«I due cuccioli di Amarena non sono animali domestici». Lo ha ricordato il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm) davanti alle pressanti richieste di catturare gli orfani dell'orsa o lasciare loro del cibo.
Dalla morte di Amarena, uccisa a fucilate nella notte del 31 agosto, i suoi due piccoli sono stati al centro delle attenzioni dei cittadini abruzzesi e degli utenti di ogni parte di Italia che hanno chiesto all'Ente Parco di togliere i cuccioli alla natura per porli in un'area protetta fino al raggiungimento dell'età giusta per cavarsela da sola.
Tuttavia il Parco stesso, dopo aver appurato che i piccoli sono rimasti insieme e si sono dimostrati in grado di alimentarsi da soli, ha deciso di monitorarli senza catturarli. «In un primo momento si era pensato di catturare i cuccioli perché per ben due giorni, molto probabilmente spaventati e cercando la mamma, hanno continuato a rimanere nella zona di San Benedetto dei Marsi e quindi, essendo la zona piena di possibili pericoli si era pensato che la cosa migliore da fare fosse catturarli per riportarli nel Parco – aveva spiegato l'Ente – Quindi la scelta iniziale della cattura era “il male minore” perché sull’altra parte della bilancia pendeva il fatto che poteva succedergli qualcosa di grave, in un territorio umano non proprio adatto a due cuccioli di orsi, soprattutto se da soli».
I piccoli infatti hanno solo 9 mesi, mentre per potersela cavare senza autonomamente in vista dell'inverno avrebbero dovuto avere all'incirca un anno e mezzo. Questo quindi sarebbe dovuto essere il loro ultimo, fondamentale, inverno con la madre. Sono molti i pericoli ai quali sono esposti i cuccioli e ai quali non sono ancora preparati, ora starà alla loro capacità di cavarsela da soli, come richiede la loro natura di animali selvatici.
«Conservare e tutelare la fauna selvatica non significa, e non potrà mai significare, “accudire” e “dare cibo” agli animali, ma cercare di rendere idoneo il territorio su cui essi vivono, eliminando e prevenendo potenziali rischi e disturbi derivanti dalle attività umane, lasciando che i cicli e i processi naturali facciano il loro corso così da garantire il dinamico equilibrio degli ecosistemi». Il ruolo delle persone in questo momento resta quello di farsi da parte, evitando di filmare i piccoli e di rendere di dominio pubblico la loro posizione.
Ma soprattutto, ricordare che anche se si tratta di orfani non sono bambini o animali domestici di cui l'essere umano può prendersi cura, al contrario, ogni intervento umano potrebbe innescare una dipendenza dagli ambienti antropici ben più dannosa e dolorosa di qualsiasi altro scenario, anche della morte in natura.
«Gli animali selvatici non devono dipendere dall’uomo, altrimenti si tratterebbe di uno zoo-safari e non di un’area protetta chiamata a garantire che la natura sia tutelata e faccia il suo corso. Per rendere possibile un futuro di libertà ai due cuccioli di Amarena, dunque, è fondamentale che i due giovani orsi riescano a fare da soli, ora, tutto quello che dovranno fare per il resto della loro vita: procacciarsi cibo, conoscere il territorio in cui muoversi, evitare rischi e minacce».
Il Parco sottolinea comunque che continuerà a seguire la vicenda degli orsetti tenendo aggiornate le persone che hanno preso a cuore la loro vicenda, ma con il rispetto che si deve a una specie già lungamente provata dall'uomo. I marsicani sono la sottospecie di orso più rara al mondo, ne restano circa 60 individui, e la loro sopravvivenza è appesa a un filo. A evitare lo strappo definitivo c'è solo l'impegno degli esperti del Parco d'Abruzzo, e di quegli amministratori locali che hanno fatto della presenza dell'orso un'opportunità e non un nemico da eliminare. Ma non basterà se tutti i cittadini non decideranno di collaborare evitando ogni intromissione, e ricordando che le regole morali della nostra specie non sono applicabili alle altre.
«Monitorare tali animali non significa seguirli a vista, passo dopo passo, poiché una simile attività sarebbe materialmente impossibile, visto il modo in cui si spostano in un territorio di montagna relativamente ampio e considerando che non sono dotati di nessun sistema di riconoscimento (radiocollare, marche auricolari o altro), né ora possono averne. Inoltre potrebbe essere anche potenzialmente dannosa, dal momento che rischierebbe di causare stress nei cuccioli, modificando i loro spostamenti naturali, abituandoli ancora di più alla presenza dell'uomo e facendoli magari disperdere in aree meno idonee. Monitorare tali animali significa combinare attività di osservazione a distanza con attività di monitoraggio a piedi delle aree in cui i giovani orsi si sono spostati per raccogliere i segni di presenza come impronte e escrementi».
I cuccioli sono in grado di alimentarsi da soli, come dimostrano le tracce trovate durante le attività di monitoraggio. Nelle feci infatti sono stati trovati resti di more, mele e pere. È la conferma che al momento i giovani orsi si stanno alimentando, e che faranno di tutto per sopravvivere in libertà, se noi glielo permetteremo.
In caso di avvistamento fortuito, non tentare per alcun motivo di avvicinarsi ai cuccioli ma segnalare prontamente il luogo al Servizio di Sorveglianza del Parco (Tel 0863/9113241) o ai Carabinieri (Tel 112).