Uno studio pubblicato sulla rivista Ecology ha chiarito come fanno determinati girini arboricoli a crescere in piccole pozze d'acqua nascoste tra le foglie senza subire l'inquinamento dovuto alla stagnazione. Questa ricerca è stata effettuata da alcuni ricercatori della Nagoya University in Giappone e ha visto come protagonisti alcune popolazioni della raganella arboricola di Eiffinger (Kurixalus eiffingeri), che abitano le isole di Ishigaki e Iriomote.
Questa specie alleva i propri girini all'interno di piccole cavità degli alberi e nei ceppi di bambù, in cui si riversano le piogge stagionali. Considerando tuttavia la ridotta dimensione di questi rifugi, i girini sono costretti a vivere in condizioni davvero estreme e ad affrontare la sfida biologica della gestione dei rifiuti.
I girini, di norma, espellono i loro rifiuti – ed in particolare l'ammoniaca – tramite le feci che vengono abbandonate nei grandi specchi d'acqua. I girini della raganella arboricola di Eiffinger non possono però attuare questa strategia, visto che le feci inquinerebbero la stessa pozza d'acqua in cui nuotano. L'ammoniaca, in particolare, renderebbe l'acqua tossica, impedendo ai piccoli di crescere e divenire adulti.
Per affrontare il problema, la specie è stata quindi costretta a compiere l'unica scelta possibile: non evacuare per mesi e concentrare i rifiuti nell'intestino e in quelle parti del corpo destinate a scomparire, una volta adulti.
Le rane cominciano quindi ad andare di corpo poco prima aver completato la maturazione sessuale, una volta divenuti subdadulti. «È interessante notare che, durante le nostre osservazioni in laboratorio, abbiamo osservato che i girini di questa specie non sembrano defecare fino alla metamorfosi e che accumulano feci solide nel loro intestino durante l'intero periodo larvale – hanno dichiarato gli studiosi all'interno dell'abstract del loro articolo – Sulla base di questa scoperta, abbiamo ipotizzato che si tratti di una strategia di igienizzazione unica nel suo genere, volta a evitare una contaminazione da ammoniaca potenzialmente dannosa in un piccolo sistema idrico chiuso».
Coloro che hanno intuito per primi le modalità di sopravvivenza di questa specie sono Bun Ito e Yasukazu Okada, corrispettivamente studente e professore dell'Università di Nagoya, che si sono fisicamente inoltrati nelle foreste delle isole di Ishigaki e Iriomote per campionarne le popolazioni.
Sembra inoltre che le raganelle di Eiffinger siano di per sé già piuttosto tolleranti all'ammoniaca, tossina nociva pure per l'uomo. Anche però questi anfibi hanno dei limiti: se sottoposti a eccessivi livelli della sostanza, soccombono.
Per limitare la mortalità, i genitori tendono quindi a monitorare sui loro piccoli e a deporre le uova quando sanno che il clima gli permetterà di disporre di una piovosità sufficiente in grado di abbassare i livelli di ammoniaca nelle pozze d'acqua.
Ora gli scienziati giapponesi sono interessati nell'esplorare le strategie di crescita di altre specie presenti nel sud est asiatico, che oltre a far crescere i girini tra le foglie si sviluppano in piccole pozzanghere.