Dei cani non si smette mai di scoprire le loro grandi capacità e sebbene sia la specie con cui ci siamo praticamente co evoluti da almeno 30 mila anni, solo negli ultimi decenni la ricerca scientifica si è dedicata a conoscerli meglio e ad approfondire il modo in cui percepiscono il mondo. I ricercatori del College di Medicina Veterinaria di Cornell, a New York, hanno adesso documentato per la prima volta che il senso dell'olfatto dei cani è integrato con la loro vista, fornendo un nuovo prezioso elemento a tutti i curiosi che si interrogano sui propri compagni a quattro zampe.
Le ricerche sulla vista e sull'udito del cane sono diverse ma questo studio pubblicato su Journal of Neuroscience ha evidenziato che nei cani c'è una connessione, precedentemente mai riscontrata, tra il naso e il lobo occipitale, più in particolare con la parte della corteccia visiva. Ciò fa supporre agli scienziati che questi animali integrino le informazioni olfattive con quelle visive per orientarsi.
La ricerca si va ad aggiungere al complesso e interessantissimo sistema di conoscenze che abbiamo sui sensi dei cani e permette di ricordare che è una semplificazione ritenere che questi animali abbiano un udito e un olfatto più fine del nostro ma che la loro vista sia inferiore. La vista dei cani non ha nulla da invidiare alla nostra: è semplicemente diversa. È vero che il cane ha una scarsa risoluzione dell’immagine, se confrontata a quella degli umani, e non può registrare tutte le frequenze luminose che vediamo noi poiché non possiede i recettori del verde e del rosso. Tuttavia, un cane è molto bravo a discriminare tutte le tonalità del blu e del viola poiché, nel corso dell'evoluzione, si è adattato a muoversi e predare principalmente al crepuscolo, ovvero le prime ore della mattina o della sera in cui questi colori sono più evidenti (la cosiddetta "Ora blu", definizione dalla quale abbiamo mutuato il nome del nostro format di video inchieste su Kodami). Inoltre il cervello del cane registra perfettamente gli oggetti in movimento, altra caratteristica legata alla sua attività predatoria.
Per quanto riguardo l'olfatto e l'udito, invece, i nostri amici a quattro zampe possiedono organi di senso strepitosi, certamente non paragonabili ai nostri. Le dimensioni della mucosa olfattiva di un cane, ad esempio, va da 18 a 150 centimetri quadrati, con ben 150mila recettori per centimetro quadrato, in confronto alla nostra che, se dispiegata, è di appena 3 o 4 centimetri quadrati. A questo va aggiunto anche che il loro bulbo olfattivo possiede 40 volte il numero di cellule olfattive dell'uomo, donando a questi incredibili animali il loro caratteristico fiuto eccezionale.
Anche l'udito è molto fine anche se, come l'olfatto, cambia molto da razza a razza. Noi possiamo percepire suoni che vanno dai 20 ai 20.000 Hz, mentre i cani possono udire suoni ben più acuti, ovvero con frequenze più elevate, dai 20 fino ai 35.000/40.000 Hz, superando la nostra soglia dell’udibile e rientrando nel campo degli ultrasuoni.
Il team di ricerca del College di Medicina Veterinaria di Cornell ha, quindi, aggiunto un ulteriore elemento al quadro. I ricercatori hanno eseguito scansioni con imaging a risonanza magnetica, strumento utile per ottenere fotografie che discriminino i tessuti sulla base della loro composizione biochimica, permettendoci di dare uno sguardo a come sono fatti alcuni organi interni.
In particolar modo gli studiosi si sono soffermati sull'ottenere più dettagli sulla materia bianca del cervello, fasci di fibre nervose che uniscono l'encefalo e il midollo spinale e che rappresenta una vera e propria autostrada dove viaggiano le informazioni che partono e arrivano al cervello.
I risultati di queste scansioni hanno portato alla luce una struttura anatomica mai viste prima: dei fasci nervosi che connettono il midollo spinale al lobo occipitale. Il midollo spinale è una struttura cilindrica che mette in comunicazione il cervello con il resto dell'organismo e scoprire che questo organo è connesso al lobo occipitale, una zona del cervello legata alle funzioni visive, ha sorpreso notevolmente i ricercatori.
A questa scoperta si aggiunge anche un'immagine più chiara delle connessioni tra il bulbo olfattivo, il sistema limbico e la corteccia piriforme, zone del cervello note per elaborare le emozioni e utili per la memoria a breve termine.
Le zone del cervello sopra citate, dunque, sono tutte strettamente connesse e permettono ai cani di utilizzare l'olfatto come senso per coadiuvare le informazioni visive. Questa scoperta spiegherebbe anche perché alcuni cani ciechi possano ancora orientarsi, giocare e correre con sicurezza nonostante abbiano perso la vista, infondendo una speranza a tutti i pet mate che hanno dovuto assistere alla perdita totale o parziale della vista del proprio compagno animale.