Grazie a recenti scoperte e nuovi studi sempre più approfonditi, gli uomini di Neanderthal si stanno dimostrando molto più complessi da un punto di vista cultura e sociale rispetto a come venivano descritti un tempo. Tramite un nuovo studio, infatti, si è scoperto che anche i nostri cugini erano in grado di cacciare animali di grandi dimensioni come un elefante. A confermare questa nuova ricostruzione è stata una ricerca pubblicata negli Atti della National Academy of Sciences e che a sua volta dà ulteriore credito ad altri studi recenti che approfondiscono la dieta di questa specie umana estinta.
In questo studio un gruppo di ricercatori composto da diversi membri dell'Università Johannes Gutenberg di Magonza (JGU), del Leibniz-Zentrum für Archäologie (LEIZA) e della Università statale di Leiden, nei Paesi Bassi, ha infatti spiegato quanto fosse comune la caccia e il consumo di carne di elefante dalle zanne dritte, il Palaeoloxodon antiquus, per i nostri lontani cugini. Ipotesi confermata anche grazie all'analisi di centinaia di ossa ritrovate in Germania e risalenti circa a 125.000 anni.
Studiando infatti la superficie delle ossa al microscopio, i paleontologi sono stati in grado di individuare i vari segni di taglio lasciati dagli strumenti di pietra, spesso utilizzati successivamente all'abbattimento dei grossi animali. I reperti studiati, inoltre, provenivano da scavi avvenuti decenni fa all'interno di alcune grotte isolate di Gröbern in Sassonia-Anhalt e a Taubach in Turingia, circostanze che hanno allontanato i sospetti che questi segni potessero essere più recenti e non attribuibili ai Neanderthal.
Con l'identificazione di queste tracce «oggi sappiamo che i Neanderthal cacciavano anche gli elefanti, i più grandi mammiferi terrestri del Pleistocene, in un paesaggio lacustre nella pianura nordeuropea – ha detto la prima autrice dello studio, Sabine Gaudzinski-Windheuser – Data la loro rilevanza per la nostra conoscenza, abbiamo quindi indagato se le pratiche di sussistenza confermate a Gröbern e a Taubach fossero simili a quelle osservate all'interno della grotta Neumark-Nord, così da determinare uno stile di comportamento condiviso su larga scala».
E grazie a questo confronto i paleontologi hanno potuto confermare che non si trattava di un caso isolato, ma che la caccia agli elefanti europei doveva essere un'attività diffusa in gran parte dell'Europa che venne tramandata a lungo e per diverse migliaia di anni. Perché però i neandertaliani rischiavano la propria vita cacciando animali così grossi? D'altra parte, il Palaeoloxodon antiquus era la specie più grande dell'epoca e presumibilmente anche la più difficile da abbattere.
Con un'altezza complessiva di oltre 4 metri e un peso che poteva arrivare fino a 13 tonnellate, era all'epoca il più grande mammifero terrestre, significativamente più alto, pesante e massiccio degli odierni elefanti africani e asiatici e persino più grande di tutte le forme estinte di mammut, che in quel periodo vagavano per il Vecchio Continente. Per poter abbattere un individuo servivano quindi molti uomini ed era quindi sicuramente molto pericoloso avvicinarsi a questi giganti.
«Per quanto fosse un animale difficile da abbattere, abbiamo tuttavia stimato che la carne e il grasso forniti dal corpo di un maschio adulto sarebbero stati sufficienti a soddisfare l'apporto calorico giornaliero di almeno 2.500 uomini di Neanderthal adulti», ha chiarito Gaudzinski-Windheuser, spiegando anche che considerando che le popolazioni umane europee non raggiungevano densità molto elevate, questo dato permette di immaginare che pochi elefanti abbattuti in un solo anno potevano bastare a sfamare intere comunità.
Grazie a questa scoperta, inoltre, i ricercatori ora sanno anche che i gruppi di neandertaliani non erano composti – come è stato creduto fino a poco tempo fa – da poco più di 20 individui. Le nuove informazioni hanno infatti permesso agli esperti di ipotizzare che questi esseri umani potevano vivere anche in comunità molto più numerose, così da sfruttare anche le tecniche e la forza dei numeri per cacciare anche animali delle dimensioni di questi enormi pachidermi estinti.
Probabilmente, le società neandertaliane potevano quindi raggiungere anche centinaia di individui, chiariscono gli autori, anche se sono necessari ulteriori studi e approfondimenti per confermare definitivamente questa ipotesi. Nel caso in cui questa teoria venisse però confermata, è molto probabile che i neandertaliani fossero più abituati a cacciare grandi prede rispetto a quelle più piccole, anche perché quest'ultime non avrebbero potuto sfamare tutte le bocche del gruppo.
Per quanto però si ormai capito che gli elefanti fossero importanti per la sopravvivenza dei neandertaliani, in futuro gli scienziati sperano di approfondire anche come questi umani, che all'epoca avevano a disposizione tecnologie limitate, riuscissero ad abbattere dei veri giganti usando solo strumenti e armi rudimentali in legno e pietra. Ed è per questo che Gaudzinski-Windheuser ha già dichiarato che stanno lavorando anche a un altro progetto dedicato esclusivamente agli stili di caccia e agli strumenti utilizzati da questi nostri lontani parenti.