Da anni si discute circa l'impatto dei gatti domestici sulla fauna selvatica, in particolare per quanto riguarda i piccoli uccelli che popolano parchi e giardini. I felini di casa sono predatori eccezionali e ogni anno uccidono milioni di piccoli animali selvatici, comprese specie già minacciate e in forte declino. Questo tema è particolarmente sentito in Gran Bretagna, dove esiste una grande sensibilità verso la tutela degli uccelli, anche per merito della popolarità di attività come il birdwatching. E secondo il presidente dell'organizzazione Natural England, Tony Juniper, la soluzione è far indossare campanellini ai gatti.
In un'intervista recentemente rilasciata a BBC Radio 4 e poi rilanciata da The Telegraph, Juniper ha infatti proposto di far indossare a tutti i gatti un collarino con campanellino integrato, in modo da allertare le potenziali prede della presenza dei felini e permetterne la fuga. Secondo Juniper, questa misura rappresenta uno dei modi con cui chiunque viva con un gatto può fare la sua parte contribuendo ad arrestare il declino delle popolazioni di uccelli. Tuttavia, non tutti sono d’accordo, anche perché il campanellino non sempre funziona e porta con sé diversi rischi per la salute e il benessere dei mici.
Il declino numerico degli uccelli in Regno Unito, come in molte altre parti del mondo, è un fenomeno conclamato e costante. Dagli anni 70 a oggi si stima infatti che in UK gli uccelli siano diminuiti nel complesso di circa il 15%. Le ragioni sono molteplici e tutte più o meno riconducibili direttamente o indirettamente alle attività umane, come l'urbanizzazione, la perdita di habitat, la diffusione di specie invasive e gli effetti, nefasti, dei cambiamenti climatici. Ma anche i gatti liberi di vagare contribuiscono a questo trend negativo.
Si stima infatti che i gatti uccidono almeno 27 milioni di uccelli in Gran Bretagna ogni anno. Numeri sicuramente sottostimati che non comprendono le prede non portate a casa e gli animali feriti e poi morti successivamente all'attacco. Ma, secondo uno studio condotto da RSPB, la più importante organizzazione d'Europa per la protezione degli uccelli, l'aggiunta di un campanellino al collare del gatto riduce di ben il 41% le predazioni ai danni degli animali selvatici. Tuttavia, non tutti sono d'accordo, sia per quanto riguarda l'efficacia a lungo termine che per la sicurezza dei felini.
Come ha già spiegato Sonia Campa, consulente della relazione uomo-gatto e membro del comitato scientifico di Kodami, i campanellini possono nuocere seriamente ai gatti. L'uso del campanellino può causare danni all'equilibrio psico-fisico del micio perché il perenne tintinnio sotto le sue orecchie iper-sensibili è irritante e, quindi, potenzialmente stressante sul piano sensoriale. Inoltre, i campanelli possono facilmente impigliarsi, facendo sì che il gatto rimanga poi bloccato in spazi angusti e stretti. Concetto ribadito anche da Shauba Walsh dell'organizzazione veterinaria britannica PDSA.
Walsh ha anche spiegato che una campanella non sempre si traduce automaticamente in una caccia infruttuosa. Molti gatti imparano a cacciare con successo nonostante indossino un campanello, poiché tendono farlo rimanendo completamente immobili quando individuano la preda. Ha poi spiegato che anche se i felini domestici non cacciano per fame, la predazione è una parte naturale dell'essere un gatto ed è importante per la loro salute mentale. Questo però non significa necessariamente che devono cacciare la fauna selvatica.
Alcuni studi recenti hanno messo in evidenza che è possibile ridurre l'attività predatoria del gatto attraverso alcune strategie combinate tra loro: offrire quotidianamente dei giochi di caccia, come topi di peluche, piume attaccate a un bastoncino o cordoncini; favorire una dieta a base di carne cruda; tenere in casa il gatto soprattutto di notte, all'alba e al tramonto, periodo in cui la maggior parte delle sue prede sono più attive. Questi fattori, uniti a una maggiore supervisione e a una reale presa di coscienza del problema, possono davvero contribuire a ridurre il problema garantendo ugualmente il benessere psico-fisico del proprio gatto domestico.
Ridurre l'impatto dei gatti sulla fauna è un tema senza dubbio importante e innegabile, un fenomeno che può però essere sicuramente gestito meglio, trovando il giusto compromesso tra il benessere dei felini (incolpevoli protagonisti di tutto ciò) e la conservazione della biodiversità. Obiettivo che deve necessariamente passare soprattutto per politiche ambientali e più efficaci e per la lotta agli effetti dei cambiamenti, ma anche attraverso una più attenta gestione del complesso fenomeno del randagismo e delle colonie feline nelle aree urbane e nei parchi.