Era la fine del mese di agosto quando 12 cani da pastore e un piccolo meticcio appartenente al gruppo sono stati catturati e portati al canile di Torre Melissa per aver provocato la morte di una giovane donna. Simona Cavallaro è deceduta a causa delle gravi ferite inferte dai cani che proteggevano un gregge di circa duecento capi sul Monte Fiorino, nei pressi di un’area picnic nel comune di Satriano. Kodami sta seguendo la vicenda sin dal primo giorno, un episodio gravissimo che vede attualmente quegli animali come gli unici condannati a un “fine pena mai” tanto che, ancora oggi, la loro vita sembra essersi arenata dentro a un canile da allora. Infatti i cani, pur non essendo sotto sequestro giudiziario, sono ancora bloccati nelle gabbie mentre il tempo passa.
Dopo l’interesse suscitato dalla puntata de “L’ora Blu” sul caso di Satriano, pubblicata sul sito e sui canali social di Kodami il 5 novembre, la struttura Pet Service che ospita i cani ha ricevuto diverse richieste di adozione da parte di alcune associazioni animaliste che vorrebbero dargli un destino migliore, ma tutto è ancora fermo. Perché? Ecco dunque qual è la situazione attuale.
Chiesto il consenso per farli adottare e sterilizzare, tutti i “no” che ancora costringono i cani nelle gabbie
Antonio Bevilacqua, il responsabile della struttura di Torre Melissa in provincia di Crotone ha inviato una richiesta ufficiale per ottenere il permesso di procedere, come da prassi, alla sterilizzazione dei cani e di poter avviare le procedure per l’adozione degli stessi ai richiedenti entro il 15 dicembre 2021.
Questa lettera, indirizzata al Comune di Satriano, al Comando dei Carabinieri di Soverato, al responsabile dell’ASP di Catanzaro e a quello di Crotone, alla PM Irene Crea e al signor Pietro Rossomanno (pastore e proprietario del gregge di capre) ha ricevuto risposte diverse e in contrasto tra loro.
Mentre il sindaco di Satriano infatti ha dato il nulla osta per dare inizio ai percorsi di adozione, la PM ha chiesto invece di non procedere in quanto «si prega di voler differire le operazioni di sterilizzazione e affido poiché i cani indicati risultano ancora di interesse investigativo» , ma aggiunge anche che in caso non fosse possibile procrastinare questi interventi di informarla affinché possa prendere altri provvedimenti. L’avvocato Michele Pezone di LNDC, così commenta la risposta della giudice: «Con questa dichiarazione la PM mostra una certa apertura ad eventuali possibilità. A questo punto è importante farle presente che prima si procede con queste prassi, visto anche l’appoggio del Comune di Satriano, meglio è per tutti. Soprattutto per i cani».
Alla stessa richiesta, invece, l’avvocato Carlofernando Parisi dello Studio Legale Parisi di Catanzaro, che segue la vicenda come legale del pastore che è indagato per omicidio colposo, ha sottolineato, rispondendo per iscritto, che il loro assistito «non è assolutamente proprietario dei 13 cani sequestrati nell’Agosto u.s. in località Monte Fiorino del Comune di Satriano». Una evidente tesi difensiva visto che, dal punto di vista della documentazione ufficiale, quei cani sono stati intestati al pastore su indicazione del Comune immediatamente dopo la cattura e risultano quindi all’anagrafe canina registrati a suo nome solo dopo quanto accaduto. All’epoca dei fatti solo Bianca, una femmina adulta del gruppo, aveva il microchip da cui risulta di proprietà di Rossomanno. In sostanza il legale ha voluto precisare che non è affare del suo assistito quello che accade a quei cani.
Il Comune di Satriano, infine, ha saldato il debito con la Pet Service per il mantenimento dei cani e sprona Bevilacqua a procedere per le adozioni. Fatto salvo il logico interesse economico, il Comune e il Sindaco ad ora sono dunque gli unici attori di questa triste vicenda a cercare di dare un futuro ai cani della Pineta ma il tutto avviene in un contesto come quello fino a questo punto descritto, ovvero determinato da prese di posizione diverse e poca o nessuna collaborazione per mettere il canile in condizione di poter avere un definitivo “sì” alla possibilità di essere adottati.
