Dei bonobo di fronte a un "Titanic" interpretato da due conspecifici al posto di Kate Winslett e Leonardo Dicaprio si commuoverebbero. No, non è proprio questo il risultato di un interessante studio sulle emozioni dei nostri parenti prossimi ma può rendere l'idea perché secondo quando è stato scoperto dal team di ricerca dell'Istituto dell'Unità di psicologia cognitiva dell'Università di Leida nei Paesi Bassi, questi primati modulano le loro emozioni in base a ciò che osservano in modo simile a come facciamo noi umani.
Percepire le emozioni negli altri è alla base della cognizione sociale di ordine superiore. L'importanza delle emozioni è dimostrata dal fatto che ricevono un'attenzione prioritaria nelle prime fasi di elaborazione dell'ambiente negli esseri umani e in alcuni altri primati. «Tuttavia – hanno scritto i ricercatori – non comprendiamo appieno come l'emozione moduli l'attenzione per periodi più lunghi nei primati, in particolare nelle grandi scimmie».
I bonobo, tra i nostri parenti più stretti, si distinguono nell'elaborazione e nella regolazione delle emozioni tra le grandi scimmie. Ciò li ha resi una specie di confronto interessante e un modello prezioso per studiare l'evoluzione della percezione delle emozioni negli ominidi. «Abbiamo studiato come i bonobo e gli esseri umani prestino spontaneamente attenzione a scene emotivamente valenti utilizzando l'eye-tracking – spiegano i ricercatori nel testo – Abbiamo scoperto che i bonobo e gli esseri umani in genere guardano più a lungo le scene emotive, principalmente di conspecifici. Inoltre, mentre i bonobo non avevano una propensione verso le scene umane emotive, gli esseri umani mantenevano la loro attenzione verso i bonobo che giocavano, si pulivano e facevano sesso».
Ma come hanno fatto gli esperti a confrontare le espressioni emotive dei bonobo e degli umani? Nel paper spiegano che ci sono effettivamente delle «continuità evolutive» nelle espressioni delle due specie, come la faccia rilassata a bocca aperta durante il gioco per le interazioni di affiliazione o l'apparire di una ruga sul naso quando si è disgustati. Vi sono però marcate differenze nel quando e nel perché queste espressioni si verificano. «Ad esempio – precisano – la vasta letteratura sulle espressioni emotive negli umani mostra che espressioni simili possono avere significati diversi a seconda del contesto (ad esempio, sorridere è un'espressione di affiliazione, ma può anche indicare subordinazione o imbarazzo)». Allo stesso modo, mostrare i denti da parte dei bonobo e degli scimpanzé può segnalare intenzioni benigne e viene fatto però sia in situazioni di affiliazione (ad esempio durante il gioco) sia in situazioni agonistiche.
Per rendere possibili i confronti tra specie, gli scienziati hanno scelto di consolidare le espressioni facciali e corporee in categorie che trasmettono uno stato emotivo simile. «Nello specifico, abbiamo esaminato come i bonobo e gli umani vedono scene che raffigurano individui in difficoltà (ad esempio, il pianto negli umani e le esibizioni di denti scoperti nei bonobo), scene di affiliazione come la toelettatura (bonobo) e l'abbraccio (umani), scene eccitanti che mostrano individui impegnati in attività sessuali o che mostrano genitali eccitati (bonobo), individui che si baciano e sono coinvolti in un abbraccio romantico (umani) e, infine, individui che sbadigliano».
Utilizzando questa modalità, il team ha dunque indagato se bonobo e esseri umani prestano più attenzione alle scene emozionali rispetto a scene neutre che riguardavano sia conspecifici che eterospecifici. Risultati precedenti sugli umani avevano già mostrato un'attenzione immediata verso le scene emozionali dei bonobo ma ancora, nonostante questo studio, non si sa se questi ultimi abbiano un'attenzione simile verso le scene emozionali umane. Gli esperti ritengono che questa ipotesi sia da caldeggiare, considerando quella che definiscono «la loro elevata sensibilità sociale».