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19 Luglio 2024
15:04

I cani dell’allevamento lager di Trecastelli sono ancora nel limbo giudiziario, la denuncia della Lav

I cani dell'allevamento Itshow Kennel di Trecastelli, in provincia di Ancona, sono bloccati in un limbo giudiziario. La Lav chiede la convocazione di una conferenza dei servizi per fare luce su quanto sta avvenendo nella struttura.

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I cani dell'allevamento Itshow Kennel di Trecastelli, in provincia di Ancona, sono ancora nella struttura, bloccati in un limbo giudiziario. Lo denuncia la Lav che nel procedimento davati al Tribunale di Ancona è stata riconosciuta come parte civile.

Sul banco degli imputati ci sono i titolari dell’allevamento e altre sei persone, tra cui tre medici veterinari pubblici e un medico veterinario libero professionista. Il processo si era aperto a febbraio 2024 e le accuse andavano dalla detenzione di animali in condizioni incompatibili con le loro caratteristiche etologiche al traffico illecito di animali da compagnia passando anche per il reato di disastro colposo.

All'interno dell'allevamento specializzato in cani di piccola taglia, si era sviluppato un importante focolaio di brucellosi canina scoperto durante il sequestro del 7 gennaio del 2021. In quell'occasione i Carabinieri avevano scoperto ben 800 cani, a fronte dei 71 che la struttura era autorizzata a contenere. Gli animali erano rinchiusi in trasportini in «ambienti pervasi dall'odore nauseabondo dell'ammoniaca prodotta dalle deiezioni», come avevano dichiarato in militari. Un mese dopo il "dossier Trecastelli" è finito sul tavolo dell'allora ministro della Salute, Roberto Speranza. Quello trovato nel canile lager era infatti l’unico focolaio di brucellosi canina d’Europa, un rischio sanitario elevatissimo dato che la malattia può essere trasmessa anche all'essere umano.

Nonostante la gravità della situazione, anche per la salute pubblica, e l'avvio delle indagini, poco è cambiato per gli animali: la maggior parte è rimasta all'interno dell'Itshow Kennel. Lo denuncia la Lav: «Siamo davvero sconcertati di sapere che i medici veterinari pubblici che siedono sul banco degli imputati non siano almeno stati destinati ad altro incarico e siamo preoccupati per i cani che sono ancora all’interno dell’allevamento. Da anni stanno vivendo una situazione di cattività lontani dal calore di possibili famiglie adottive».

Una situazione che sarebbe determinata anche dal silenzio delle istituzioni sulle condizione di salute dei cani. «Nonostante le numerose richieste non ci è dato di sapere nulla riguardo alla loro situazione sanitaria informazione importante al fine di poter lasciare l’allevamento, ancora sotto sequestro – sottolineano gli attivisti – ed essere inseriti in famiglia come lo sono stati i cani che sono risultati negativi alla brucellosi o che si sono negativizzati. E nonostante le nostre richieste non ci risulta che siano in atto terapie finalizzate alla cura della brucellosi. Per questo motivo chiediamo che sia costituita con urgenza una conferenza di servizi affinché sia fatto il punto sulla salute dei cani e siano impostate terapie per il loro affidamento».

Ad una richiesta di accesso agli atti inviata dalla Lav anche alla ASUR per conoscere l’esito di tutti i test per la brucella canis effettuati a giugno 2023 e di tutti gli eventuali test successivamente eseguiti, nonché per sapere se fossero stati avviati eventuali protocolli terapeutici e i risultati ottenuti, non senza sorpresa, proprio uno dei medici veterinari ASUR accusati ha risposto all'associazione che «tali informazioni, essendovi un procedimento penale in corso, non potevano esserci fornite».

Per fare chiarezza, gli attivisti hanno chiesto che venga convocata una conferenza dei servizi: «Anche per principio di precauzione, nonché in nome della trasparenza che deve essere il principio cardine che guida la pubblica amministrazione rinnoviamo quindi pubblicamente la richiesta di sospensione dalle loro attività dei medici veterinari sotto processo e ci auguriamo che la Conferenza dei servizi, sia convocata al più presto».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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