Siamo in tanti a convivere con un cane in tutto il mondo. E dopo millenni di coevoluzione, il rapporto fra le due specie è cambiato sopratutto nei paesi occidentali ma la sostanza di una relazione che dura da almeno 30 mila anni non è cambiata. A variare principalmente sono state le razze che hanno accompagnato la storia della società umana, ma per il resto il nostro rapporto con questi animali può considerarsi saldo. A tanti, nel corso dei secoli, è capitato di chiedersi cosa realmente passa per la testa del proprio cane e cosa loro comprendono di noi e del nostro modo di vedere il mondo.
I cani sono sicuramente capaci di percepire il nostro umore, si parla anche in termini scientifici di "osmosi emozionale": quanto stanchi siamo, se proviamo gioia o dolore, quanto siamo felici nel vederli. La ricerca etologica si sta sempre più dirigendo nello studiare approfonditamente i loro modelli cognitivi, tentando di capire se realmente riescono ad analizzare adeguatamente i nostri propositi e le nostre intenzioni e se sono davvero capaci di comprendere le parole che noi gli rivolgiamo.
In un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the Royal Society B, alcuni esperti dell’Università Veterinaria di Vienna hanno provato a rispondere a queste domande, cercando di scoprire se i cani usano delle particolari strategie che gli permettono di comprendere i gesti e le parole umane. E in un esperimento hanno dimostrato che i nostri fidati amici sono in grado di distinguere la differenza che sussiste tra il volere fare una cosa e il poterlo fare.
Gli scienziati austriaci per scoprire ciò hanno sottoposto un gruppo variegato di cani, comprendenti diverse razze, dinnanzi ai loro pet mate in una situazione controllata. Agli esseri umani, durante il test, veniva richiesto di volta in volta di fingere di non voler dare una ricompensa o di non poterla recuperare, due condizioni diverse che però mettevano di fronte l'animale allo stesso risultato: niente cibo.
Gli esseri umani venivano avvisati tramite dei segnali nascosti riguardo a quale compito dovessero svolgere, mentre diverse telecamere erano rivolte sia verso lo sguardo degli animali che verso i movimenti e i gesti dei loro umani di riferimento.
Registrando così tutte le reazioni dei vari cani di seguito alla "pantomima" dei loro amici, gli etologi hanno scoperto che statisticamente gli animali reagivano peggio, con comportamenti di frustrazione, quando erano di fronte al rifiuto dei loro pet mate di dargli il cibo. Inoltre sembravano perfettamente coscienti del fatto che i loro umani non potessero effettivamente allungargli un premio se questo non era presente nella stanza.
Ciò dimostra che i cani comprendono perfettamente la volontà dei loro pet mate attraverso gesti, espressioni e parole, esprimendo una risposta comportamentale e talvolta pure sonora inequivocabile quando questi gli negano il premio. «Perché non me lo dai? Voglio quel cibo!», potrebbe essere la traduzione in linguaggio umano.
Non è il primo esperimento che dimostra quanto cani ed esseri umani abbiano evoluto forme di comunicazione interspecifiche – dirette e indirette – che ha spinto alla reciproca comprensione, seppur utilizziamo tipologie di linguaggio molto diversi. Inoltre, è ormai consolidato un dato di fatto che anche i cani riescono ad imparare il significato delle parole. In pratica abbinano il suono di alcune particolari parole per loro importanti alle persone, agli oggetto o alle azioni. Per questa ragione riconoscono il suono del loro nome e le parole con cui noi ci rivolgiamo a loro.
Tra l'altro è stato anche dimostrato come sottoposti a determinate scelte possono contravvenire a quanto gli viene richiesto dei loro compagni umani, qualora non siano d'accordo. Un esempio di questa loro capacità è espressa dai cani addestrati a fornire supporto psicologico ed emotivo a soggetti vittime di attacchi di panico o manie. Dunque possiamo affermare tranquillamente che i nostri cani sono anche capaci di discriminare i comportamenti degli esseri umani e di ignorare i nostri avvertimenti qualora li ritengano insensati dal loro punto di vista.
E non è finita qui. Proprio per dimostrare le capacità cognitive dei cani, uno studio pubblicato qualche mese fa su Scientific Reports – che in una certa maniera ricorda lo studio viennese, utilizzando il paradigma sperimentale del pet mate Riluttante vs. pet mate Incapace – ha dimostrato come sono in grado di distinguere le azioni intenzionali da quelle non intenzionali, anche nei casi in cui i risultati delle differenti azioni sono gli stessi. La cosa curiosa è che talvolta sono anche in grado di comprendere quando compiamo un errore e durante questi casi spesso i nostri cani pensano che siamo stupidi, in modo analogo agli esseri umani messi di fronte a persone che commettono gesti insensati (potete approfondire questa buffa verità in quest'articolo pubblicato su ScienceDirect).
Possiamo quindi essere sicuri non solo che i nostri cani abbiano imparato a distinguere diversi segnali verbali e paraverbali, ma che dopo migliaia di anni di coevoluzione sono tanti gli "scambi" che abbiamo avuto con loro e che hanno modificato i nostri e i loro comportamenti. Entrambe le specie dispongono per esempio di alti livelli di accettazione dei reciproci difetti e i cani si fanno ben comprendere quando vogliono dirci che non sono d'accordo con noi, anche in situazioni di normale quotidianità. Ad esempio: quante volte i nostri fidati cani ci guardano, esprimendo il loro dissenso di fronte al voler andare da un'altra parte quando passeggiamo insieme rispetto a quella che noi abbiamo scelto?
Con qualche altro animale, un nostro comportamento infantile – come negare un premio per semplice gioco – rischierebbe di incrinare il rapporto di fiducia per sempre. L'esperimento di Vienna invece si conclude affermando che quando i cani comprendono che i loro pet mate stanno solo recitando, dopo un iniziale momento di frustrazione, abbassano i loro livelli di stress, accettando lo scherzo. Anzi, chi vive con un cane sa che in queste occasioni assumono uno sguardo che induce il più delle volte a "scusarsi", come del resto si fa con un amico con cui abbiamo un po' esagerato nel prenderlo in giro.
«Nel caso dei cani da compagnia, data la loro esposizione quotidiana ad azioni intenzionali dell'uomo, è possibile che abbiano imparato a distinguere tra azioni di presa in giro e azioni goffe che impediscono realmente di accontentarli», dichiarano gli scienziati nello studio, chiarendo poi ovviamente che comprendere il modo esatto in cui i cani hanno acquisito tale capacità sarà argomento di altri futuri approfondimenti.