I ghepardi sono tra i grandi predatori della savana africana e sono famosi per cacciare animali anche più grandi di loro, sfruttando la loro esplosiva velocità. Nel corso però delle ultime stagioni, per via del crescente caldo che spesso è presente durante le ore centrali delle giornate, questa specie ha cominciato a spostare le sue battute di caccia verso orari serali o notturni per soffrire meno le alte temperature e risparmiare energia. Ciò però li ha esposti maggiormente all'aggressività degli altri carnivori, fra cui i leoni e i leopardi: una condizione non ideale per la salvaguardia della loro specie.
Ad annunciare il pericolo rappresentato da questo fenomeno è stato un team di studiosi provenienti da diverse università americane, che hanno appena pubblicato su Proceedings of the Royal Society B uno studio che mette in correlazione la crescita delle temperature giornaliere con l'aumento dei fallimenti nelle battute di caccia effettuate dai ghepardi nel Botswana settentrionale. Per gli esperti infatti aver spostato le ore della caccia alla fasi finali della giornata sta portando questi animali a sbagliare più spesso, a mancare di poco le loro prede e a cadere vittima degli agguati degli altri predatori.
Per Briana Abrahms, coautrice dello studio e docente di biologia all'Università di Washington, l'innalzamento delle temperature dovute al surriscaldamento climatico sta difatti diventando un problema davvero gravoso per la sopravvivenza della popolazione. Per quanto la notte o l'alba consentano a questi felini di ripararsi dalle temperature roventi, l'eccessiva competizione durante le ore notturne potrebbe portarli a morire di fame entro poche generazioni, diventando impossibile per loro continuare a cacciare durante il giorno, rischiando di surriscaldarsi troppo.
Proprio a causa dell'incremento del numero di battute di caccia notturne, i ghepardi inoltre sono stati costretti a diventare ancora più guardinghi, visto che questa scelta ha aumentato di circa il 16% il tempo che trascorrono insieme ai loro grandi rivali per le battute: un cortocircuito che porta in pratica i ghepardi ad assumersi rischi ancora maggiori, vittime delle altre specie, da cui spesso non sanno difendersi. «Cacciando di notte per loro aumenta la possibilità di effettuare degli incontri più ostili e di ottenere meno cibo», ha sottolineato il coautore della ricerca Kasim Rafiq, biologo dell'Università di Washington e dell'organizzazione no-profit Botswana Predator Conservation Trust.
Non è detta però l'ultima parola: secondo gli studiosi è ancora possibile ribaltare questa situazione e consentire ai ghepardi di ottenere le giuste quantità di risorse, senza che s'inneschino dei conflitti di competizione con le altre specie di felini e soprattutto con i leoni, i loro acerrimi nemici.
Per consentire ai ghepardi infatti di sfuggire all'aggressività degli altri predatori, basterebbe ampliare ulteriormente la dimensione delle riserve, chiariscono gli esperti, in modo che ci sia ulteriore spazio per tutte le specie e meno possibilità per i vari cacciatori notturni d'incrociarsi, ricorrendo alla violenza. Aumentare le dimensioni di un parco naturale inoltre permetterebbe anche alle prede di aumentare di numero, amplificando ulteriormente gli effetti benefici di questa operazione.
I ricercatori sicuramente ora sono però anche in grado di monitorare meglio la situazione, visto che hanno posizionato collari di localizzazione GPS su circa 53 grandi carnivori – tra cui ghepardi, leoni, leopardi e cani selvatici africani – che abitano la savana del Botswana settentrionale, così da registrare le loro eventuali interazioni e confrontarli persino con le registrazioni della temperatura massima giornaliera. E nella prossima fase della ricerca, i biologi prevedono di utilizzare dispositivi di registrazione e accelerometri per documentare la frequenza degli incontri tra grandi carnivori.
Ovviamente, all'aumentare ulteriore delle temperature crescerà anche il numero di carnivori che guarderanno alla notte o alle ore serali per procacciarsi il cibo, spiegano i ricercatori. E se i cambiamenti climatici continueranno ad imperversare per il pianeta, a causa del comportamento antropico, le temperature potrebbero diventare davvero critiche per alcune popolazioni di predatori, non solo africani. Ciò però non impedisce a questi animali come agli scienziati di cercare delle possibili soluzioni e di avere ancora speranza, visto che i margini di miglioramento nella convivenza delle specie e degli stessi esseri umani sono molti, per quanto il tempo cominci a stringere.