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18 Gennaio 2022
14:31

I Metallica “assumono” i cani anti Covid per i loro concerti. E in Italia a che punto siamo?

Gli artisti che si esibiscono dal vivo incominciano a utilizzare il servizio offerto dai cani addestrati a riconoscere il virus. Lo hanno fatto i Metallica, che hanno deciso di “assumere” i cani della Bio Detection K9, un’azienda dell’Ohio specializzata in questo genere di servizio, dei quali sono rimasti pienamente soddisfatti.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Per tenere a bada il Covid-19 e i possibili contagi nell’entourage, gli artisti che si esibiscono dal vivo incominciano a utilizzare la capacità dei cani addestrati a riconoscere il virus. Lo hanno fatto i Metallica, che hanno deciso di “assumere” i cani della Bio Detection K9, un’azienda dell’Ohio specializzata in questo genere di servizio, dei quali sono rimasti pienamente soddisfatti.

I risultati, infatti, sono stati eccellenti e i cani fino ad adesso non avrebbero mai sbagliato, come conferma su Rolling Stone, John Peets di Q Prime, la società di management che rappresenta la band. Tanto che, anche i Black Keys, Eric Church e i Tool, per mantenere la sicurezza tra le crew durante i loro concerti, hanno deciso di seguire l’esempio della gruppo heavy metal.

Jerry Johnson, veterinario dell’Air Force che ha lavorato con i cani in Iraq e Afghanistan negli anni 2000, nonché presidente della Bio Detection K9, ha spiegato alla rivista come avviene l’addestramento. La band, lo staff, chi gira nel backstage e tutti coloro che devono essere controllati devono indossare una mascherina per dieci minuti per poi toglierla e farla annusare al cane.

A questo punto la reazione dell’animale confermerà o meno la positività: se il cane rimane immobile davanti alla persona controllata, significa che ha fiutato qualcosa. E poiché l’addestramento prevede che sappia distinguere il virus da una normale influenza, è certo che sia Covid.

Ciò che viene considerato molto vantaggioso di questa modalità di screening è la velocità con cui i cani riescono a eseguire le verifiche. Il ritmo di controllo, infatti, può arrivare a 200 persone all’ora, rendendo gli altri sistemi più lenti e anche meno accurati.

I cani anti-Covid in Italia

In Italia, i cani che fiutano la Covid sono arrivati già la scorsa estate. Del resto, molti studi scientifici ed esperienze internazionali hanno dimostrato che i cani, appositamente addestrati, sono in grado di rilevare la presenza di alcune malattie nell'uomo. Le loro abilità olfattive, infatti, sono già impiegate nella ricerca biomedica (tumori, malaria e altre malattie) e nell’assistenza ai malati, ad esempio, di diabete ed epilessia.

Proprio uno degli ultimi studi italiani svolto dal dipartimento di Medicina Veterinaria della Statale, insieme allo IEO (Istituto Europeo di Oncologia) e al MDDI (Medical Detection Dogs Italy), ha evidenziato la capacità dei cani di rilevare nell’uomo il tumore al polmone.

Per quel che riguarda il Covid-19, per ora si tratta di progetti sperimentali come quello dell'Università degli Studi di Milano, di cui fa parte Federica Pirrone ricercatrice e docente di Etologia Veterinaria e Benessere Animale e membro del Comitato Scientifico di Kodami, che sta ultimando i lavori per dimostrare scientificamente questa capacità: «Sono convinta che i cani, se opportunamente addestrati, abbiano dato ampia prova di saper riconoscere la presenza di patologie nell'uomo e tra queste c'è anche COVID-19» spiega Pirrone.

«In laboratorio siamo ormai alle fasi conclusive, quindi tra non molto saremo in grado di pubblicare i risultati. La speranza è che questo protocollo possa essere utilizzato nella formazione di squadre cinofile operative sul territorio nazionale, al fine di accelerare le procedure di screening, operando anche in occasione di grandi eventi pubblici e privati, sui trasporti e per l’identificazione rapida di focolai in comunità».

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Simona Sirianni
Giornalista
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