Abbiamo sempre più prove di quanto i cambiamenti climatici stiano modificando radicalmente la struttura stessa degli ecosistemi di tutto il mondo. Un nuovo esempio ci è dato dallo studio pubblicato su PNAS che ha tentato di capire come sia i cambiamenti a lungo termine che gli eventi estremi possano determinare la sopravvivenza di una popolazione di pinguini di Magellano (Spheniscus magellanicus), portando infine alla scomparsa completa dell'animale in alcune aree del globo.
«I cambiamenti climatici a lungo termine e gli eventi climatici estremi hanno un impatto diverso sulle popolazioni animali, ma rimane sconosciuto se e perché questi processi possano agire in sinergia o in modo antagonista». Queste le parole degli studiosi dell'Università della California. «Districare questi effetti è fondamentale per prevedere gli esiti sulla popolazione man mano che il clima cambia».
Per farlo i ricercatori hanno utilizzato una quantità esorbitante di dati provenienti da un gran numero di pinguini. Utilizzando infatti un set di dati provenienti da un monitoraggio di 38 anni su 53.959 pinguini, gli scienziati californiani hanno dimostrato come il cambiamento climatico influisce pesantemente sul declino solo di alcune popolazioni, in maniera differente a seconda delle diverse fasi della vita di ciascun individuo.
«Abbiamo visto che le pressioni climatiche possono lavorare sia in sinergia che in modo antagonista per influenzare la persistenza della popolazione animale – aggiungono i ricercatori – Per questo è necessario esaminare entrambi i processi insieme».
Le bolle di calore provocate dall'effetto serra influenzano, per esempio, la sopravvivenza degli adulti, ma questi effetti negativi sono contrastati da quelli positivi dei cambiamenti a lungo termine. Questi effetti positivi consistono in estati più lunghe che permettono un prolungamento delle stagioni di caccia dei pinguini. Tuttavia, per quanto questi fenomeni possano essere considerati antagonisti, nel lunghissimo tempo cambiamenti climatici a breve e lungo termine non si annullano a vicenda. Il risultato complessivo è la scomparsa completa della popolazione o comunque un calo demografico molto importante che metta a rischio la sopravvivenza della specie.
«Presi insieme, questi effetti porteranno alla scomparsa delle popolazioni in tutti i futuri scenari climatici. Questo lavoro sottolinea l'importanza di un approccio olistico che integri lo studio di più variabili climatiche, delle fasi della vita degli individui e degli eventi climatici vantaggiosi citati precedentemente», dichiarano i ricercatori.
Non è la prima volta che una equipe di studiosi mette in guardia sugli effetti combinati del cambiamento climatico. Eppure le varie conferenze sulle parti (COP) sembrano fallire ripetutamente, anno dopo anno, scatenando decine di polemiche e la rabbia degli attivisti. Oggi, più che mai, sembra inoltre essere una preoccupazione comune vedere estinguersi vaste popolazioni di specie selvatiche durante la manifestazione di fenomeni estremi.
Questi ultimi infatti stanno aumentando di numero e l'entità della loro potenza, divenendo in determinate parti del globo i veri responsabili di uno sterminio a cui le popolazioni non riescono a rispondere. E lo studio “Unprecedented heat mortality of Magellanic Penguins”, pubblicato su Ornithological Applications da alcuni studiosi dell’Università di Washington – Seattle, ci racconta proprio gli effetti di uno di questi fenomeni in una delle più grandi colonie riproduttive di pinguini di Magellano – la stessa specie studiata dall'articolo su Pnas – del mondo.
«Abbiamo trovato 264 adulti morti e 90 pulcini morti nella colonia riproduttiva e lungo le spiagge, dopo aver registrato la temperatura più alta all'ombra (44°C il 19 gennaio 2019) dall'inizio dello studio nel dicembre 1982», dichiarano nel loro articolo gli scienziati di questa seconda equipe, che sembrano confermare direttamente le affermazioni degli autori californiani. Gli eventi estremi sono oggi giorno i fenomeni più pericolosi per le specie. «Abbiamo trovato adulti e pulcini morti in posture utilizzate per rilasciare calore (es. sdraiati a testa in giù con pinne e piedi distesi lontano dal corpo e/o becco aperto). Non abbiamo trovato prove di cause di mortalità diverse dal calore (ad esempio, malattie, alghe tossiche, fame). Gli adulti potenzialmente morivano per disidratazione, perché gli adulti morti avevano condizioni corporee significativamente peggiori rispetto agli adulti sopravvissuti».
Gli scienziati prevedono che a livello globale i cambiamenti climatici produrranno eventi meteorologici sempre più estremi, da qui al 2050, anche se come abbiamo visto gli effetti varieranno anche di molto a secondo dell'età e in base alla località. Le conseguenze dell’ondata di caldo e il dato che gli eventi positivi a lungo termine non bastano però a garantire la sopravvivenza delle specie mostrano alla comunità internazionale quali sono i limiti a cui gli animali. Se non si interviene dunque subito per arginare il fenomeno del surriscaldamento climatico, buona parte delle specie soffriranno da qui alla fine del secolo, per poi rischiare di estinguersi definitivamente, insieme ad alcuni interi ecosistemi.