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9 Luglio 2024
9:00

I gatti hanno emozioni?

Sì, i gatti hanno emozioni. Con i loro comportamenti, versi e movimenti di coda e orecchie manifestano felicità, affetto, paura, ma anche tristezza e frustrazione.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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I gatti hanno emozioni? Anche se qualcuno prova ancora a negarlo sulla base di assunti datati e ormai confutati dalle più moderne evidenze scientifiche, possiamo rispondere con un deciso “sì” a questa domanda.

Conoscerle e ri-conoscerle è fondamentale non solo per costruire con loro una relazione appagante per entrambi, ma anche per garantire a tutti i gatti migliori condizioni di benessere indipendentemente dal grado di vicinanza all’uomo.

Quali emozioni prova un gatto?

Considerata la nomea a loro carico, che li vede indipendenti, schivi ed egoisti, ci si potrebbe meravigliare della quantità di emozioni che sono in grado di esprimere i gatti, se solo ci si ferma ad osservarli con un minimo di attenzione.

  • Affetto: un gatto che si abbandona sul grembo facendo le fusa, che ricerca il contatto con le sue persone di riferimento, che le accoglie sulla soglia al loro rientro sta mostrando un legame speciale che potremmo sicuramente definire “affetto”;
  • Felicità: posto che la felicità è sempre una condizione transitoria, possiamo dire che un gatto è felice quando esplora, gioca con curiosità e vivacità, si mostra aperto e interessato al mondo che lo circonda ma riesce anche a rilassarsi senza preoccupazioni eccessive;
  • Paura: la paura è una delle emozioni evolutivamente più importanti perché consente di salvare la pelle. I gatti non fanno eccezione in questo e la mostrano chiaramente ogni volta che si nascondono, che irrigidiscono il corpo o allargano le pupille, quando gonfiano la coda o, al contrario, la celano sotto il corpo;
  • Frustrazione: anche la frustrazione è un’emozione di base fondamentale per attivare un qualunque organismo nella ricerca di qualcosa che, pure, non riesce a raggiungere. Un gatto è frustrato quando non riesce ad ottenere ciò che vorrebbe perché qualche limite (fisico o emotivo) glielo impedisce e può dimostrarlo aggredendo, graffiando, mordendo ma anche deprimendosi e chiudendosi in se stesso;
  • Tristezza: un gatto triste è un gatto spento, senza grandi slanci né nell’esplorazione né nell’interazione con gli altri sociali o con l’ambiente. Il gatto triste passa molto tempo a dormire e può focalizzarsi sul cibo come unica fonte di gratificazione di una vita percepita, altrimenti, piuttosto vuota.

Come esprimono le loro emozioni

I gatti esprimono le loro emozioni combinando linguaggio del corpo, vocalizzazioni e comportamenti specifici.

Rispetto al linguaggio del corpo, la posizione delle orecchie, la coda e il corpo del gatto possono dire molto. Orecchie rilassate e coda eretta sono segni di un gatto felice e sicuro di sé, mentre orecchie piatte e coda gonfia indicano paura o aggressività. Anche lo sguardo può dare indicazioni emotive importanti: un gatto che mostri slow-blinking (un battito di palpebre ripetuto e lento) sta manifestando un certo grado di fiducia e rilassamento nei nostri confronti mentre uno sguardo fisso, rigido e spalancato suggerisce paura e insicurezza nei nostri confronti.

I gatti utilizzano vari tipi di miagolii, fusa, soffi e ringhi per comunicare le loro emozioni. Fusa e miagolii sono in genere associati a comunicazioni di tipo positivo mentre i ringhi, i soffi sono tipicamente indicatori di uno stato di stress e disagio.

Inoltre, strofinarsi contro di noi, richiedere contatto fisico, acciambellarsi addosso, sono tutti comportamenti che indicano emozioni positive. Allo stesso modo, mordere, graffiare, evitare persone o situazioni sono spesso indicatori di uno stato emotivo negativo. Anche una alterazione improvvisa di comportamenti consolidati può essere indicatore del fatto che qualcosa è intervenuto ad alterare l’equilibrio psico-emotivo del gatto.

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Sonia Campa
Consulente per la relazione uomo-gatto
Sono diplomata al Master in Etologia degli Animali d'Affezione dell'Università di Pisa, educatrice ed istruttrice cinofila formata in SIUA. Lavoro come consulente della relazione uomo-gatto e uomo-cane con un approccio relazionale e sono autrice del libro "L'insostenibile tenerezza del gatto".
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