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27 Maggio 2024
9:00

I gatti si affezionano anche a chi li tratta male?

A differenza dei cani, i gatti non ricambiano anche chi li maltratta con affetto e fiducia. Può bastare anche una sola esperienza negativa per indurre il gatto a tagliare i contatti con quella persona per sempre.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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I gatti sono animali estremamente sensibili alla loro incolumità. Chiunque li metta in difficoltà viene ricordato per essere individuo “a rischio” e va a nutrire una diffidenza che, nel tempo, può diventare cronica. I gatti, quindi, tendono a non creare legami stabili con chi ha minato la loro fiducia e, a seconda del livello di socializzazione, può bastare anche una sola esperienza negativa per indurre il gatto a tagliare i contatti sociali per sempre.

I gatti sono amichevoli anche con chi li tratta male?

Trattare male un gatto, soprattutto se questo implica percosse fisiche, istigazione di stati di paura o di allerta, malessere fisico o psicologico, produce come effetto un allontanamento emotivo e, potendo, anche fisico da parte del gatto.

I gatti hanno un rapporto simbiotico con l’ambiente in cui vivono e se questo contempla la presenza di una fonte di minaccia, di pericolo, di malessere, il loro sistema emotivo li protegge da tutto ciò in una maniera molto semplice: “marca” nelle memorie più ancestrali del gatto la sensazione di allerta, di paura associata a quella presenza e li induce a restarvi stabilmente a distanza.

Va da sé che chiunque maltratti un gatto non può aspettarsi di venire ricambiato con manifestazioni di fiducia e di affetto. Il gatto può esprimersi in modo schivo e diffidente anche malgrado non abbia modo di sottrarsi alla convivenza o malgrado dipenda da chi lo maltratta per nutrirsi. In quest’ultimo caso, infatti, è possibile che il gatto accetti il cibo per poi rifuggire, però, da qualunque altra occasione di contatto.

A cosa si affeziona il gatto?

Questo non avviene perché il gatto non sia in grado di coltivare legami sociali o perché, come si diceva un tempo, il gatto si affezioni di più alla casa o all’ambiente fisico.

In realtà, i gatti creano forti legami sia con i propri conviventi sia con l’ambiente fisico.  Per i gatti, anzi, non esiste affatto questa dicotomia: noi abitanti della casa siamo parte di un’ecologia dell’ambiente che i gatti considerano e vivono in maniera globale. Dunque siamo membri prediletti (in quanto familiari) dei loro contatti sociali ma per loro sono altresì fondamentali i feedback e le esperienze che derivano anche dalla dimensione spaziale, fisica e sociale allargata dell’ambiente che occupano.

Questo è il motivo per cui un atteggiamento aggressivo o maltrattante può diventare motivo sufficiente al gatto per sviluppare una diffidenza ostinata nei nostri confronti e, se può, ad allontanarsi da casa anche definitivamente.

Il punto non è che non sia affezionato, il punto è che abbiamo minato la sua percezione di incolumità che qualunque gatto salvaguarda con tenacia.

Come il gatto dimostra di essersi affezionato

Il gatto, quindi, non dimostra il legame con chi gli è familiare attraverso una fedeltà incondizionata e acritica. Non solo: le sue dimostrazioni di affettività sono legate anche al livello di socializzazione raggiunto durante le fasi precoci della sua vita, al carattere individuale e ai rituali, le abitudini, le routine che si sono andate strutturando durante la convivenza con gli esseri umani.

Quindi, nel concreto, ogni gatto sviluppa i propri modi di dimostrare affetto: ci sono gli “struscioni” che si dedicano a lunghe sedute di strofinamento con i loro umani a suon di fusa; ci sono quelli più discreti, che accolgono le persone appena rientrano, fanno loro compagnia mentre cucinano o guardano la TV appollaiandosi su una sedia o un tiragraffi poco distante; ci sono quelli più introversi che sembrano sempre lontani e inafferrabili ma che, pure, ritagliano improvvisi momenti di intimità magari appisolandosi accanto sul letto di notte oppure scegliendo di acciambellarsi proprio sulla cesta accanto alla scrivania mentre l’umano è intento a lavorare.

Ogni gatto è a se ma tutti condividono il profondo bisogno di sentirsi al sicuro, di potersi fidare (con dimostrazioni concrete!) di chi hanno accanto e su questo non sono disponibili a negoziare.

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Sonia Campa
Consulente per la relazione uomo-gatto
Sono diplomata al Master in Etologia degli Animali d'Affezione dell'Università di Pisa, educatrice ed istruttrice cinofila formata in SIUA. Lavoro come consulente della relazione uomo-gatto e uomo-cane con un approccio relazionale e sono autrice del libro "L'insostenibile tenerezza del gatto".
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