I megalodonti che vivevano nelle acque più fredde degli Oceani preistorici erano grandissimi. È quello che è emerso da uno studio sulla distribuzione dei fossili condotto da un gruppo di ricerca statunitense: questi squali seguivano la regola di Bergmann, un principio ecologico che afferma che la massa corporea aumenta a temperature più fredde. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Historical Biology.
Il megalodonte, uno squalo colossale
Gli oceani preistorici di ventitré milioni di anni fa videro lo sviluppo di un predatore davvero impressionante. Lo squalo megatooth o megalodonte (Otodus megalodon) è una specie di squalo estinto diffuso in tutto il mondo tra i 23 e 3,6 milioni di anni a così affascinante per la sua stazza da essere comunemente raffigurato in romanzi e film fantascientifici in cui appare come un "colossale squalo bianco".
Sia chiaro: è estinto e anche da moltissimo tempo. Non credete quindi alle leggende "criptozoologiche" che lo vogliono ancora nascosto nei meandri più oscuri degli abissi.
In realtà, essendo un pesce cartilagineo come tutti gli squali, questa specie è conosciuta solo dai denti e dalle vertebre nella documentazione fossile. Tuttavia da studi comparativi con altre specie viventi è stato generalmente accettato scientificamente che la specie fosse davvero piuttosto "grande", crescendo fino ad almeno 15 metri – più di un odierno capodoglio – e secondo alcune stime fino a 20 metri.
Il nuovo studio ha riesaminato i record pubblicati delle occorrenze geografiche dei denti Megalodon insieme alle loro lunghezze corporee totali stimate, correlando il tutto alle paleolatitudini ed alle temperature superficiali del mare.
È stato quindi dimostrato che gli individui di Otodus megalodon sono in media più grandi in acque più fredde rispetto a quelli in acque più calde, un modello attribuibile alla regola di Bergmann e mostrano così un gradiente di dimensioni corporee latitudinali.
Introdotta dal biologo tedesco Carl Bergmann a metà del 1800, la regola è un'ampia generalizzazione che spiega che gli animali più grandi prosperano in climi più freddi perché le loro dimensioni li aiutano a trattenere il calore in modo più efficiente rispetto agli animali più piccoli.
Alcuni siti di Megalodon erano stati precedentemente identificati come possibili aree nursery cioè di allevamento dei piccoli dello squalo fossile perché quei siti producono in media denti di Megalodon più piccoli rispetto ad altre località. Tuttavia, il nuovo studio ha rilevato che queste aree sono localizzate vicino all'equatore, dove l'acqua è più calda, e potrebbero invece essere il prodotto di singoli squali con dimensioni corporee complessivamente più piccole semplicemente come risultato di un clima più caldo.
Ma non dimentichiamoci che i paleontologi devono districarsi in quattro dimensioni, dovendo tener conto anche della variabile tempo nei loro dati e che questi squali sono esistiti per decine di milioni di anni. La tendenza sulla distribuzione regionale è stata quindi testata, e verificata, per tre periodi diversi della storia evolutiva dei megalodonti: Miocene medio, tardo Miocene e Pliocene inferiore.
I risultati dello studio
Uno dei coautori dello studio, Martin Becker, professore di scienze ambientali alla William Paterson University nel New Jersey, ha recentemente raccontato la genesi del progetto: «L'idea di questo nuovo studio è nata da una conversazione casuale che ha avuto luogo durante una battuta di pesca nelle Florida Keys dall'autore principale, il dottor Shimada, dalla sua famiglia e da me, e nasce da una domanda fondamentale: dove vivono i pesci di grandi dimensioni?».
Una domanda semplice che ha portato ad interessanti scoperte: «I risultati di questo studio hanno importanti implicazioni per comprendere come il cambiamento climatico moderno stia rapidamente accelerando i cambiamenti dell'habitat marino portando non solo predatori apicali come gli squali verso latitudini più polari, ma anche altre specie di pesci».
«La conclusione principale di questo studio è che non tutti gli individui Megalodon geograficamente diversi sono cresciuti allo stesso modo fino a dimensioni gigantesche. L'idea comune che la specie abbia raggiunto i 18-20 di lunghezza totale dovrebbe essere applicata principalmente alle popolazioni che abitavano ambienti più freddi», ha affermato il dottor Shimada.