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22 Luglio 2024
19:00

I gatti amano miagolare agli umani e ora sappiamo perché

Nell'antichità i gatti non miagolavano molto, e certamente non lo facevano per comunicare. Si tratta di un'abilità che hanno affinato per comunicare con gli esseri umani e che si è evoluta nel corso della convivenza con loro.

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Validato da Sonia Campa
Membro del comitato scientifico di Kodami
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Il miagolio dei gatti è un suono che gli esseri umani hanno imparato a conoscere e ad amare nel (relativamente, se comparato a quello dei cani) processo di domesticazione di questi animali. Non tutti sanno però che miagolare è un comportamento che i gatti hanno appreso proprio per instaurare una sorta di “comunicazione” con gli esseri umani, riconoscendo come fossero particolarmente sensibile a questo genere di richiamo. Ma perché i gatti miagolano agli umani, e qual è la storia all’origine di questo suono così peculiare?

Quando i gatti miagolavano raramente

Per rispondere a queste domande è necessario andare indietro nel tempo, a un periodo molto antico in cui gli antenati degli attuali gatti domestici erano predatori solitari che raramente incrociavano le strade dei loro simili e altrettanto raramente miagolavano.

I gatti selvatici preferivano insomma vivere e cacciare da soli, e le comunicazioni avvenivano principalmente tramite il linguaggio del corpo, il tatto e le espressioni del muso. Uniche eccezioni, la comunicazione tra madre e cucciolo, in cui il miagolio veniva utilizzato, e i duelli vocali.

Perché ora amano miagolare agli umani?

Le cose hanno iniziato a cambiare quando il gatto selvatico ha incrociato la strada dell’uomo, si stima qualcosa come diecimila anni fa. Aumentando l’interazione con la nostra specie, e accorgendosi che con il miagolio riuscivano a ottenere maggiori attenzioni e, perché no, anche cibo, i gatti hanno evidentemente intuito che questo suono aveva risvolti vantaggiosi.

L’azione-reazione ricalca un po’ il rapporto tra gattini e madre: i piccoli, sordi e ciechi alla nascita, sono completamente indifesi e dipendono in tutto e per tutto dalla mamma, con cui appunto comunicano vocalmente, con il miagolio. Nel rapporto con l’essere umano, da cui il gatto domestico dipende per il cibo e anche per altre esigenze (soprattutto un gatto che vive esclusivamente indoro), nel corso del tempo si è instaurata la stessa dinamica “opportunista”: lo strumento comunicativo si è rivelato efficace, e si è evoluto nel tempo anche sulla base della sensibilità stessa del gatto.

Nel corso della convivenza con l’’uomo e del processo di domesticazione il miagolio è dunque entrato a far parte stabilmente della comunicazione gatto-essere umano, arrivando sino a oggi, quando in alcuni casi addirittura ci sembra che il gatto non soltanto ci parli, ma ci “risponda” anche quando gli rivolgiamo frasi e parole.

Noi umani abbiamo imparato a "parlare" con i gatti

In realtà non esiste alcuno studio né evidenza scientifica che dimostri che i gatti siano in grado di comprendere ciò che gli diciamo e di rispondere. È stato dimostrato che sanno riconoscere singole parole, come per esempio il loro nome o il nome del pet mate, soprattutto quando il tono con cui vengono pronunciati è particolarmente acuto.

Capita dunque che, quando vediamo il gatto rispondere al suo nome accompagnato da qualche altra parola o frase, si instauri la convinzione che abbia capito ciò che gli stiamo dicendo. Quello che accade in realtà è che il micio ha capito che stiamo cercando di attirare la sua attenzione e che vogliamo comunicare con lui, e quando miagola in risposta sta dicendo che è pronto all’ascolto e a comunicare a sua volta.

Noi umani dal canto nostro abbiamo imparato a “parlare” con i gatti nel senso che, con la convivenza, abbiamo iniziato a interpretare i loro miagolii: ci sono quelli con cui il gatto ci saluta, quelli che rappresentano una richiesta – di cibo, di attenzione, di interazione – e quelli con cui ci mette in guardia, magari chiedendoci distanza e spazio. Allo stesso modo gli esseri umani hanno elaborato una maniera peculiare di comunicare con loro: un po’ come accade con i bambini, il tono con cui solitamente ci si rivolge ai gatti è più acuto e alto, perché sono “frequenze” cui i mici rispondono con più facilità.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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