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4 Luglio 2021
9:58

I cuccioli abbandonati nella riserva naturale di Vendicari. «Qui ogni giorno è un’emergenza»

Ci sono quasi 150.000 cani abbandonati ogni anno in Italia e l'80% muore a 20 giorni dall'abbandono. Numeri impressionanti che, però, non fanno luce interamente sul fenomeno. In Sicilia, ad esempio, non esistono dati ufficiali e nella riserva naturale di Vendicari ogni giorno è un'emergenza: la storia del ritrovamento di due cuccioli e la testimonianza delle volontarie che operano ogni giorno in una situazione sempre emergenziale.

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Quasi 150.000 cani abbandonati ogni anno in Italia, l’80% dei quali muore entro 20 giorni dall’abbandono. Circa 120.000 gli abbandoni – certificati – nel 2020, la maggior parte al Sud. I numeri e le stime, così sterili in cifre ma impressionanti se approfonditi, sono del Ministero della Salute ed elaborati da Oipa. Forniscono soltanto una parte del quadro quando si parla di randagismo e lasciano inevitabilmente fuori un sommerso che in alcune regioni supera i dati. Succede in Sicilia, per esempio, regione in cui i numeri ufficiali su cani abbandonati e ingressi in canile sono “non pervenuti”, come sottolinea lo stesso Ministero e come abbiamo sottolineato nella nostra video inchiesta sulle staffette da Sud a Nord. E dove l’emergenza ha raggiunto punti tali da mettere in difficoltà anche chi vuole intervenire, animato dalle migliori intenzioni, soprattutto in estate.

Due cuccioli in giro per la riserva naturale. Sono di qualcuno?

Succede, per esempio, di essere in vacanza per qualche giorno e di scegliere la spiaggia di un luogo inserito tra i posti imperdibili di una delle zone più affascinanti della Sicilia: la riserva naturale di Vendicari, una cinquantina di chilometri a sud di Siracusa. E succede di imbattersi in due cuccioli che si aggirano tra gli scogli, si fermano dai bagnanti, si lasciano accarezzare, si stendono sugli asciugamani e accettano cibo, acqua, carezze e sorrisi inteneriti.

Sono due cani di massimo 5-6 mesi, entrambi evidentemente abituati al contatto con gli esseri umani, per nulla diffidenti e uno dei due indossa una pettorina, che potrebbe rivelarsi letale con la crescita se non venisse tolta. Il primo pensiero è che si tratti di due cuccioli lasciati liberi di correre sulla spiaggia. E così li si tiene d’occhio per una mezz’ora, senza vedere nessuno che si avvicina. In Sicilia a fine giugno è caldissimo e sulla spiaggia ci sono 40 gradi. Così il primo passo è mettersi in cerca degli umani di riferimento per scambiare due parole e rassicurarli sullo stato di salute dei due cuccioli.

Succede, però, di non trovare nessuno in grado di dare informazioni su quei due cuccioli a spasso per una riserva naturale in cui, tra l’altro, come spiega la Protezione Civile che fa pagare l’ingresso, l’accesso ai cani è vietato. Che cosa fare?

Il passo successivo è continuare a girare e chiedere in spiaggia se i due cuccioli appartengono a qualcuno o se qualcuno li ha visti con persone. E ai ripetuti dinieghi, la risposta che arriva spesso è accompagnata anche da un laconico commento: «I cani qui vivono così, saranno "scesi a fare un giro" e poi ritornano». E’ vero che succede, ma questi due non sembrano affatto avere un riferimento a cui tornare e se ce l'avevano di certo non è più nei paraggi. Purtroppo quella pettorina che stringe il corpo della femminuccia fa tanto pensare a un abbandono, man mano che il tempo passa e nessuno è venuto a recuperarli.

Cercare supporto e non ottenere risposta finché non arrivano i volontari

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La preoccupazione sale così e la situazione peggiora cercando un numero di riferimento per chiedere informazioni su come comportarsi: chiamando si ottiene risposta o si viene reindirizzati alla Polizia municipale. Che non sempre è disponibile e comunque sul sito della Regione Sicilia non è indicato un numero verde univoco cui rivolgersi. Neppure gli uomini della Protezione Civile che presidiano l’ingresso della riserva sanno come procedere ed è qui che entrano in gioco, alla fine, i volontari delle associazioni, che si fanno carico del recupero, anche e soprattutto  nel tentativo di evitare il canile. Volontari come Linda Scapinelli. Originaria della provincia della Spezia, è arrivata in Sicilia 15 anni fa con il marito, siciliano. Amava gli animali, ma l’amore si è trasformato in missione solo quando ha guardato ciò che le accadeva intorno.

«Quando sono arrivata, i primi tempi rimanevo scioccata – spiega – Vedevo cani in strada a ogni angolo, cani in branco che rovistavano nei cassonetti, cani malati, cani morti ovunque. Arrivavo dalla Liguria, non avevo idea che potessero esserci situazioni così. All’inizio portavo loro da mangiare, mettevo la pipetta antiparassitaria, davo da bere. Poi per non impazzire sono diventata una volontaria: la Sicilia mi ha fatto diventare una volontaria. Ho imparato a recuperare i cani che ne hanno bisogno, ho imparato come farli arrivare nelle case in Centro e Nord italia, ho trovato altre persone che come me volevano fare qualcosa. Del resto o vai fuori di testa o reagisci».

