Più vedo i video del raduno di Barboncini che c'è stato a Napoli in piazza del Plebiscito più i miei occhi non possono fare altro che paralizzarsi sulle espressioni facciali e la postura di quei cagnetti, alla vista di stati di disagio che sconfinano in ansia e stress in molti di loro che sono stati costretti a partecipare.
Ovunque sui social, ma anche sui media online, rimbalzano montaggi con musiche allegre e volti di persone orgogliose e felici di aver portato il loro cane in mezzo ad altre centinaia di suoi simili mentre applaudono e urlano, li tirano verso l'alto su suggerimento di una voce con tanto di microfono che gli dice "Uno, due.. tre: alzate i barbonciniii" e pure con alcuni che li scuotono mentre vengono sollevati come se fossero pupazzi.
Tutti uguali sembrano i cani a chi li guarda con superficialità ma, invece, a me sembrano tutti uguali gli umani: incapaci o anche solo colpevolmente inconsapevoli che questi raduni sono momenti di allegria riservati a noi e non certo ai nostri "compagni di vita".
Mi attirerò le ire funeste di almeno due categorie di persone ora: da una parte quelli che hanno appunto portato il loro cane nella piazza simbolo di Partenope (e pure sul lungomare che non ce la vogliamo fare una storia su Instagram con sfondo Vesuvio?) che sono lì a dire "ma come si permette questa di giudicarmi, io amo il mio Barboncino!". E poi arriveranno pure i commenti di quelli che pensano quanto poca importanza abbia mettersi a parlare di ciò che provano gli altri animali in generale, andando poi a guastare le feste quando "succedono cose allegre e divertenti".
Bene, a entrambi dico: sfogate ulteriormente la pochezza d'intelletto e non solo d'animo che contraddistingue chi non rispetta l'altro da sé – categoria ancora troppo presente anche nel mondo degli "amanti degli animali" – e quella di chi degli animali proprio non interessa nulla, tranne quando possono generare ilarità o tenerezza attraverso le immagini che inondano i nostri feed sui social.
Ora, mi rendo conto, ci deve essere una necessaria spiegazione per far comprendere a chi fosse davvero interessato ad analizzare il linguaggio del corpo dei cani (che rimane il principale strumento per capire la loro modalità di comunicazione) perché immagini simili in me provocano un senso di sconforto che mi fa quasi dubitare della nostra intelligenza specie specifica e pure di quell'amore che viene tanto sbandierato, come se bastasse per essere in diritto di fare ciò che si vuole di un altro individuo.
Partiamo allora da un presupposto: non si decide di vivere con un animale domestico, cane o gatto che sia, se si pensa che sia un oggetto e non un essere vivente. Poi smantelliamo subito il primo luogo comune che le persone hanno sui cani, ovvero che stanno bene quando sono in mezzo ai loro simili. Bene, premesso che Fido è un animale sociale come noi umani, siete altrettanto sicuri che ognuno di noi non veda l'ora di stare in mezzo a centinaia di altre persone? No, sicuramente su questo saremo d'accordo. Allora è semplice capirci, pure senza andare a scomodare troppo l'etologia del cane: vale lo stesso per loro.
Come si capisce allora se il mio cane sta bene in mezzo agli altri suoi simili? Se te lo chiedi vuol dire che ancora non lo conosci bene, dunque inizia a pensare che ha le sue preferenze e che se vorrà degli amici sarà lui a scegliere quali possono essere definiti così. Ti posso assicurare che se potesse dirtelo a parole ti risponderebbe, però, che ne desidera "pochi ma buoni". Del resto non è un ragionamento che funziona anche per te? Credimi allora: è lo stesso per un cane e se vuoi puoi leggere articoli su articoli che abbiamo scritto su Kodami in merito in cui troverai tantissimi spunti per andare più a fondo nella scoperta delle emozioni, dei desideri e dei bisogni del tuo amico e anche risposte e spiegazioni rispetto alle preferenze in generale non solo della specie in quanto tale ma fino alle singole razze. Per poi scoprire che però la chiave di tutto sta nel riconoscere che il cane che ti è accanto è unico e irripetibile, come ogni persona del resto.
Eppure, vedendo quelle immagini, continuano a sembrarti tutti uguali… Guarda meglio, fai come me: vedrai cani ansimare, altri sbadigliare, qualcuno accasciarsi nelle braccia del proprio umano di riferimento, altri tirare al guinzaglio per provare a fuggire da quella situazione. Altri, ancora, potrai notare che sono proprio "freezati", ovvero paralizzati e qualcuno, infine, noterai che "tiene botta" perché se c'è una cosa che i cani sanno fare meglio di noi è avere una grande resilienza.
Questi atteggiamenti o comportamenti che si evincono nel guardare le immagini di Napoli e che ora ho brevemente accennato rientrano tra i segnali di stress che fanno parte della comunicazione non verbale dei nostri "migliori amici" che però da tali non vengono trattati nemmeno da chi, appunto, crede che "amarli" voglia dire sottoporli a eventi del genere.
A chi sta per offendersi dopo la mia ultima frase, vorrei fare subito una domanda onde evitare polemiche inutili: sai che quando applaudi e urli di gioia il tuo cane in mezzo a quel delirio prova un grande disagio? No, non lo sapevi e spero che ora che lo hai scoperto eviterai di metterlo di nuovo in quella situazione.
Ultimo ma non ultima riflessione che mi viene da fare è che quei cani in effetti hanno delle cose in comune che li rendono tristemente simili e che non dipendono da loro ma sempre da chi li ha acquistati: sono alla moda. Ciò è evidente, ad esempio, solo notando quanti Barboncini Toy dal pelo marrone svettano tra gli altri. Questi animali – tali sono e non oggetti, giuro che è l'ultima volta che lo scrivo – vengono comprati e venduti e il loro prezzo, proprio come gadget di lusso, può arrivare oltre i 4000 euro.
Ora, per carità, concludo e anticipo anche le mie scuse qualora ricevessi anche solo una mail in cui chi era in piazza mi dice che ha approfondito le motivazioni di razza del Barboncino e soprattutto se mi spiega esattamente perché fosse necessario poi portare proprio quel cane – dunque spiegandomi la sua personalità che ben dovrà conoscere – al raduno per il suo benessere. E non per il proprio divertimento.