Sam Ryall, un impiegato della BBC, negli scorsi giorni ha provocato molto scalpore in Inghilterra, segnalando sul suo profilo Twitter come nei pressi dei fiumi e dei laghetti che circondano Cardiff l'immondizia si sia così tanto accumulata sulle sponde che i cigni reali (Cygnus olor) e altri uccelli sono costretti a nidificare in mezzo alla plastica e a rifiuti di diverso tipo. Le associazioni ambientaliste locali, come Wildlife Trust Wales, hanno subito denunciato il pericolo rappresentato da una possibile moria di pulcini questa primavera, dovuta all'ingestione involontaria da parte dei genitori e dei piccoli di qualche frammento di rifiuto abbandonato.
Nei commenti che è possibile leggere sotto al tweet di Ryall è stata tanta anche l'indignazione dei comuni cittadini che hanno in tanti sottolineato come l'acqua nella baia di Cardiff è così nera da paragonarla ad una "zuppa di spazzatura" o a un "mare di inchiostro". E la cosa più terribile è che diverse prove fotografiche mostrano coppie di cigni costrette a costruirsi il nido non con legnetti o con foglie morte, ma letteralmente con decine di bottiglie e sacchetti di plastica.
L'inquinamento dell'area che circonda Cardiff non è però una novità, assicurano gli abitanti. Da lungo tempo infatti i volontari locali segnalano questa brutta situazione, cercando di sollevare le coscienze dell'opinione pubblica nazionale di fronte a questo problema. Tim Birch, coordinatore del Wildlife Trusts Wales, osservando queste immagini ha per esempio dichiarato che già l'anno scorso erano state diffuse delle foto che avevano come protagonisti delle coppie di uccelli selvatici in difficoltà.
Quali danni però possono provocare questi rifiuti agli animali? «Tralasciando le lesioni che possono subire tagliandosi per esempio con del vetro, quando gli uccelli ingeriscono piccoli pezzi di plastica – ha precisato Birch – questi rifiuti possono infiammare il loro tratto digestivo e, nel tempo, causare cicatrici interne che possono disturbare la digestione, la crescita e l'escrezione di un esemplare, complicando la sopravvivenza di qualsiasi individuo, sia giovane o adulto».
L'autorità portuale di Cardiff però, che da sola è responsabile dei 30 km di riva dei fiumi che bagnano la città, ha affermato di star ripulendo già l'ambiente, «secondo i più alti standard che le loro aziende partecipate possono offrire ». Ciò però potrebbe non bastare, temono gli ornitologi accorsi a commentare il tweet. Loro preferirebbero infatti una bonifica generale dei tratti di fiume, dove sono presenti le maggiori chance di trovare coppie uccelli impegnati a costruire un nido.
Il problema in realtà si presenta ben oltre il tratto segnalato. Le associazioni hanno verificato che il grosso dell'immondizia infatti è situato all'interno o nelle prossimità dei bacini idrografici artificiali che alimentano la baia e che fungono da "filtri" costieri per i residui galleggianti presenti nel corso d'acqua. Dentro queste strutture la plastica accumulata sarebbe inoltre già stata sepolta fra i sedimenti da anni, soprattutto nel caso del fiume Taff, costituendo una vera bomba ecologica per il futuro che rende la baia un vero e proprio convoglio di detriti.
«Nelle ultime due decadi abbiamo raccolto una media di 500 tonnellate di rifiuti all'anno», ha aggiunto Birch, consapevole che insieme alla sua e ad altre associazioni il Comune di Cardiff potrebbe fare molto di più, ma attualmente questa è la quantità massima di materiale fluttuante che i volontari riescono a gestire, soprattutto in inverni come l'ultimo che si è appena concluso in cui è piovuto pochissimo e i rifiuti sono riemersi dal fondale con facilità.
Il governo gallese ha affermato che sta già adottando misure per ridurre i rifiuti di plastica, come un programma che cerca di convincere gli abitanti a non bere acqua potabile in bottiglia lungo la costa. Queste misure però non sembrano funzionare pienamente e secondo il Cardiff Rivers Group, una cooperativa di circa 500 persone che ogni tre settimane si impegna a ripulire le rive dei fiumi che circondano il capoluogo, negli ultimi anni le possibilità di vedere grossi cumuli e isolette di immondizia sono persino aumentate, rispetto le dichiarazioni ufficiali. Ridurre quindi il consumo di plastica o è una strategia che non sta vincendo o non è sufficiente per tutelare la fauna selvatica e liberare i corsi fluviali dai rifiuti.