L'iconografia "classica" del Neanderthal sta subendo parecchi scossoni grazie alla pubblicazione di diverse ricerche su riviste prestigiose come Science. Solo pochi giorni fa era stato reso noto che in Spagna almeno una popolazione di questi nostri antichi cugini aveva cominciato a collezionare "crani" delle sue prede dimostrando forse un intento culturale che deve essere approfondito da altri studi. Oggi si aggiunge un altro articolo a descrivere ancora meglio questo nostro parente, mostrando come circa 125.000 anni fa le popolazioni europee di Neanderthal fossero così tanto numerose da riuscire ad abbattere un gran numero di elefanti preistorici dal nome Palaeoloxodon antiquus.
Questi animali erano possenti erbivori che torreggiavano sopra ai più grandi mammiferi terrestri del Pleistocene, essendo alti più di 4 metri. Formavano gruppi consistenti e avevano a loro disposizione, oltre all'impressionante mole, delle zanne dritte lunghe anche oltre un metro. Storicamente i paleontologi credevano fossero stati regolarmente cacciati dai primi sapiens. Invece secondo il nuovo studio il declino di questi giganti provene da una sistematica macellazione fatta per scopi alimentare da parte dei Neanderthal, per quanto anche la nostra specie abbia probabilmente partecipato alla mattanza nelle fasi finali della preistoria, abbattendo gli ultimi individui che erano sopravvissuti nelle pianure europee.
La ricerca pubblicata su Science è stata effettuata sui resti di 70 elefanti trovati nel sito Neumark-Nord, vicino alla città tedesca di Halle. I ricercatori hanno infatti analizzato alcuni tagli rinvenuti sulla superficie di molteplici ossa derivanti da battute di caccia compiute nella zona. Secondo le ricostruzioni gli elefanti erano stati smembrati interamente per la loro carne in una maniera abbastanza certosina, quasi chirurgica, con battute di caccia che si sono succedute per circa 2000 anni.
Un elefante preistorico adulto riusciva a raggiungere un peso di 13 tonnellate e per questo motivo i paleontologi credono che fosse molto difficile per una coppia di Neanderthal riuscire a cacciarli e infatti gli esperti ritengono che la loro specie formasse gruppi di caccia di notevoli dimensioni per riuscire ad abbatterli. A sorprendere in questo caso, inoltre, è il fatto che le ossa di così tanti esemplari di elefante sono stati ritrovati tutti in un unico sito. I ricercatori pensano sia improbabile che qualche altro animale fosse riuscito a nutrirsi della carne di questi pachidermi poiché non sono state ritrovate tracce tipiche dei predatori pleistocenici come deiezioni e orme.
«Questi animali sono stati cacciati dai Neanderthal che li hanno poi fatti a pezzi. Non sono stati cacciati da altri animali oppure morti e poi saccheggiati da animali che si nutrono di carogne», hanno dichiarato gli scienziati, chiarendo anche che gli uomini proteggevano il loro bottino ad ogni costo. Proprio su questo, i paleontologi hanno specificato che il processo di macellazione doveva probabilmente richiedere diversi giorni per essere completato: «La carne anche di un singolo elefante abbattuto veniva protetta dall'intero gruppo di cacciatori dall'arrivo di orsi, iene e lupi».
Come facevano però i Neanderthal a cacciare in questo modo? Ci sono diverse ipotesi al vaglio degli studiosi. «Probabilmente usavano lance per ferire gli animali e il fuoco per condurli verso delle strettoie – ha dichiarato il coautore dello studio Wil Roebroeks, professore di archeologia paleolitica all'Università di Leida – Prendevano di mira soprattutto gli elefanti maschi che a causa delle loro dimensioni maggiori e del loro comportamento solitario erano più pericolosi, ma anche più "gestibili" rispetto ad un gruppo numeroso».
Inoltre gli autori suppongono che gli antichi cacciatori immobilizzavano questi elefanti o li spingevano su coste fangose in modo che il loro peso li portasse a cadere o a scivolare verso pericolose trappole naturali come burroni o profonde fessure. Mentre per quanto riguarda la macellazione è noto che sapessero lavorare il legno, le ossa e la pietra, perciò la rimozione dei muscoli e degli organi avveniva solo con l'impiego di lame costituite da questi elementi.
«La resa era da capogiro: più di 2.500 porzioni di carne giornaliere da 4.000 calorie ciascuna – ha scritto Britt M. Starkovich, ricercatrice al Senckenberg Center for Human Evolution and Paleoenvironment dell'Università di Tübingen in Germania, nel commento su Science pubblicato insieme allo studio – Un gruppo di 25 persone poteva quindi mangiare un elefante per 3 mesi, un gruppo di 100 per un mese e 350 persone addirittura per una settimana».
I Neanderthal dunque sapevano cosa stavano facendo: erano consapevoli che cacciare un elefante preistorico potesse garantire un benessere alimentare di un certo peso, soprattutto durante gli anni bui dell'era glaciale.
Sempre secondo Starkovish, dagli anni delle prime scoperte avvenute nel corso della seconda metà dell'Ottocento, la specie ha avuto una sua rivalsa storica. Infatti, sono stati in molti anche al di fuori delle aule accademiche ad interessarsi ai Neanderthal e a considerarli il frutto di un adattamento umano a condizioni ambientali terribili, legate al gelo che strinse l'Europa in una morsa senza scampo. Precedentemente invece venivano considerati alla stregua di brutali cavernicoli e solo dopo, con le scoperte degli ultimi trent'anni, i neandertaliani cominciarono ad essere definiti come intelligenti, curiosi, affettuosi e in grado di provare emozioni e pensieri simili a quelli dei sapiens.
Ora però queste ultime ricerche raccontano una specie capace di una enorme violenza e alcuni ricercatori sono preoccupati di come le persone possano reagire negativamente a questa scoperta. Proprio sulla differenza che sussiste sulla percezione pubblica dei Neanderthal con la loro storia evolutiva, Starkovish nel suo commento dichiara che non bisogna confondere l'idea che ci siamo fatti di questi uomini nel corso degli anni con la dura vita che hanno vissuto. Non erano dunque dei brutali cavernicoli, ma degli uomini in grado di cogliere adeguatamente le giuste opportunità offerte dalle prede disponibili nella loro epoca.