Sì: siamo proprio specie simili, frutto della co evoluzione che abbiamo avuto camminando insieme nel tempo e ogni giorno un tassello in più si aggiunge sulle abilità dei nostri amici cani che non smettono mai di sorprenderci. Il miglior amico dell'uomo è dotato del cosiddetto "fattore G" che si riteneva appartenesse solo agli esseri umani. E' questo il risultato della ricerca condotta dal Dipartimento di Etologia dell'Università Eötvös Loránd in Polonia.
Quella singola lettera, la G, rappresenta una capacità importantissima della sfera cognitiva che rende i cani una specie davvero eccezionale e tanto vicina a noi nel modo di concepire il mondo, capace di usare il cervello in modo simile al nostro.
Ma, cosa vuol dire avere il "fattore G"? Che cosa è? «Negli esseri umani, risolvere un test cognitivo consente di risolverne anche altri – spiegano i ricercatori – Ad esempio persone che eccellono in matematica possono più facilmente comprendere un saggio di letteratura. Le capacità cognitive umane sono quindi in qualche modo centralizzate ma anche organizzate gerarchicamente: dal mettere in atto compiti specifici ad ampliare temi diversi a livello cognitivo».
Al vertice di questa gerarchia si trova il cosiddetto "fattore cognitivo generale" o “fattore g”. «Il "fattore G" è una componente fondamentale dell'intelligenza, comprende e influenza tutte le capacità cognitive sottostanti ed è anche strettamente correlato al successo accademico, lavorativo e professionale», chiariscono gli esperti.
Quindi ognuno di noi ha una determinata capacità cognitiva che consente di affrontare problemi che possono andare, appunto, dal risolvere una equazione all'interpretare un saggio. Ma c'è una stretta correlazione tra le varie "sfide" che vengono vinte più facilmente proprio perché esiste una parte del nostro cervello che tiene tutte le informazioni e le confronta. Una sorta di "cabina di regia" che rende poi ad ogni passo più semplice affrontare un tema perché si è riusciti a fare esperienza su altri temi.
Anche i cani hanno questa capacità cognitiva: possiedono un “fattore g” simile a quello degli esseri umani che mette in luce la struttura gerarchica dell’intelligenza canina e le sue implicazioni sull’invecchiamento. Gli esperti sono arrivati a questo risultato valutando 129 cani di famiglia di età compresa tra tre e quindici anni nell'arco di due anni e mezzo. Il team ha trovato nei cani quelli che ha definito «ampi domini cognitivi», ovvero la capacità di risoluzione dei problemi e la capacità di apprendimento che si collegano per formare un "fattore cognitivo generale canino".
Il "fattore g" dei cani, poi, non solo è correlato a tratti come il comportamento esplorativo, l'interesse per le novità e l'addestrabilità ma diminuisce anche con l'età, in particolare nei cani che non sono in buona salute. «Questi risultati non solo migliorano la nostra comprensione della cognizione canina e dei suoi parallelismi con l’intelligenza umana – hanno scritto i ricercatori nello studio – ma sottolineano anche il potenziale dei cani come specie modello per la ricerca sull’invecchiamento».
I cani hanno affrontato diversi test realizzati per formare una struttura gerarchica simile a quella osservata nella cognizione umana. I ricercatori hanno così identificato due ampi domini cognitivi: la risoluzione indipendente dei problemi, che includeva test di persistenza, risoluzione dei problemi e memoria, e la capacità di apprendimento, che comprendeva l’apprendimento associativo e test di apprendimento a prova singola. Questi domini erano interconnessi, indicando che i cani con migliori capacità di problem solving generalmente imparavano nuovi compiti più rapidamente, confermando l’esistenza di un fattore cognitivo generale di ordine superiore che li lega insieme. Prendendo spunto dalla letteratura umana, gli autori si riferiscono a questo appunto come al "fattore g canino".
«Non ci siamo accontentati di trovare semplicemente il "fattore g canino" però – ha spiegato Tamás Faragó, ricercatore del Dipartimento di Etologia dell'ELTE – volevamo anche confermare se avesse un potere predittivo simile a quello descritto negli esseri umani e siamo arrivati a scoprire che i cani con punteggi elevati del "fattore g" erano più propensi a esplorare ambienti non familiari, mostravano maggiore interesse per le novità e si comportavano meglio in nuove situazioni di apprendimento».
Il fattore g dei cani è però correlato anche alla loro personalità, cosa che conferma l'importanza di quanto già accertato dalla scienza: ogni cane è un individuo a sé e lo stesso avviene anche per noi umani.