All'alba le Forze dell’Ordine in tenuta antisommossa sono entrate nel Rifugio Cuori Liberi per abbattere tutti i suini presenti, sia quelli sani che quelli ammalati di peste suina africana. Gli attivisti, barricati nel rifugio da venerdì scorso, si sono opposti con tutte le loro forze al tentativo di sgombero per impedire l'uccisione dei suini ospiti del santuario.
Alcuni però sono stati portati via di peso dalle Forze dell'Ordine, come si vede nei filmati girati dagli attivisti stessi. «Molti sono stati picchiati con tirapugni e manganelli, alcuni fatti salire sulle camionette della celere e portati via senza rispettare i protocolli di sicurezza e sanificazione», hanno dichiarato.
«Hanno ucciso i maiali sul posto. Sono tutti morti», spiega Cristina Rimoldi a Kodami, ancora sotto shock per il dramma che in poche ore si è consumato all'interno del rifugio di Sairano, in provincia di Pavia.
«Hanno subito cominciato a manganellare le persone, e alla fine sono entrati gli operatori dell'Asl con fucili che ipotizziamo fossero carichi di narcotico, ma la verità è che non sappiamo cosa sia successo in quel recinto – spiega Rimoldi – Il veterinario del rifugio non è stato fatto entrare, così come la proprietaria del rifugio, Federica Bocca, che solo in un secondo momento è stata fatta avvicinare alla casa ma tenuta comunque lontana dall'area dove c'erano i maiali».
Secondo quanto comunicato agli attivisti è stato usato prima del narcotico per sedare gli animali e poi il tanax, un farmaco molto comune nelle pratiche di eutanasia sugli animali. Si chiude così, nel peggiore dei modi la vicenda del Rifugio Cuori Liberi, nel segno della morte e dell'abuso denunciato dagli attivisti: «Le forze impiegate della Polizia erano sproporzionate, erano tantissimi e dotati di scudi, ed erano anche molto carichi. Noi non eravamo attrezzati e non volevamo lottare ma difendere la vita nel rifugio», continua Rimoldi.
Gli attivisti registrano anche dei feriti nelle loro fila. «Le ambulanze sono arrivate molto tardi e non sono state chiamate dagli agenti», spiega ancora.
I maiali del Rifugio Cuori Liberi sembravano salvi solo pochi giorni fa, quando il cordone umano degli attivisti era riuscito a tenere la Polizia fuori dai cancelli. Ma era solo questione di tempo, come aveva ammesso a Kodami Sara D'Angelo, coordinatrice della Rete dei Santuari di Animali Liberi che da anni si batte per restituire dignità alle vittime dell'industria alimentare.
«L'abbattimento degli individui sani nel Rifugio è volto a salvaguardare gli interessi economici di chi li commercializza, per noi è inaccettabile – è il commento di D'Angelo – I nostri ospiti sono esseri senzienti e come tali meritano di essere accuditi in questo momento difficile».
Le misure di contenimento della peste suina africana infatti prevedono l'abbattimento di tutti i suini presenti in un allevamento dove ci sono animali malati, e l'erogazione di successivi ristori. Una soluzione però considerata inaccettabile dai volontari si occupano di salvare proprio gli individui sfruttati dall'industria agroalimentare. Inaccettabile soprattutto perché la peste suina africana non è una zoonosi, non è quindi trasmissibile all'essere umano. È una malattia mortale solo per i suidi, maiali e cinghiali.
D'Angelo aveva chiesto di poter lasciare i maiali all'interno della struttura, incrementando se necessario le misure di biosicurezza. La richiesta però non ha trovato il favore della Regione Lombardia che ne aveva decretato l'abbattimento, e la questione è finita davanti ai giudici. Tutte le sospensive all'abbattimento dei maiali avanzate dagli attivisti sono state rigettate, anche se era rimasta ancora in piedi l'udienza del 5 ottobre davanti al Tar, un incontro ormai inutile, perché gli animali sono stati già tutti uccisi.