I cani entrano in Università a Lodi, precisamente nella nuova sede del dipartimento di Medicina veterinaria e Scienze animali della Statale di Milano. Dopo due anni di sperimentazione, ha preso il via l’accordo che prevede che tutte le persone che lavorano in Facoltà potranno portare il loro amico in ufficio.
«L’idea è nata nel momento in cui ci siamo trasferiti come sede a Lodi da Città Studi dove non c’era alcun regolamento che gestisse l’afflusso dei cani dei dipendenti e degli studenti», spiega a Kodami Clara Palestrini docente di Medicina veterinaria e Scienze animali che ha promosso l’iniziativa insieme al professore Gustavo Gandini.
«Per questo abbiamo deciso che, visto il trasferimento, fosse il momento giusto. L’intenzione è quella di rendere il portare il cane con noi in Facoltà un’esperienza arricchente, rendendola però anche una esperienza educativa e formativa, evitando qualunque disagio per coloro che non vogliano avere animali intorno. Perché sì che siamo la Facoltà di Medicina e Veterinaria, ma ci sono anche una serie di dipendenti che si occupano di altro ed è corretto che l’attenzione venga posta anche nei loro confronti. Insomma, cerchiamo di rendere questo servizio piacevole per tutti».
«Abbiamo pensato di cominciare intanto con i cani dei dipendenti, docenti e personale amministrativo e per tutti coloro che frequentano l’Ateneo per motivi lavorativi, quindi borsisti, dottorandi, ecc. Purtroppo per gli studenti c’è stata un po’ più di limitazione perché sono molti e sarebbe davvero molto impegnativo. Detto questo, però, in casi d’emergenza anche loro possono fare richiesta. Faccio un esempio, il cane ha subito un intervento e non può restare a lungo da solo, il cane soffre di ansia da separazione dal suo umano, insomma, diciamo appunto nei casi urgenti. Le domande però in questo caso verranno valutate di volta in volta, verificando se davvero ci sono le condizioni per accettare la richiesta. C’è senz’altro comunque una flessibilità e una volontà di andare incontro alle diverse esigenze».
Tornando al personale, il regolamento è preciso: «Per chi ha un ufficio singolo è chiaro che non ci siano problemi. Per chi ha un ufficio in comune dovrà far richiesta e se qualcuno non sarà d’accordo il cane non si porta. In caso positivo si dovranno rispettare alcune regole. Intanto, proprio visto che volevamo promuovere l’iniziativa anche come momento educativo, chi vorrà portare il proprio animale in Facoltà, dovrà aver conseguito un percorso formativo per una corretta gestione e educazione del proprio cane, ovvero il cosiddetto Patentino, istituito dal Decreto Ministeriale. La cosa bella è che l’abbiano fatto tutti con grande entusiasmo».
Il patentino però non basta: ci vorrà l’iscrizione all’anagrafe degli animali d’affezione, la stipula di un’assicurazione per danni contro terzi, un certificato di buona salute. «Il regolamento stabilisce inoltre requisiti sanitari e gestionali: il cane, infatti, oltre a essere esente da patologie trasmissibili, dovrà essere pulito e non dovrà mostrare comportamenti di aggressività verso le persone e gli altri animali e non dovrà disturbare in alcun modo l’attività dei dipendenti. Inoltre, la presenza del cane dovrà essere segnalata sulla porta degli uffici e nel caso di allontanamento dall’ufficio e presenza del cane nello stesso, la persona è tenuta a chiudere la porta a chiave e a segnalare il divieto d’ingresso nell’ufficio».
L’Università non è certo la prima struttura ad attivare questo genere di servizio: «Si sta muovendo così in generale, lo vediamo anche nelle grandi aziende o negli uffici pubblici, non siamo di certo gli unici. Noi nello specifico ci siamo detti, siamo una facoltà di Veterinaria, fa un po’ strano non farlo potendolo realizzare anche in modo formativo. Devo dire che il servizio è già attivo e al momento non ci sono stati problemi di nessun genere, nonostante siano già 40 i dipendenti che portano il loro cane in Facoltà. Certo il rodaggio ci vuole e noi siamo solo all’inizio e infatti regole o cambiamenti vengono aggiunti e fatti in corsa, vedendo come funzionano le cose nella realtà, cercando di migliorare sempre più questa nuova possibilità».