Come se tutto ciò già non bastasse, rimane anche da risolvere la questione della eventuale rinuncia di proprietà, sempre ricordando che ad ora sono registrati a nome di una persona che non li riconosce, elemento che rende ancora più complicato il passaggio ad un eventuale adottante, qualora la PM decidesse finalmente di sbloccare la situazione non chiara dei cani.
Il tempo passa ed è il nemico peggiore per i cani di Satriano
La PM avrà certamente le sue ragioni per chiedere di procrastinare la sterilizzazione e l’adozione dei cani, ma ad oggi quei 13 individui sono reclusi da quasi quattro mesi senza che nessuno si sia mai presentato alla struttura per procedere alla raccolta di eventuali altre informazioni utili alle indagini, come osserva l’avvocato Pezone: «Non c’è alcune attività investigativa che si possa svolgere adesso sui cani che non si sarebbe potuta fare in tutto questo tempo». Il legale di LNDC aggiunge anche che: «A questo punto qualunque tipo di attività investigativa non sarebbe per nulla preclusa dal fatto che i cani siano adottati e vivano in una nuova famiglia».
Il tenente Luca Palladino, Comandante della stazione dei Carabinieri di Soverato, incaricato di svolgere le indagini aveva oltretutto già chiarito a Kodami che i prelievi del DNA e le impronte dentali dei cani sono state raccolte al momento della cattura, prima cioè che i cani fossero portati al canile.
Intanto il tempo passa e, alla fine, è il peggior nemico per i 13 cani della pineta di Monte Fiorino. Tra di loro, infatti, ci sono anche due cuccioloni, Astrid e Jack, che ora hanno un anno, e più crescono meno probabilità avranno di trovare una famiglia. Il tempo trascorso in canile è deleterio rispetto ad una possibile ricollocazione, il loro “IDA” (Indice Di Adottabilità) e la loro “appetibilità” diminuiscono. E questo è purtroppo un fatto, certamente non giusto, ma concreto.
«Vogliamo aiutare Nathan e Astrid, noi siamo pronti»
Vista la possibile apertura della PM e su consiglio dell’avvocato Pezone ad agire, Kodami ha contattato la responsabile dell’associazione F.I.A. di Morano Calabro, Teresa Marranghello, che a suo tempo si era interessata per l’adozione di Nathan e Astrid per verificare che ci fosse ancora l’intenzione di farlo e la risposta è stata positiva. «Ci siamo interessati a quei cani dopo aver visto la vostra inchiesta e abbiamo pensato di poter aiutare almeno due di loro. Abbiamo visto il piccolo Nathan, e ci è parso un cane tranquillo, e forse riusciamo a trovargli rapidamente una famiglia adottante. Mentre per Astrid abbiamo pensato di farla ospitare da un’educatrice con la quale collaboriamo e che ci aiuta nella valutazione dei cani per l’adozione migliore possibile».
In attesa che la situazione cambi, così, il passo successivo di Teresa Marranghello sarà quello di andare in canile a conoscere i cani e di presentare al più presto possibile una richiesta ufficiale congiunta con il Comune di Satriano di adozione alla PM Irene Crea della Procura della Repubblica di Catanzaro.
I cani di Satriano come migliaia di altri condannati in canile
Il caso di Satriano è tanto raro per quanto riguarda la morte di un essere umano causata da cani quanto comune invece per migliaia di cani che sono nelle stesse condizioni dei 13 di Monte Fiorino. Ogni giorno tanti soggetti entrano in canile, senza essere stati coinvolti in alcun fatto di cronaca, nel silenzio. E nel silenzio rischiano di trascorrere la loro intera vita in un box, a soffrire senza alcuna ragione.
Raccontare questa storia, che continueremo a seguire fino al suo epilogo, ha principalmente lo scopo di mantenere l’attenzione su una questione che riguarda moltissimi esseri viventi, oltre che cercare di capire come evitare che incidenti in cui dei cani sono coinvolti non accadano più.