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30 Maggio 2021
12:00

I lombrichi, gli ingegneri sotterranei dell’ecosistema

Sono gli ingegneri dell’ecosistema. Quelli che, in silenzio, lavorano per fare in modo che la biodiversità possa essere mantenuta e tutelata. Uno studio internazionale pubblicato su Scientific Data (che è stato realizzato anche in Italia dall’Università di Catania e dall’Istituto per l’ambiente alpino di Bolzano) è arrivato a realizzare il primo database mondiale della diversità dei lombrichi e delle loro caratteristiche. In totale sono state tracciate, in 60 Paesi, 184 specie diverse.

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Sono gli ingegneri dell’ecosistema. Quelli che, in silenzio, lavorano per fare in modo che la biodiversità possa essere mantenuta e tutelata. Uno studio internazionale pubblicato su Scientific Data (che è stato realizzato anche in Italia dall’Università di Catania e dall’Istituto per l’ambiente alpino di Bolzano) è arrivato a realizzare il primo database mondiale della diversità dei lombrichi e delle loro caratteristiche. In totale sono state tracciate, in 60 Paesi, 184 specie diverse.

Gli studiosi sono arrivati a questi risultati andando ad analizzare 182 lavori monografici che sono stati pubblicati tra il 1973 e il 2017 e poi, in un successivo percorso, anche in circa altri 8mila documenti realizzati fino al 2000. L’unione di tutto questo materiale ha realizzato il database che aiuterà i ricercatori a indagare su una serie di domande, come la valutazione della biodiversità in superficie e nel sottosuolo. Proprio i lombrichi, infatti, sono un “bioindicatore” della salute del suolo e della biodiversità. Pare sia abbastanza facile studiarli: infatti, è semplice il loro campionamento e questo permette la raccolta di una grande quantità di dati. I ricercatori hanno creato il database classificando ciascuna specie in gruppi ecologici in base ai loro comportamenti di alimentazione e di scavo.

Perché i lombrichi sono così importanti per la biodiversità

Intanto, una nuova ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Environmental Science & Technology (e coordinata dall’Accademia cinese delle scienze) ha dimostrato come i lombrichi come siano in grado di ridurre il numero e l'abbondanza relativa di geni di resistenza agli antibiotici nei suoli provenienti da diversi ecosistemi. Questi risultati aprono la strada a un percorso di ricerca futuro: infatti, potrebbero essere una soluzione naturale e sostenibile per affrontare il problema globale della resistenza agli antibiotici. L’abuso di questi farmaci, sia negli esseri umani sia negli animali, ha causato l'accumulo di geni resistenti agli antibiotici nel suolo: ciò, secondo gli analisti potrebbe contribuire all'aumento delle infezioni resistenti agli antibiotici.

I lombrichi consumano tonnellate di suolo all'anno in tutto il mondo e il loro intestino ha una combinazione unica di condizioni: basso ossigeno, pH neutro e abitanti microbici nativi che potrebbero avere un effetto proprio su questi geni di resistenza agli antibiotici. Ma su questo loro ruolo la scienza ha ancora posizioni controverse. Alcuni studi in ambienti suggeriscono che le loro viscere possono permettere a questi geni di diffondersi attraverso il suolo con i loro movimenti, mentre altri studi indicano che le viscere dei lombrichi possono ridurne l'abbondanza distruggendo i batteri ospiti e gli elementi genetici più ‘mobili’.

Per capire meglio il problema, i ricercatori hanno raccolto lombrichi e campioni di terreno da 28 province della Cina. Quindi, hanno analizzato la composizione delle comunità microbiche nelle viscere dei vermi e nel terreno circostante, scoprendo che differivano tra viscere e terreno. Le budella dei lombrichi avevano livelli più bassi di specie batteriche che comunemente ospitano geni resistenti agli antibiotici. Secondo gli studiosi i batteri e i loro geni resistenti potrebbero essere stati distrutti durante la digestione. In altri esperimenti, gli studiosi hanno notato che l'aggiunta di lombrichi ha ridotto i geni resistenti nei campioni di suolo. Questi risultati, per gli scienziati, suggeriscono che i lombrichi hanno il potenziale di mitigare questi stessi geni nel suolo come una sorta di forma di “biorisanamento naturale”.

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