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18 Luglio 2024
19:17

I genitori di Andrea Papi vedono un orso nel luogo dove è morto il figlio

I genitori di Andrea Papi hanno avvistato un orso mentre si recavano alla croce commemorativa per il figlio. Con loro c'era anche un amico di famiglia, Michele Corti, che a Kodami ha raccontato come si sono svolti i fatti.

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«Se quel giorno ci fossero stati cartelli che informavano della presenza degli orsi, Andrea non sarebbe mai andato a correre lì». Così Michele Corti denuncia a Kodami la «disinformazione da parte della Provincia Autonoma di Trento» circa la questione plantigradi, un immobilismo che secondo amici e familiari del 26enne di Caldes sarebbe stato determinato anche da un «monitoraggio non abbastanza efficace» nei confronti di JJ4, la cui presenza con i piccoli avrebbe dovuta essere ben nota alle autorità provinciali.

C'era anche Corti insieme a Carlo Papi e Franca Ghirardini, genitori di Andrea, quando martedì 16 luglio si sono recati alla croce commemorativa del figlio, nel punto in cui il giovane ha incontrato l'orsa, trovando la morte. Proprio mentre si trovavano in macchina, di ritorno dalla visita, hanno visto «un orso subadulto in un tornante – spiega Corti – ci ha attraversato la strada di corsa, il tutto è durato pochissimo».

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Croce commemorativa di Andrea Papi (Foto di Michele Corti)

Corti non è solo vicino alla famiglia di Papi, è anche il promotore di un'associazione di tutela rurale, e in questa veste ha spesso raccontato del clima di paura e intolleranza che esiste nelle valli trentine. E il quadro che fa a Kodami è persino più fosco: «Molti vanno in giro con lo spray che ormai è tollerato anche dalle autorità. Si trova online facilmente ed è molto diffuso», dice in riferimento allo spray anti orso, una sostanza urticante che neutralizza momentaneamente l'animale in caso di incontro ravvicinato, un prodotto che però i Italia è vietato, e in Trentino è concesso solo ai Forestali.

«Il fatto che un articolo che è considerato un arma venga tollerato dà la misura di quello che sta succedendo», sottolinea Corti, che aggiunge: «Ci sono poi quelli che girano con la scacciacani. Ho trovato i bossoli quando siamo arrivati alla piccola malga appena sopra il luogo dove è morto Andrea». La scacciacani è una pistola a salve che pur avendo cartucce serve solo per il potente rumore che producono al momento dello sparo. «C'è anche chi va in giro con la pistola, perché davanti al rischio di essere ammazzati si viola anche la legge», aggiunge.

Andrea Papi il 5 aprile 2023 era uscito dalla sua casa di Caldes per fare una corsa nei boschi appena sopra l'abitato, una consuetudine per uno sportivo come lui. Qui però, ha incontrato l'orsa JJ4 insieme ai cuccioli. Probabilmente l'orsa non l'ha sentito arrivare e neanche lui l'ha scorta fino a quando non è stato troppo tardi. Gli orsi infatti sono animali elusivi nei confronti delle persone, e appena ci vedono tendono ad allontanarsi furtivamente, ci sono però casi particolari in cui è bene tenere alta l'attenzione ed è il caso delle femmine con i cuccioli.

La pericolosità di questo genere di incontri è ben nota alla comunità scientifica e anche alla Provincia di Trento che per questo ha realizzato una mappa delle segnalazioni specifica per le orse con i cuccioli. Eppure, secondo Corti, la presenza in zona di JJ4 «non era stata monitorata adeguatamente».

«La zona frequentata dall'orsa era ben nota – sottolinea – si potevano mettere dei cartelli per informare la popolazione. Neanche l'area era stata delimitata come si fa invece in altri Paesi. Qui, invece, la Provincia non lo ha fatto».

JJ4, nonostante l'invito al monitoraggio continuo suggerito dal Tar e dall'Ispra a seguito di alcune aggressioni dell'orsa nel 2020, non aveva più il radiocollare. «Lo aveva fino all'agosto 2022 – ricorda Corti – poi è caduto o ha smesso di funzionare, ma perché non è stato sostituito? Era obbligatorio monitoraggio intensivo, la negligenza della Provincia è stata lì».

Eppure, la Procura di Trento ha richiesto l'archiviazione per Fugatti in relazione alla morte di Papi. Per quello che è successo a Caldes, quindi, potrebbero non essere mai accertate le responsabilità umane.

La disinformazione però parte da molto prima dell'arrivo di Fugatti alla guida della Provincia nel 2018. Per tornare all'origine del conflitto, bisogna tornare indietro ai primi anni Duemila, quando è iniziato il progetto Life Ursus.

Nel 1999, per salvare il piccolo nucleo composto da 3 orsi, tutti maschi, da un’ormai inevitabile estinzione, il Parco Adamello Brenta e la Provincia Autonoma di Trento hanno ripopolato le Alpi Centrali con 10 orsi provenienti dalla Slovenia, tra i quali c'erano anche Jurka e Joze, i genitori di JJ4.

«Per un business hanno deciso di rischiare la vita delle persone – commenta Corti – La valutazione di accettabilità del rischio connesso alla reintroduzione degli orsi la doveva fare la popolazione. Ma non è mai stato chiesto alla gente del Trentino». Eppure, c'è stato più di un sondaggio, precisamente due, eseguiti da Doxa, il maggior istituto demoscopico in Italia, che ha evidenziato come oltre il 70% degli intervistati delle valli del Trentino occidentale (esclusi gli abitanti delle città di Trento e Rovereto) fosse favorevole alla presenza dell’orso. Solo nel 2011 un ulteriore intervista evidenziò un’inversione di tendenza, registrando una maggioranza di residenti contraria alla presenza dell’orso.

«Anche in questo caso le persone non erano adeguatamente informate, molte non sapevano neanche che l'orso potesse essere pericoloso, non avevano mai sentito parlare di attacchi alle persone». Nel sondaggio eseguito 5 anni dopo il rilascio del primo orso in Trentino, la maggior parte delle persone intervistate giudicava ancora questo animale non pericoloso: ben il 91% dichiarava di non essere stato, negli ultimi anni, personalmente preoccupato per questa presenza.

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Il sondaggio Dox del 2004 (Fonte: Pat)

Nel 2004, il coordinamento del Life Ursus è passato dal Parco alla Provincia, segnandone di fatto la fine. In questa veste, secondo Corti, «la Provincia oltre a informare poteva fare di più», a cominciare dai cartelli informativi, ritenuti non adeguati, e che soprattutto erano assenti nella zona in cui Papi ha trovato la morte: «I vecchi cartelli installati per segnalare la presenza dell'orso erano 387, e sembravano più dare ai turisti regole da seguire in caso di avvistamento. I nuovi cartelli invece lanciano un chiaro messaggio di avvertimento e ce ne sono 5 mila. Quindi, erano adeguati quei  pochi cartelli che c'erano prima?».

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I cartelli installati dalla Provincia prima e dopo la morte di Andrea Papi

«Per un business si è andati a rischiare la vita delle persone – è l'amara conclusione di Corti – se ci fossero stati cartelli adeguati, Andrea non sarebbe andato a correre lì».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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