Nel 2017 Donald Trump rimosse i lamantini della Florida (Trichechus manatus) dalla lista degli animali a rischio di estinzione del Fish and Wildlife Service degli Stati Uniti, ma presto questi animali potrebbero rientrarci a seguito della loro costante riduzione demografica, che sta portando la specie al collasso. A dirlo sono gli ambientalisti americani, che dopo tre anni di processi contro la decisione presa dall'amministrazione Trump, ora sono decisi a tutelare questi animali in quanto a rischio estinzione, con una nuova revisione dello stesso Fish and Wildlife Service.
Nel corso degli ultimi 5 anni, infatti, i lamantini avrebbero subito un crollo demografico molto grave, provocato dalla distruzione del loro habitat. Inoltre, la perdita di grandi risorse di cibo e l'inquinamento provocato dalle barche private noleggiate vicino la costa e dalle alghe tossiche – oltre alla generale presenza d'inquinanti provenienti dalle città – non hanno fatto altro che accentuare il problema, portando alla morte di un gran numero di lamantini che nuotavano nei pressi dei fondali bassi. «Siamo a un punto critico. Abbiamo perso il 20% dell'intera popolazione di lamantini nel corso di due anni e ciò è avvenuto subito dopo che il servizio ha reinserito le specie nella lista delle specie minacciate» ha affermato Ragan Whitlock, l'avvocato che sta rappresentando la causa degli animali e che fa parte del Center for Biological Diversity (CBD).
Se approvata, la nuova revisione consentirebbe ai biologi della conservazione di gestire immediatamente le popolazioni della Florida come tutti gli altri animali in pericolo e consentirebbe alle amministrazioni locali e federali di rilasciare risorse e finanziamenti per recuperare la specie. Tra le azioni che potrebbero essere eseguite dai biologi c'è anche l’alimentazione manuale di lattuga di mare nelle aree in cui l’inquinamento ha distrutto i letti di alghe di cui si cibano i lamantini, consentendo così a questi grossi mammiferi marini di sopravvivere prima di un eventuale loro trasferimento in aree sicure.
Ovviamente secondo gli attivisti l'eventuale revisione non può essere considerata una vittoria piena, ma una vittoria tardiva per una specie che ora è al collasso per decisioni politiche poco lungimiranti, per non dire dannose per l'intero ecosistema. Basti pensare che sono stati quasi 1.000 i lamantini a morire negli ultimi due anni e che nel complesso i biologi ritengono che la loro intera popolazione in Florida conti solo solo 7.500 individui.
La decisione di Trump però non ha danneggiato esclusivamente i lamantini, ma anche la carriera lavorativa di centinaia di biologi marini e di esperti nel recupero della fauna. «Una delle conseguenze della sua decisione fu infatti la perdita di molti posti di lavoro. Il Fish and Wildlife Service e la Florida Wildlife Conservation Commission (FWC) hanno dovuto licenziare diversi dipendenti a tempo pieno dedicati agli sforzi di recupero dei lamantini. Essi infatti non erano più necessari in quanto la specie non era "in pericolo" e non la si poteva toccare » ha detto Whitlock alle riviste locali, che seguono gli ambientalisti nella loro campagna a tutela di questa specie da tempo. Oggi però ovviamente l'assunzione di personale specializzato è molto urgente ed è per questo se gli specialisti ritengono che a seguito della revisione si sbloccheranno ingenti risorse per lavorare anche semplicemente sulla riqualificazione ambientale dell'Everglades, le mangrovie in cui vivono i lamantini e diverse altre specie.
Tra le scienziate convinte in questo punto c'è Pat Rose, biologa e direttrice esecutiva del Save the Manatee Club, un'associazione privata che in questi anni ha cercato di recuperare il possibile, laddove i fondi federali non venivano più stanziati. «Il programma di tutela dei lamantini ha sofferto della mancanza di finanziamenti e di personale adeguato. L’ossatura di quella che erano le risposte amministrative che storicamente sono state applicate per il recupero dei lamantini. La leadership con cui sto parlando sembra tuttavia essere oggi abbastanza aperta all’idea che sia necessario fare di più e che bisogna aggiungere personale alle squadre. Staremo a vedere».
Rose negli anni scorsi è stata tra le voci più critiche contro la declassazione del 2017 e contro l’ignoranza dimostrata dagli amministratori statali, nei confronti dei diversi segnali di allarme in atto almeno dal 2010. Tali allarmi inoltre non sarebbero relativi solo al lamantini, ma all'intero ecosistema dei tratti di mare limitrofi alle coste della Florida, dove i livelli malsani di nutrienti stanno inquinando tutto, dai corsi d'acqua salmastra alle regioni a largo dalle mangrovie.
A provocare però la rabbia delle diverse associazioni ambientaliste impegnate nella tutela dei lamantini non fu solamente la decisione di Trump di affossarne la campagna di conservazione, ma anche le dichiarazioni dell'allora ministro dell'Interno Ryan Zinke che all'epoca elogiò il cambio di passo effettuato dall'amministrazione Trump nei confronti della campagna di conservazione delle specie protette. Zinke dichiarò in più occasioni che le popolazioni di lamantini fossero sulla buona strada per essere considerate completamente al sicuro da qualsiasi minaccia, naturale o antropica. Una presa di posizione che ha indotto diverse associazioni a criticare in quel periodo Zinke e a considerarlo oggi corresponsabile del disastro provocato ai danni dei lamantini. «Non avevano nemmeno utilizzato le informazioni più recenti, relative alla moria delle fanerogame marine» si è spesso lamentata Rose nel corso di questi anni.
Ora però il destino dei lamantini potrebbe davvero cambiare in meglio e Whitlock ha affermato che il suo gruppo contribuirà al processo di revisione dell'agenzia Fish and Wildlife Service, così da ottenere potenziali vantaggi a favore della fauna marina.