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1 Dicembre 2023
11:57

I nostri antenati avevano una dieta carnivora più diversificata di quanto avremmo mai immaginato

Un nuovo studio dimostra che i nostri antenati non cacciavano solo ungulati, ma mangiavano anche carne di tartaruga, lepri, conigli, pesci, cavalli, così come di piccoli e medi predatori come volpi, leopardi, serpenti, lucertole e grossi uccelli.

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Un team di archeologi del Centro Senckenberg per l'evoluzione umana e il paleoambiente dell'Università di Tubinga, in seguito a degli scavi nella regione iraniana dello Zagros, ha fornito una nuova conferma relativa all'evoluzione della nostra dieta, che è passata dall'essere povera a molto ricca nel corso degli ultimi 100.000 anni. Per decenni gli scienziati hanno infatti creduto che la dieta dei nostri diretti antenati, ed in particolare dei primi rappresentanti della nostra specie, fosse composta da poche tipologie di prede e di un numero variabile di piante, a secondo della regione, visto che non erano stati ancora inventati sistemi di caccia complessi né l'agricoltura. Negli ultimi anni però importanti scoperte hanno riscritto queste credenze, tanto che oggi gli antropologi ritengono che i nostri antenati avessero già ampliato la loro dieta, una volta usciti per la prima volta dall'Africa.

A confermare questa teoria c'è anche il resoconto degli scavi effettuati nei pressi della Zagros meridionale, che è stato appena pubblicato su Scientific Reports. Gli archeologi tedeschi hanno infatti analizzato moltissimi resti animali ritrovati all'interno del Ghar-e Boof, un sito del Paleolitico medio che è stato occupato dalla nostra specie tra 81.000 e 45.000 anni fa, per definire quale fosse la nostra paleo dieta in questa regione del mondo, molto ostile nei confronti della nostra espansione. E tra le specie più frequentemente ritrovate a Ghar-e Boof con chiare tracce di predazione ci sono state anche diverse sorprese, che hanno stupito profondamente gli esperti.

Oltre a cacciare ungulati, i nostri antenati infatti sembrano essere stati degli estimatori di carne di tartaruga, una tipologia di cibo molto particolare che invece oggi non è frequente nella nostra specie. Le prede di questi cacciatori-raccoglitori risultavano però essere molto variegate, tanto che gli antropologi hanno trovato anche i resti di lepri, conigli, pesci, cavalli, ma anche di piccoli e medi predatori come volpi, leopardi, serpenti, lucertole e grossi uccelli nel cumulo di rifiuti che hanno approfondito. Inoltre sembra che alcune specie venissero anche condivise con altre specie umane che vivevano nei pressi della medesima zona.

L'obiettivo principale di Mario Mata-González, il principale autore della ricerca, è stato quello di determinare se la nostra specie, insieme ai nostri cugini neandertaliani, potesse essere considerata responsabile dei cambiamenti ambientali ed ecologici che si verificarono nel sito, ricostruendo le strategie di sussistenza di tutti gli ominidi presenti nella regione montuosa dello Zagros durante il Paleolitico medio.

«Per quanto la loro dieta fosse ricca, non dobbiamo illuderci che la loro vita fosse semplice» chiariscono i ricercatori. «Inoltre più del 75% della fauna di Ghar-e Boof è costituita da ungulati, dalle specie piccole a quelle molto grandi, un fatto che ci permette di dire che questi animali erano probabilmente quelli più apprezzati o quelli più numerosi».

Secondo le ricostruzioni paleoecologiche fornite dagli scienziati, gli ungulati maggiormente presenti all'epoca in Iran – oltre ai cavalli – sembravano essere le capre selvatiche (Capra aegagrus) e numerose tipologie di gazzelle (Gazzella sp.), seguite dai cinghiali (Sus scrofa), dai cervi (Cervus elaphus) e da alcuni bovini selvatici (Bos primigenius) provenienti dal sud est asiatico e dalle regioni del medio oriente.

«Questi animali venivano arrostiti prima di essere mangiati, mentre le tartarughe venivano cucinate nel loro guscio prima di essere sgusciate – ha commentato Nicholas Conard, autore dello studio – I resti faunistici di Ghar-e Boof sono la prima prova di come alcune specie finora non considerate dalla ricerca (come piccoli animali selvatici nonché carnivori) venissero utilizzati dagli ominini in Asia Centrale e di come le ultime specie del genere Homo avessero a disposizione una dieta variegata, che fino a qualche tempo fa sarebbe stata considerata improponibile per le loro conoscenze tecnologiche acquisite». Cacciare leopardi e grossi ungulati, così come riuscire a sgusciare una tartaruga per prelevarne la carne, erano di fatti lavori molto difficili per i cacciatori dell'epoca, che dovevano impegnarsi a lungo per raggiungere un tale obiettivo.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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