Oggi Linda ha fondato un’associazione con Silvia Rugoletto, veneziana, anche lei trapiantata in Sicilia. Si chiama Protect the Dog, agisce principalmente nel territorio di Augusta, e le impegna ogni giorno: «Ogni Comune dovrebbe avere un ufficio preposto a gestire il randagismo che qui è il problema principale. Non sempre però c’è. I problemi sono principalmente due: i randagi che partoriscono in strada e i moltissimi abbandoni. Le segnalazioni sono continue sia per le istituzioni sia per i volontari, le emergenze sono all’ordine del giorno, soprattutto per le cucciolate».

La situazione nella zona tra cani liberi e abbandoni

A complicare la situazione c’è il fatto che i randagi siano spesso in branchi: «Di fatto son cani che fanno gruppo e non si fanno avvicinare. Prima di parlare di campagne di sterilizzazione bisogna capire che per farlo dobbiamo prenderli. E loro non entrano nelle gabbie, non stazionano nello stesso posto e non sono facilmente manipolabili. Non sono abituati al contatto umano. La prassi da seguire quando si trova un cane in pericolo o in difficoltà comunque c’è, e in linea generale prevede di chiamare la polizia municipale, che dovrebbe avere un ufficio adibito al randagismo e che avvisa una ditta di competenza. In Sicilia i canili sanitari sono rari, ci sono strutture private convenzionate con il Comune che accolgono i cani».

Dalla prassi ai fatti, però, spesso c’è un universo di ostacoli e difficoltà, ed è qui che il lavoro dei volontari diventa indispensabile: «Riceviamo ogni giorno segnalazioni di privati che trovano cani adulti e cuccioli, alcuni sono figli di cani liberi, altri sono frutto di abbandono. Noi andiamo sul posto, avvisiamo le autorità di competenza e facciamo una denuncia di ritrovamento del cane. Quelli che sono in difficoltà li prendiamo in affidamento temporaneo e avviamo la prassi sanitaria: sverminazioni, vaccinazioni, chip. Se non troviamo la persona di riferimento e constatiamo che sono abbandoni cerchiamo di dargli un futuro e di metterli in adozione».

I volontari sono coloro che fanno la differenza sul lungo termine per i cani abbandonati, perché la loro missione diventa davvero trovare una nuova casa. E la visibilità è fondamentale: ci sono canili in Sicilia in cui il numero dei cani supera le centinaia. Individui invisibili, numeri e non esseri viventi che rischiano di restare nei box per tutta la vita. A meno che non vengano, appunto, adottati: «Se arriva la richiesta facciamo i controlli pre affido, ci occupiamo della burocrazia e poi il cane viene movimentato con una staffetta autorizzata, in regola, oppure tramite un volo aereo. La maggior parte delle richieste arriva dal Centro e dal Nord Italia».

L’impegno è totale: mentale, fisico, e anche economico, visto che «non riceviamo sempre fondi dal Comune, la maggior parte delle spese le sosteniamo personalmente con donazioni. Il nostro lavoro quindi è doppio, da un lato lavoriamo su strada per i recuperi, dall’altro entriamo nei canili per dare visibilità ai cani che sono dentro».

Un aiuto anche per i cani anziani abbandonati in canile

Una missione che logora, ammette Linda. Che ogni anno si fa un regalo: «Io e Silvia andiamo in canile e adottiamo un nonnino. Un cane anziano, che ha trascorso tutta la vita in canile e che viene a casa con noi. A volte restano poche settimane, a volte mesi o anche anni. Quando se ne vanno è un colpo al cuore, ma ogni giorno insieme è un dono reciproco. Quando siamo demoralizzate, demotivate, stanche, andiamo a prendere il nostro nonnino e lo portiamo a casa con noi”.

Che cosa è successo ai cuccioli della spiaggia?

Tornando ai cuccioli trovati sulla spiaggia della riserva, alla fine un’associazione è intervenuta. Francesco Carnemolla, presidente di Giustizia per Roby, onlus attiva sul territorio di competenza (Avola), li ha recuperati a notte fonda, dopo che un motociclista li ha avvistati a bordo strada e si è fermato prima di investirli. I cuccioli sono stati portati in struttura e sottoposti a una visita veterinaria con la conferma che nessuno dei due aveva il chip. Inizia per loro dunque l’attesa di qualcuno che voglia adottarli: per avere informazioni è possibile consultare la pagina Facebook di Giustizia per Roby, e anche quella di Protect the Dog per vedere il lavoro svolto da Linda Scapinelli e da Silvia Rugoletto.

Nel corso di quelle quattro ore sulla spiaggia, di volontari ne sono stati chiamati tanti. Alcuni appartenenti ad associazioni, che in molti casi hanno consigliato di chiamare la Polizia locale del Comune di competenza per il recupero. In altri casi invece si è attivato un passaparola per cercare altre persone che potessero prendere i cani in stallo, risparmiandogli il canile, sino a che non si fosse trovata una soluzione. In nessun caso si è riusciti – complice forse il giorno festivo, una domenica – a parlare con enti o uffici preposti.

Può succedere, insomma, di trovarsi in una situazione di questo genere e di non avere dubbi sul voler fare la cosa giusta, ma – non conoscendo una realtà così complessa – di averne moltissimi su quale sia, la cosa giusta. E succede di dibattersi tra il girarsi dall’altra parte, appellarsi a persone sopraffatte da un’emergenza che provano in ogni modo ad arginare, o il mettere in moto un meccanismo da cui i due cani potrebbero non uscire più.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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