In questi decenni siamo sotto la costante pressione di due forze opposte: la coscienza verso la protezione ambientale ed animale e il continuo e scellerato sfruttamento della terra e dei suoi abitanti.
I cittadini, tramite azioni più o meno grandi, ma specialmente le grandi aziende, mettono sistematicamente a rischio la natura e la biodiversità. Ecco quindi la necessità di delineare il concetto di Green Crime, o delitto ambientale, e, in antitesi, quello di Green Criminology.
Kodami per la stesura di questo articolo ne ha parlato con Plautina Vaddinelli, medica veterinaria, ispettrice di Polizia penitenziaria e socia della Società Italiana delle Scienze Forensi Veterinarie (SISFV) che in occasione del III Congresso Nazionale della SISFV, tenutosi ad Amalfi il 7 e l’8 ottobre, ha trattato questo argomento.
Green Crime e Green Criminology: i reati ambientali che causano danni agli esseri viventi
Mentre le conferme scientifiche, l’emanazione di normative e le innovazioni tecnologiche aiutano lo sviluppo di una consapevolezza umana verso il rispetto degli animali e dell’ambiente, d’altra parte, i comportamenti anti-ecologici e specisti non sembrano diminuire.
Sopravviviamo così sul filo del rasoio. La deludente Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici tenutasi a novembre di quest’anno e l’analisi espressa dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ne sono una prova: «il nostro Pianeta è ancora al pronto soccorso».
I comportamenti dei singoli, la poca coscienza ecologica nell’utilizzo di prodotti di consumo ed agroalimentari, l’inquinamento diretto ed indiretto di suolo, aria ed acqua, l’uccisione diretta o indiretta di animali hanno un rilevante impatto sulla biodiversità e sui sistemi ecologici. Ma non possiamo non considerare le responsabilità delle imprese e della politica. La Green Criminology ci aiuta a comprendere queste responsabilità.
Vaddinelli spiega come il concetto di Green Crime sia stato introdotto da Michael J. Lynch nel 1990 ed è inteso come «l’insieme dei danni causati agli esseri viventi, attraverso la creazione di rischi ambientali a livello locale o globale legati a crimini d’impresa (come le multinazionali) ma anche a crimini statali, i cosiddetti White Collar Crime».
A completare questo concetto ci pensano Biern e South che nel 2007 forniscono una definizione ancora più ampia: «danni contro l’umanità, l’ambiente (compreso lo spazio) e gli animali non umani, commessi sia dalle istituzioni potenti che dalla gente comune e che lasciano un’eredità alle generazioni future».
La Green Criminology, in antitesi, è quindi il ramo della criminologia che include lo studio dei danni e dei crimini contro l'ambiente (con un focus particolare verso i crimini aziendali) lo studio del diritto, delle politiche e delle economie ambientali.
L'elenco dei comportamenti dannosi per l'ambiente e cosa prevede la normativa italiana
Esempi concreti di comportamenti dannosi per persone, animali e ambiente che possiamo riportare sono:
- Abuso e sfruttamento degli ecosistemi
- Danni causati dalle aziende alla qualità del suolo, dell’aria e dell’acqua
- Attività di profitto delle aziende tramite la distruzione di vite umane
- Azioni di guerra che hanno un impatto sulle persone, sugli animali e sull’ambiente
- Bracconaggio e biopirateria
- Mercati illeciti di materiale nucleare
- Monopolizzazione delle risorse naturali, come ad esempio la privatizzazione dell’acqua
- Dominio umano sugli animali nell’industria agroalimentare, come ad esempio negli allevamenti intensivi
- Prelievo dalla natura e sfruttamento degli animali negli spettacoli, negli zoo, negli acquari e nei circhi.
I due elementi chiave sono quindi i danni causati ai sistemi ecologici e in controparte il profitto economico generato ai pochi interessati.
La normativa italiana sui delitti contro l’ambiente
Nel 2015 è stato introdotto nel Codice penale italiano il Titolo VI-bis “Dei delitti contro l’ambiente”, mediante la Legge n. 68 del 22 Maggio.
I delitti identificati sono i seguenti:
- Inquinamento ambientale (art. 452 bis)
- Morte o lesione come conseguenza del delitto di inquinamento ambientale (art. 452 ter)
- Disastro ambientale (art. 452 quarter)
- Delitti colposi contro l’ambiente (art. 452 quinquies)
- Traffico e abbandono di materiale ad alta reattività (art. 452 sexies)
- Impedimento al controllo (art. 452 septies)
- Circostanze aggravanti (art. 452 octies)
- Aggravante ambientale (art. 452 novies)
- Ravvedimento operoso (art. 452 decies)
- Ripristino dello stato dei luoghi (art. 452 duodecies)
- Omessa bonifica (art. 452 terdecies)
- Attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti (art. 452 quaterdecies).
Vaddinelli ci spiega che in Italia «i delitti più contestati dal 2015 in poi sono stati il “disastro ambientale” e l’inquinamento ambientale”, mentre il settore dei rifiuti è quello dove si concentra la percentuale maggiore dei reati ambientali». Aggiunge inoltre che «nelle quattro Regioni italiane a tradizionale insediamento mafioso (Campania, Sicilia, Puglia e Calabria) è stato segnalato il 44% dei reati ambientali avvenuti a livello nazionale».
Un quadro che bene si sposa con la massima del professore e criminologo di fama internazionale Marcus Felson: «Il crimine è più probabile quando trasgressori motivati incontrano obbiettivi attraenti in assenza di tutori capaci».