Arriva a conclusione la vicenda giudiziaria che vedeva contrapposti l'Ente Parco delle Madonie e un'azienda agricola di Termini Imerese. La Corte d'Appello di Palermo ha infatti stabilito che per i danni causati dalle incursioni dei cinghiali nel fondo coltivato sono responsabili anche i proprietari del terreno. È soddisfatto il presidente dell'Ente, Angelo Merlino, che a Kodami ha dichiarato: «La sentenza è importante perché stabilisce un principio incontrovertibile: il Parco non è il presunto colpevole per tutti i danni arrecati dalla fauna selvatica che vive entro i suoi confini. Il danneggiato deve essere in grado di dimostrare di avere fatto tutto il possibile per evitare l’intrusione degli animali selvatici».
Per i giudici esiste quindi un concorso di colpa del danneggiato. Questi, infatti, non avrebbe messo in atto tutte le cautele necessarie, e prevedibili, utili ad evitare l'abbattimento degli alberi di mele dell'azienda da parte degli ungulati. Secondo i giudici della Terza sezione i proprietari del meleto non avrebbero «posto in essere tutte quelle precauzioni atte a prevenire l'invasione del proprio fondo da quegli animali e conseguentemente a evitare il rischio di subire il danneggiamento delle colture ivi esistenti».
«È già la seconda sentenza a nostro favore nel giro di pochi mesi», ricorda Merlino. Un traguardo importante perché entrambe «stabiliscono un principio cardine», quella della responsabilità del danneggiato. «Soprattutto – aggiunge il Presidente – l'indennizzo non è il risarcimento dei danni subiti. Non è solamente una differenza di termini che possono apparire similari, bensì si stabilisce il principio che il Parco agisce con un bilanciamento tra interesse della collettività verso la fauna e quello dei coltivatori alla salvaguardia delle loro attività».
Danni causati dai cinghiali: la sentenza
Con la sentenza numero 1736/2021 del 23.07.21 la Corte d'Appello palermitana ha così riformato la precedente decisione del Tribunale di Termini Imerese nella quale, ai fini della liquidazione del danno, non si faceva menzione della responsabilità del proprietario. Sarebbero bastate recinzioni o altre barriere fisiche per evitare che il passaggio dei cinghiali, numerosissimi nella regione, distruggesse i meli dell'azienda presenti sul territorio del Parco delle Madonie.
«I cinghiali in Sicilia si moltiplicano a dismisura a causa del fatto che manca in questa regione il loro predatore naturale», spiega l'avvocato Roberto Sansone di Campobianco, procuratore del Parco delle Madonie. Con l'estinzione del lupo siciliano da parte dell'uomo, il cinghiale si è trovato privo di predatori naturali. «Non è possibile invocare a propria discolpa, in presenza di un fenomeno così noto e ricorrente, l’ignoranza circa la presenza di questi animali nelle Madonie – aggiunge l'avvocato – infatti la Corte d’Appello ha correttamente evidenziato la grave negligenza in cui è incorsa parte appellata nella mancata predisposizione di adeguati e consoni dispositivi di contenimento, imponendo ad essa l’attribuzione dell’80% della responsabilità del danno accertato».
Il Parco delle Madonie è un'area naturale protetta di vaste dimensioni che si estende sul territorio di quindici Comuni della provincia di Palermo e che ospita una ricca fauna selvatica, tra cui appunto i cinghiali. La sentenza della Corte d'Appello potrebbe contribuire ad aumentare la consapevolezza dell'essere umano rispetto alle proprie responsabilità. Se da una parte è vero che i cinghiali occupano una vastissima nicchia ecologica, pressoché priva di predatori naturali, è anche certo che il contatto sempre più ravvicinato tra questi animali e l'uomo è causato dall'espansione antropica.
La decisione dei giudici palermitani mette in luce come l'uomo dovrebbe ripensare la convivenza accanto agli animali, senza la presunzione di essere il padrone della Terra, come invece ha fatto sino ad ora.