Vi siete mai chiesti come mai sono soprattutto Bloodhound, Beagle e altri segugi a essere impiegati per le ricerche olfattive? La risposta risiederà nei loro "super nasi" e in un olfatto particolarmente sviluppato, penseranno in molti, esperti inclusi. E invece potrebbe non essere proprio così.
Secondo un nuovo studio pre-print pubblicato su bioRxiv, non esistono razze anatomicamente o geneticamente migliori di altre nel rilevare gli odori. Dal Pastore Tedesco al Carlino, i nasi di tutti i cani sono uguali e la differenza la fanno probabilmente le motivazioni e l'addestramento.
Lo studio, ancora da sottoporre a revisione paritaria, sfida l'immaginario collettivo e i preconcetti di lunga data che vedono alcune razze, come appunto segugi ma anche Pastori Tedeschi e Retriver, migliori di altre nel rilevare gli odori e quindi più bravi a fiutare persone o sostanze odorose.
Secondo gli autori, però, non ci sono prove genetiche o anatomiche a sostegno di questa teoria data da molti per scontata. Per scoprirlo, i ricercatori guidati Deborah Bird hanno quindi deciso di testare le capacità di rilevamento degli odori di cani, lupi e coyote confrontando l'anatomia dei loro crani e il loro DNA.
Utilizzando la Tomografia Computerizzata, hanno creato modelli 3D dei crani di 104 cani appartenenti a 45 razze diverse, confrontandoli sia tra loro che con quelli del lupo grigio e del coyote. Hanno usato questi modelli per misurare in particolare l'area di una struttura ossea nel cranio chiamata lamina cribrosa, perforata da nervi olfattivi che trasportano le informazioni relative agli odori al cervello. Una lamina cribrosa più grande, in proporzione alla dimensione del corpo dell'animale, può infatti indicare un migliore senso dell'olfatto.
In aggiunta, hanno anche analizzato il DNA per cercare i geni che codificano effettivamente le proteine che giocano un ruolo nel rilevamento degli odori. E da tutte queste misurazioni, i ricercatori hanno concluso che i cani – che includevano sia razze antiche come i Basenji che quelle più recenti tra cui i Corgi – non mostrano alcuna evidenza genetica o scheletrica che indicava un senso dell'olfatto migliore in nessuna delle razze analizzate. Il confronto con le specie selvatiche ha prodotto poi prove che suggeriscono invece che i cani hanno un olfatto meno sensibile rispetto ai lupi e ai coyote.
Secondo gli autori, è possibile che la domesticazione e la dipendenza dagli esseri umani abbiano allentato la pressione selettiva che favoriva un senso dell'olfatto particolarmente sensibile, che in termini metabolici ed evoluzionistici può essere una capacità molto dispendiosa da conservare. Tuttavia l'elemento più interessante, e che farà certamente discutere ancora, è sicuramente l'assenza di prove sulle migliori capacità olfattive di alcune razze.
Ma se i segugi non sono più bravi di altri cani a rilevare gli odori, perché sembrano invece esserlo? Secondo gli autori, molto probabilmente sono le motivazioni razza, come per esempio quella affiliativa e comunicativa, a rendere più inclini certi cani a questo tipo di attività. La selezione artificiale e l'allevamento potrebbero infatti aver selezionato tratti comportamentali, come il desiderio di compiacere agli umani e la resistenza che spingono alcuni cani a essere più inclini o facilmente addestrabili e facendoci così credere, erroneamente, che abbiano un naso migliore di quello degli altri.
Occorre però ribadire che si tratta di uno studio ancora in fase di revisione e infatti altri esperti stanno già storcendo il naso (è proprio il caso di dirlo!) sottolineando la necessità di ulteriori approfondimenti, allargando magari il campione delle razze e degli individui coinvolti ed effettuando anche analisi genetiche ancora più specifiche. Solo nuovi studi potranno infatti confermare o smentire le conclusioni di questa ricerca e anche gli stessi autori hanno già alcune idee su come fare.
Per escludere l'esistenza di abilità olfattive intrinsecamente migliori in alcune razze, in futuro vogliono testare e confrontare le capacità degli individui della stessa razza addestrati per cercare gli odori con quelli che invece non lo hanno mai fatto o che vengono impiegati esclusivamente per le esposizione canine.
Gli autori non hanno però dubbi: la nostra percezione che alcuni cani abbiano un olfatto migliore di quello degli altri è stata una sorta di credenza popolare che si è autoalimentata per decenni senza alcuna prova effettiva.