruppo da cui deriva il nostro intero genere Homo era rappresentato soltanto da una popolazione che non superava di molto i 1.280 individui. Poco più di un migliaio di persone, che probabilmente si trovarono all'interno di un'area isolata, ancora sconosciuta, che gli consentì di sopravvivere.

«Il calo demografico fu infatti così grave che circa il 98,7% degli antenati umani furono persi», chiariscono i ricercatori. Gli antropologi in realtà sospettavano già da tempo che fosse accaduto qualcosa di simile. Seguendo infatti le tracce risalenti al periodo, esisteva una sorta di lacuna finora inspiegabile nella documentazione fossile dei reperti umani in Africa e in Europa. Una differenza che è possibile osservare anche andando a studiare i reperti immediatamente precedenti, sempre più rari avvicinandosi agli strati risalenti a 900.000 anni fa.

Se infatti i fossili di Homo erectus ed Homo heidelberghensis sembrano aumentare di numero, quando si vanno a scavare giacimenti via via sempre più vicini all'epoche recenti, da 900.000 anni fa in poi i nostri antenati sono molto più difficili da trovare, tanto che esistono ancora parecchi dubbi sull'origine della nostra specie, come sull'origine delle nostre specie sorelle, ovvero H. neanderthalensis e l'uomo di Denisova.

Questa rarità di ritrovamenti oggi è finalmente spiegabile con il collo di bottiglia che è stato provato scientificamente da questo studio, ma quali conseguenze ha avuto questa repentina crisi demografica?

Innanzitutto, si stima che circa il 65,85% dell'antica diversità genetica del nostro genere sia andato perduto, per colpa del basso numero di riproduttori all'interno della popolazione mondiale per un periodo molto prolungato. Questa riproduzione incrociata ha inoltre tra l'altro anche aumentato le probabilità di sviluppare mutazioni genetiche dannose non letali, come di cadere vittima di allergie e malattie ereditarie.

Il vivere inoltre in un contesto ambientale isolato, soggetto comunque a diverse tipologie di crisi ambientali, come gli eventi glaciali, le crisi di siccità e la perdita delle specie naturali, ha ulteriormente indebolito i nostri antenati, che sono sopravvissuti solo grazie probabilmente alla loro intelligenza, alla loro struttura sociale e alla loro capacità di reagire in maniera plastica agli fenomeni metereologici ed ecologici (la scomparsa di una preda) estremi, ha chiarito Manzi. Che ha anche dichiarato: «i nostri antenati si sono salvati dalla glaciazione per un soffio. Da un lato questo calo demografico fu un potenziale dramma, un vero e proprio rischio di estinzione, ma dall'altro ha rappresentato anche una grande potenzialità evolutiva».

Infatti questo collo di bottiglia sembra aver avuto anche altre conseguenze, meno negative. Per esempio ha contribuito a favorire un evento di speciazione, in cui i nostri antenati si sono separati in diversi gruppi, da cui sono sorti i Neanderthal, i Denisoviani e gli esseri umani moderni.

«La nuova scoperta apre così un nuovo campo nell'evoluzione umana, seppur siano sorte molte domande, come i luoghi in cui vivevano questi individui, come hanno superato i catastrofici cambiamenti climatici e se la selezione naturale durante il collo di bottiglia ha accelerato l'evoluzione del cervello umano» ha affermato l’autore senior dello studio Yi-Hsuan Pan, esperto di genomica evolutiva e funzionale presso la East China Normal University (ECNU). 

Per Li Haipeng invece, genetista e biologo computazionale presso l’Istituto di nutrizione e salute di Shanghai, questi risultati sono solo l'inizio. «Gli obiettivi futuri con queste conoscenze mirano a dipingere un quadro più completo dell'evoluzione umana durante questo periodo di transizione dal Pleistocene inferiore al Medio, che a sua volta continuerà a svelare il mistero che è l'ascendenza e l'evoluzione umana primitiva».

Di certo oggi possiamo ritenere la nostra specie figlia di quel periodo di massimo rischio. Possiamo però ritenerci degni eredi di quei antichi sopravvissuti, che riuscirono a tenere testa fra mille difficoltà alle avversità che il mutamento del clima promosse in tutto il mondo, a partire dalla prima metà del Pleistocene, considerando la leggerezza con cui i nostri governi ignorano le attuali previsioni climatiche inerenti il surriscaldamento antropico del pianeta?

A questa domanda non è possibile dare attualmente una risposta. Saranno infatti i nostri eredi a decretare se avremo avuto successo nella lotta contro l'uso dei combustibili fossili o meno. Quello che ognuno di noi può però fare è supportare l'ambiente, decidendo di contribuire per rendere la Terra del futuro migliore e di consumare il meno possibile le risorse.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views