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10 Febbraio 2024
19:00

I lupi mutanti di Chernobyl hanno sviluppato negli anni dei geni anticancro

Secondo recenti studi, i lupi di Chernobyl hanno sviluppato dei particolari adattamenti genetici anticancro, in risposta alle forti radiazioni presenti nel territorio.

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Alcune nuove ricerche stanno dimostrando che i lupi presenti a Chernobyl, la cittadina dell'Ucraina che fu coinvolta nel 1986 da un incidente nucleare, hanno sviluppato dei particolari adattamenti genetici anticancro come forma di risposta alle forti radiazioni presenti nel territorio ed emessi dal nocciolo del reattore.

Questi studi sono stati presentati al meeting annuale della Society of Integrative and Comparative Biology (SICB) di Seattle, a Washington, e hanno concesso agli scienziati di capire come le popolazioni selvatiche abbiano saputo reagire al disastro nucleare.

Visto che la regione attorno a Chernobyl è parzialmente interdetta alle visite, essendo stata rinchiusa e definita "Zona di alienazione", i ricercatori della SICB  hanno dovuto richiedere permessi specifici per studiare i lupi in loco, almeno finché il conflitto russo-ucraino non ha fatto interrompere le ricerche, costringendoli ad allontanarsi dall'Ucraina.

Fra i ricercatori che hanno seguito più a lungo le varie popolazioni di lupi a Chernobyl c'è Cara Love, biologa evoluzionista ed ecotossicologa dell’Università di Princeton, che studia questi animali da circa un decennio. Cara ha potuto seguire con attenzione lo sviluppo delle ultime generazioni, confrontandosi spesso con i dati ottenuti dai campioni biologici prelevati in natura negli anni immediatamente successivi l'incidente nucleare.

All'epoca dell'incidente, gran parte delle popolazioni di lupi subì pesantemente le radiazioni e sembrava essere quasi indifeso nei confronti dei tumori che svilupparono successivamente. Oggi invece la situazione è molto diversa e i lupi presenti a Chernobyl sono mediamente in salute, seppur abitano una delle aree più pericolose del pianeta, grazie proprio alla comparsa di diversi geni anti tumorali.

Come hanno fatto le radiazioni a favorire l'insorgenza di questi geni se per loro stessa natura provocano diversi danni al DNA? La risposta a questa domanda ce la offrono proprio gli studi di Cara Love che si è resa conto di quanto i lupi presenti in questo territorio si sono abituati a resistere a dosi molto elevate di radiazioni: ben 11,28 millirem ogni giorno, un valore sei volte superiore oltre il limite stabilito che un essere umano può assorbire in 24 ore di esposizione.

Secondo la scienziata, le radiazioni alterano la struttura del DNA, provocando nel breve periodo l'insorgenza di alcune mutazioni genetiche che possono portare un individuo a sviluppare malattie e tumori. Nel caso in cui però queste radiazioni colpiscano le cellule germinali (spermi e ovuli), le mutazioni colpirebbero la generazione successiva e fra queste ce ne sarà sempre qualcuna che presenta dei vantaggi in grado per esempio di limitare lo sviluppo delle forme tumorali in età adulta o di far sopravvivere comunque una cellula colpita da mutazione.

L'esemplare dotato di questi specifici adattamenti sarà così avvantaggiato dal punto di vista evolutivo rispetto agli altri rappresentanti della propria specie, essendo più resistente nei confronti delle radiazioni e in grado di tramandare con più probabilità il codice genetico alle generazioni successive che saranno a loro volta)più resistenti nei confronti delle malattie tumorali.

Per quanto però il loro genoma si sia adattato negli scorsi decenni per resistere alle radiazioni, gli scienziati hanno anche osservato che i lupi di Chernobyl presentano un sistema immunitario alterato, molto simile per certi aspetti a quello che si trova nei pazienti sottoposti a radioterapia per combattere alcune forme di cancro. Questo è un indizio del fatto che il loro organismo combatte giornalmente nei confronti di un ambiente ostile, in un delicato equilibrio contro l'insorgenza della malattia.

I lupi non sembrano essere neppure gli unici animali a essere dotati di questi adattamenti anti cancro. Risultati simili sono stati infatti osservati anche tra le centinaia di cani rinselvatichiti che vivono all'interno della Zona di alienazione e nel 2023 gli scienziati hanno anche scoperto che alcuni di questi cani sono geneticamente diversi rispetto ai loro conspecifici che abitano in altre parti del mondo.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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