I cani sono animali capaci di riconoscere e distinguere facilmente le voci degli esseri umani che per loro sono familiari, come i loro pet mate, rispetto a quelle degli estranei. Per qualsiasi umano è infatti esperienza molto comune notare come il proprio compagno a quattro zampe si comporti in maniera diversa appena ascolta la sua voce, ad esempio al momento del suo ritorno a casa. Viceversa, si comportano diversamente nel momento in cui ascolta una voce di uno sconosciuto, esprimendo magari comportamenti incentrati sulla diffidenza o sulla curiosità.
Questa spiccata capacità di apprendimento e familiarizzazione sociale basata sulle caratteristiche delle voci umane gioca sicuramente un ruolo fondamentale nel plasmare le relazioni sociali dei cani con gli esseri umani. Che dire invece dei loro antenati selvatici, i lupi? Se posti nelle stesse condizioni dei nostri amici a quattro zampe riuscirebbero a distinguere le voci degli umani familiari rispetto agli estranei?
In un nuovo studio pubblicato sulla rivista Animal Cognition, un gruppo di ricercatori ha cercato di capire se questa capacità fosse già presente nel repertorio comportamentale dei lupi, con il fine ultimo di comprendere se la stessa sia emersa ex novo durante il processo di domesticazione del cane o se questi ultimi l’abbiano ricevuta in eredità dai lupi stessi.
Per far ciò, si sono basati sui dati raccolti dall’osservazione del comportamento di 24 lupi di entrambi i sessi e d’età compresa fra gli 1 e i 13 anni, localizzati in 5 parchi naturalistici in Spagna. Durante i test, tramite l’ausilio di alcuni altoparlanti i ricercatori hanno fatto ascoltare ai lupi le voci degli umani che per loro erano familiari, i loro keeper, mentre ripetevano frasi che tipicamente pronunciavano durante le loro attività quotidiane con i lupi come ad esempio “Hey lupetti, buongiorno, come va?”.
Si è visto come i lupi rispondevano a queste voci eccitandosi e risvegliando la loro attenzione con comportamenti molto specifici, ad esempio sollevando la loro testa, drizzando le orecchie e indirizzando la loro attenzione visiva e posturale verso la sorgente da cui provenivano le voci. Questa reazione “eccitata” all’ascolto di un umano familiare, con caratteristiche comportamentali assolutamente paragonabili a quelle osservabili nei cani in un contesto similare, non avveniva nel momento in cui i lupi ascoltavano voci di umani completamente estranei.
In questo caso i lupi, dopo un iniziale curiosità verso la “nuova voce”, si abituavano e la ignoravano molto rapidamente, dimostrando come non fosse interessante per loro proprio perché non associata a qualcosa che per loro era rilevante o importante, come la presenza di un compagno sociale umano.
Non solo, per escludere che tale differenza nella reazione familiare/estraneo non fosse tanto dovuta all’associazione della voce con il legame sociale stabilito con l'umano familiare quanto all’abituazione per le specifiche frasi che i keeper pronunciavano, i ricercatori hanno chiesto a quest’ultimi di pronunciare anche parole e frasi nuove a cui i lupi non erano abituati.
Anche in quest’ultimo caso, i lupi si comportavano sempre alla stessa maniera nei confronti delle voci degli umani familiari, dimostrando come questa reazione avvenisse per motivi diversi dall’associazione e dall’abituazione delle parole in sé, confermando come fosse proprio il legame con l’umano di riferimento a fare la differenza.
Questi risultati dimostrano come la plasticità comportamentale dei lupi permetta loro di familiarizzare e riconoscere voci appartenenti anche ad individui di un’altra specie, in questo caso l’uomo, una capacità che assieme alle altre skill sociali dei lupi può sicuramente giocare un ruolo favorevole nell’innescare un processo di socializzazione anche con individui eterospecifici.
Inoltre, dato che questa capacità ben dimostrata nei cani viene adesso riscontrata anche nei loro progenitori selvatici, ci porta a pensare come i meccanismi biologici e cognitivi che ne sono alla base non siano emersi ex-novo durante il processo di domesticazione del cane, bensì come fossero già presenti sin dall’inizio di tale processo.
Non solo, dato il potenziale ruolo di questa capacità comportamentale dei lupi nel formare associazioni fra individui familiari rispetto agli estranei, assieme alle altre competenze sociali dei lupi che sono state reindirizzate in un contesto ambientale e sociale legato all'interazione con l'uomo, si può pensare come la stessa possa aver funzionato assieme alle altre da trampolino di lancio per favorire la formazione di legami sociali con gli esseri umani, creando così quell’iniziale ambiente sociale composto dall’interazione attiva fra lupi e uomini che ha favorito e potenzialmente innescato il processo di domesticazione lupo-cane.