Un post con le foto degli Scavi di Pompei privi della presenza dei turisti, a causa della pandemia da Covid-19, ma con i gatti che fanno da "custodi" al tesoro archeologico. Sono le immagini pubblicate sull'account ufficiale del Parco Archeologico di Pompei, con una dedica speciale ad alcuni mici che fanno compagnia agli esperti che lavorano sul campo. «In una Pompei ancora senza turisti, passeggiano alcuni gatti. Sono tra le poche figure che si aggirano per gli scavi, oltre ai custodi e al personale al lavoro per preservare il sito», è il testo che accompagna il post.
Il rapporto tra uomini e animali è, del resto, parte integrante della storia degli Scavi, simbolo di una co-evoluzione e dell'importanza che da sempre gli altri esseri viventi hanno avuto nella cultura dell'umanità. A testimonianza di ciò, ma basterebbe già solo osservare nell'arte non solo pompeiana ma di tante altre civiltà antiche quanto gli animali siano stati rappresentati, c'è un ritrovamento recente. Risale agli scavi condotti tra il 2018 e il 2019 ma solo a fine 2020 sono state svelate al pubblico le immagini di un termopolio venuto appunto alla luce con i lavori diretti dal direttore Massimo Osanna, protagonista anche del documentario "Pompei, ultima scoperta", trasmesso dalla Rai il 27 dicembre 2020 e che può essere rivisto su RaiPlay.
Nella bottega di "street food", ritrovata in perfetto stato di conservazione, risaltano degli affreschi in cui si possono vedere delle anatre, una gallina e un cane con collare e guinzaglio.
I gatti nell'arte pompeiana
Ma tornando ai protagonisti delle foto pubblicate dall'account ufficiale del Parco archeologico, i loro antenati possono essere rintracciati proprio attraverso un excursus dell'arte pompeiana dedicata ai felini. Il mosaico più famoso è quello ritrovato all'interno della Casa del Fauno. E' conservato al Museo archeologico di Napoli e si vede chiaramente un gatto domestico «con pelo maculato e striato, nell’atto di catturare una pollastra che ha le zampe legate da un cordino rosso», come riportato sul sito ufficiale del museo, in cui si sottolinea anche che: «La precisione con cui sono raffigurati i singoli elementi permette di attribuire il gatto ad una specie egiziana estremamente rara nella penisola italica nel II sec. a. C.».
Un altro felino ritratto a Pompei, sempre conservato al Museo Nazionale a Napoli, è stato inserito come particolare di un mosaico più grande.