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21 Settembre 2023
14:43

I coccodrilli possono provare empatia e aiutare un cane in difficoltà a uscire dall’acqua?

Un nuovo studio riporta un episodio in cui alcuni coccodrilli avrebbero aiutato un cane in difficoltà. Per gli autori potrebbe essere un comportamento d'aiuto guidato dall'empatia, ma altri esperti sono parecchio scettici.

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I coccodrilli non godono di certo di una buona reputazione, almeno da un punto di vista cognitivo e comportamentale. Vengono infatti considerati molto spesso animali "primitivi", grossi rettili mangiacarne che come macchine sono pronti ad afferrare tra le fauci qualsiasi cosa capiti a tiro. Tuttavia, un nuovo studio pubblicato sul Journal of Threatened Taxa e che mette insieme numerose osservazioni di comportamenti parecchio insoliti e cognitivamente molto complessi, sembra però suggerire tutt'altro, inclusa la possibilità che possano provare empatia e aiutare un cane in difficoltà finito in acqua.

In India, lungo il fiume Savitri, Utkarsha Chavan e Manoj Borkar sono stati impegnati per anni in uno studio a lungo termine della popolazione locale di coccodrillo palustre (Crocodylus palustris), una specie di medie dimensioni e a rischio estinzione che vive tra fiumi, pozze e laghi di tutto il subcontinente indiano. Durante il loro lungo lavoro, cominciato nel 2014, i due autori hanno osservato e documentato numerosi comportamenti abbastanza anomali e che di solito non vengono attribuiti a questi grossi rettili acquatici.

Cooperazione e utilizzo di strumenti per catturare gli uccelli

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Alcuni dei coccodrilli osservati mentre tengono sul muso o sul corpo dei bastoncini di legno, forse per attirare gli uccelli. Da Chavan e Borkar., 2023

I due autori hanno osservato, per esempio, diversi casi in cui gruppi di coccodrilli nuotavano tutti insieme e in cerchio attorno ai banchi di pesci, creando una sorta di vortice che pensano possa servire a intrappolare i pesci e a facilitare la predazione. In alcuni casi, in effetti, i coccodrilli hanno poi catturato e consumato i pesci e, per quanto possa sembra strano, comportamenti apparentemente coordinati di caccia cooperativa erano già stati osservati in passato anche in altri coccodrilli.

Inoltre, secondo Chavan e Borkar i coccodrilli palustri sono anche in grado di utilizzare bastoncini e ramoscelli per attirare e catturare uccelli acquatici, come per esempio gli aironi guardabuoi. Gli aironi utilizzano rami e bastoncini per costruire i loro nidi, tuttavia essendo uccelli molto abbondanti e che nidificano in grossi gruppi, la competizione per trovare materiale adatto a costruire il nido è parecchio alta.

Per cui, un prezioso ramo tenuto sul muso e a pelo d'acqua è sicuramente un'ottima strategia per attirare in trappola gli aironi e catturarli più facilmente, anche se solo in un'occasione un uccello è stato poi effettivamente catturato con successo. Ma anche in questo caso, però, nonostante l'apparente estrema complessità di questo comportamento quasi mai riconosciuto ai coccodrilli, anche un altro studio del 2013 aveva già riportato osservazioni simili sull'utilizzo di strumenti per attirare in trappola gli uccelli trampolieri.

I coccodrilli possono provare empatia per un cane in difficoltà?

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La sequenza di immagini che mostra i coccodrilli avvicinarsi al cane per poi accompagnarlo su una riva più sicura. Da Chavan e Borkar., 2023

Ma il comportamento senza dubbio più interessante riportato in questo studio e che sta facendo parecchio discutere gli esperti, riguarda però il possibile salvataggio di un cane finito in acqua dopo essere stato attaccato da altri suoi simili. Mentre il cane si trovava in acqua e gli altri cani erano rimasti sulla riva del fiume pronti ad attaccarlo, a un certo punto si sono avvicinati tre coccodrilli. Invece di attaccarlo a loro volta, però, i rettili lo hanno spinto col muso verso verso un punto più sicuro e lontano dagli altri cani. Il cane è poi riuscito effettivamente a risalire il fiume e a scappare in tutta sicurezza.

Gli autori hanno interpretato l'intera dinamica come un comportamento di aiuto guidato dall'empatia, suggerendo che i coccodrilli potrebbero aver riconosciuto le difficoltà del cane soccorrendolo e scortandolo attivamente. Sebbene sia senza dubbio molto interessante e abbastanza strano il fatto che non abbiano attaccato una facile preda in evidente difficoltà, non ci sono molte prove che i coccodrilli siano effettivamente in grado di provare empatia per altre specie.

Nonostante un altro interessante studio recente sia riuscito a dimostrare che i coccodrilli del Nilo sono in grado di riconoscere il pianto dei bambini, che molto probabilmente interpretano però come una preda in difficoltà, la maggior parte degli esperti è parecchio scettica sulle tesi sostenute dagli autori. Sia per quanto riguarda i comportamenti cooperativi e l'utilizzo di strumenti per attirare gli uccelli, ma anche e soprattutto per il comportamento di soccorso offerto al cane, per molti esperti – tra cui Duncan Leitch dell'Università della California – non ci sarebbero prove a sufficienza per supportare definitivamente le riflessioni di Chavan e Borkar.

Serviranno ulteriori studi e approfondimenti

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Lo studio raccoglie osservazione aneddotiche e serviranno quindi ulteriori studi per confermare queste ipotesi

Gli autori potrebbero aver interpretato tutti questi comportamenti aneddotici con una prospettiva un po' troppo antropomorfica, attribuendo ai coccodrilli abilità tipicamente umane che potrebbero non essere presenti in questi antichi rettili. Occorre sottolineare, infatti, che tutte le osservazioni riportate in questo studio, riguardano pochi o singoli episodi, non sufficienti quindi per arrivare a conclusioni certe, che necessitano di studi e metodologie molto più strutturate e soprattutto di un numero maggiore di dati.

Tuttavia, per quanto riguarda l'intelligenza e la cognizione animale, rispetto a mammiferi e uccelli, coccodrilli e altri rettili sono da sempre parecchio sottovalutati e gli studi in tal senso non sono progrediti più di tanto, anche a causa di questi pregiudizi. Sebbene i coccodrilli vengano generalmente stereotipati come grossi animali letargici e incapaci di stabilire interazioni sociali, tranne in caso di comportamenti territoriali aggressivi e cure parentali, sempre più osservazioni suggeriscono invece un repertorio comportamentale e cognitivo molto più complesso raffinato di quanto creduto finora.

Sebbene quindi le osservazioni e le interpretazioni presentate in questo nuovo studio siano appunto aneddotiche e perciò non conclusive, possono però offrire prospettive nuove e interessanti, finora mai nemmeno prese in considerazione, che potranno spingere altri ricercatori ad approfondire, indagare più a fondo e – perché no – dimostrare con prove ed evidenze più robuste che probabilmente abbiamo sempre sottovalutato questi affascinanti e antichi predatori corazzati. E non sarebbe di certo la prima volta.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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