L'estate sta volgendo al termine e ancora una volta dovremo fare i conti con i danni causati dagli incendi che hanno devastato il nostro Paese e non solo. A causa dei cambiamenti climatici, dell'aumento delle temperature e del costante abbandono delle aree rurali, fuoco e fiamme diventeranno sempre più frequenti in tutto il mondo, con conseguenze distruttive su ambiente, ecosistemi, economia e popolazioni umane.
Un prezioso aiuto potrebbe però arrivare ancora una volta dalla natura e in particolare dalla biodiversità. Secondo un nuovo studio condotto dai ricercatori del German Centre for Integrative Biodiversity Research (iDiv) e pubblicato sul Journal of Applied Ecology i grandi erbivori possono aiutare a prevenire e mitigare il rischio di incendi boschivi, soprattutto nelle zone abbandonate dalle attività umane.
In molte parti del mondo le terre un tempo utilizzate per l'agricoltura e la pastorizia si stanno via via spopolando, col conseguente aumento di vegetazione e copertura forestale. Questi processi facilitano l'accumulo di materiale vegetale combustibile aumentando enormemente il rischio di incendi boschivi e accelerando la propagazione dei roghi. Ad oggi non riusciamo a gestire o a prevenire con efficacia il rischio incendi e la maggior parte degli sforzi e degli investimenti si concentrano sul monitoraggio antincendio e sul tempestivo intervento di spegnimento, che spesso risulta però poco efficace nel limitare i danni. Se vogliamo contrastare i roghi in maniera efficiente occorrerà investire nella prevenzione e nella gestione delle grandi aree verdi.
Una grossa mano potrebbe arrivare dai grandi erbivori pascolatori, sia selvatici che semidomestici. Il team di ricerca internazionale ha esaminato e incrociato gli studi già esistenti sulle connessioni tra erbivori, struttura della vegetazione, rischio incendi, frequenza e danni causati dai roghi e hanno scoperto che gli animali possono aiutare notevolmente a mitigare i danni e ridurre i rischi. L'efficacia dipende però da molti fattori, come densità delle popolazioni di animali, le specie coinvolte, la loro dieta e il contesto ambientale e vegetazionale dell'area.
Il pascolo degli erbivori aiuta a mantenere bassa la vegetazione, creando delle aree prative aperte che funzionano esattamente come delle linee tagliafuoco. Tutto ciò deve però avvenire in aree piccole e con densità elevante di animali, altrimenti l'effetto "tagliaerba" sarebbe troppo basso e dispersivo su larga scala e non sortirebbe gli effetti desiderati. In punti strategici quindi potrebbe essere utilizzato un pascolo intensivo mirato e a breve termine per controllare la vegetazione e ridurre il rischio incendi. Inoltre aumentare la biodiversità, con diverse specie erbivori che mangiano più tipologie di vegetazione incrementa l'efficacia della prevenzione.
Tutto ciò dovrà però necessariamente essere affiancato da politiche di gestione del territorio che promuovano e sostengano il pascolo allo stato brado degli animali e la reintroduzione di erbivori selvatici e semiselvatici nelle aree remote abbandonate dall'uomo. Lasciare agli animali la maggior parte del lavoro potrebbe essere il metodo più efficace, economico e sostenibile per ridurre il rischio incendi e ripristinare alcune delle funzioni degli ecosistemi che sono andate perse a causa della rimozione degli erbivori. Occorre però maggior sostengo economico all'allevamento allo stato brado e maggiori investimenti per le soluzioni basate sulla natura.