Qualche anno fa, l'isola di Porto Rico, amministrata politicamente dagli Stati Uniti, subì moltissimi danni provocati dall'uragano Maria, che nel corso del 2017 piegò completamente le comunità caraibiche.
All'interno di questa isola, abitava una folta popolazione di macachi rhesus (Macaca mulatta), che si ritrovarono impreparati come gli esseri umani ad affrontare la baraonda della tempesta, in grado di sradicare un numero elevato ma ancora indefinito di alberi. L'uragano Maria infatti viene ricordato fra i più violenti della storia recente, in grado di distruggere circa l'80% dei terreni agricoli e di allagare il 70% dei boschi dell'isola.
Questa devastazione ha ovviamente avuto delle pesanti conseguenze. Molte persone e tanti animali sono morti o hanno patito gli stenti. Sono dovuti passare dei mesi prima di riportare la situazione sotto controllo e gran parte delle scimmie ha dovuto adattarsi alle nuove condizioni di vita.
Un nuovo studio, pubblicato lo scorso 24 luglio su bioRxiv, ha comunque mostrato come le comunità di primati hanno risposto ai danni provocati dall'uragano, cominciando a condividere uno dei beni più preziosi che la natura può offrire in un isola caraibica: l'ombra.
Come infatti scoperto da alcuni ricercatori, fra cui Camille Testard, etologa e e neuroscienziata dell'Università della Pennsylvania, che ha passato gli ultimi anni a studiare i macachi di Porto Rico, sembra che le attuali popolazioni di scimmie abbiano imparato a condividere l'ombra fornita dai pochi alberi rimasti in piedi, dopo il passaggio dell'uragano, garantendosi dei turni, fornendo così riparo a tutti i componenti delle famiglie, durante le assolate giornate primaverili e estive.
Un comportamento acquisito recentemente che risulta essere fondamentale, considerando che ad aprile 2023 la minuscola isola ospitava meno di 600 alberi viventi.
La colonia che ha inventato questo comportamento fa parte di un gruppo di circa 1.600 macachi, gestita dal Caribbean Primate Research Center dell'Università di Porto Rico. E oltre agli alberi, i macachi hanno capito che possono sfruttare anche le ombre dei muretti e di alcuni piccoli edifici, durante il giorno, per sfuggire nelle ore più assolate alla disidratazione.
Tra l'altro, i ricercatori hanno segnalato che i gruppi familiari meno coesi, a seguito dell'uragano, hanno ampliato la loro rete sociale, per formare nuove relazioni con gli altri gruppi, in modo da garantirsi nuovo aiuto, in caso di bisogno. Tra l'altro, queste nuove amicizie consentono ai macachi di avere un maggiore accesso all'ombra presso luoghi ristretti o con un numero ridotto di alberi, dimostrando una nuova volta che nei primati l'instaurazione delle amicizie è uno strumento utile per aumentare le chance di sopravvivenza non solo dei singoli individui, ma di intere popolazioni.
Come hanno fatto però i biologi a monitorare queste scimmie, in tutto questo tempo?
I biologi hanno seguito i diversi gruppi familiari ponendo delle telecamere vicino i pochi alberi rimasti, di seguito alle intemperie, e hanno anche compiuto diverse spedizioni per osservare direttamente le interazioni fra i macachi, facendo particolare attenzione alle interazioni fisiche.
Hanno inoltre approfittato del lungo lavoro di osservazione che era stato compiuto precedentemente l'arrivo dell'uragano Maria, che raccoglieva dati che risalivano fino al 2012. Ed è stato proprio confrontando i dati provenienti da prima dell'uragano che i biologi hanno osservato un netto calo dei fenomeni di aggressione nei confronti degli altri esemplari.
Andando infatti contro ad alcune teorie estremiste, che vedono la natura come un contesto di estrema competizione, i macachi di Porto Rico hanno infatti chiarito che spesso è più utile la condivisione delle risorse e la collaborazione, se si vogliono affrontare le situazioni più estreme. Per quanto infatti possa sembrare strano, con l'isola di Porto Rico completamente devastata, il numero di macachi presenti sull'isola sembra essersi mantenuta costante, senza particolari crolli demografici, al di là dell'impatto iniziale dell'uragano.
Tra l'altro, le scimmie più socievoli hanno avuto meno probabilità di morire e più probabilità di mettere al mondo dei figli nei cinque anni successivi alla tempesta, rispetto agli anni precedenti e alle scimmie più scontrose. Il che suggerisce che le riunioni pomeridiane che si svolgono giornalmente all'ombra degli alberi risultano essere solo un sintomo di un cambiamento, che sta spingendo tutte le scimmie a limitare la propria aggressività, per ricevere maggiori vantaggi, tanto da influire potenzialmente la futura selezione dei partner sessuali più adatti.
Nessuna femmina dell'isola in questo momento infatti farebbe dei figli con dei maschi prepotenti, che scacciano i propri fratelli dalle poche zone di ombra rimaste. Perciò, in questo senso, essere empatici risulta essere un vantaggio evolutivo e sessuale per tutti i maschi che dimostrano di essere premurosi e in grado di aspettare il proprio turno, sotto l'ombra.