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17 Novembre 2021
17:18

I 5 più famosi gatti neri della letteratura

Dal demoniaco Behemoth fino al tenero Zorba, ecco una panoramica dei 5 gatti neri più amati e temuti della letteratura.

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gatto nero

I gatti neri, da sempre associati all’occulto, anche in letteratura si sono ritagliati un ruolo da protagonisti nei classici di tutto il mondo. In occasione della Giornata internazionale del gatto nero ecco una panoramica dei cinque gatti neri più amati e temuti della letteratura: dal demoniaco Behemoth, nato dalla penna di Bulgakov, fino al tenero Zorba creato da Sepúlveda.

Nel corso dei secoli, scrittrici e scrittori si sono appropriati di alcune caratteristiche tradizionalmente attribuite a questi gatti e ne ha fatto la metafora di un complesso di valori: furbizia, indipendenza e malvagità, che raccontano poco degli animali e molto degli esseri umani.

Che siano personaggi principali o secondari non importa: i gatti neri nella letteratura sono il motore dell'azione e forniscono sempre un indizio sulla natura ambigua degli umani che incrociano il loro cammino.

Il maestro e Margherita

Francobollo gatto nero Bulgakov

"Il maestro e Margherita", capolavoro dello scrittore russo Michail Bulgakov racconta due storie parallele destinate a incontrarsi: da una parte quella del maestro e della sua amata Margherita, e dall'altra quella di Ponzio Pilato. A rendere un classico questo "racconto maledetto", scritto e dato alle fiamme più e più volte fino alla definitiva pubblicazione negli anni 60 del Novecento, non sono però i protagonisti umani, ma il gatto nero Behemoth.

Behemoth è un demone, malizioso e irriverente, al seguito del Diavolo durante il suo viaggio in Russia. Il gatto sarà l'accompagnatore di Margherita nelle notti sataniche sopra i tetti di Mosca e a cavallo di una scopa. La protagonista, occasionalmente tramutata in strega, affronta così un viaggio tra reale e irreale, passato e presente, e soprattutto tra il bene e il male. E la sua guida non poteva che essere il diabolico gatto nero.

Behemoth ha lasciato un segno tanto profondo nell'immaginario collettivo da essere stato scelto come Francobollo commemorativo delle Poste Sovietiche nel 1991.

Il gatto nero

Immagine

Non si può parlare di gatti neri senza citare Edgar Allan Poe, lo scrittore che ha dato nuova dimensione al genere gotico nella letteratura. Poe racconta vicende che incutono timore, non tanto per la presenza di esseri soprannaturali, ma perché descrivono le pulsioni più nascoste dei suoi protagonisti. Tendenze e sentimenti che fanno parte della vita di tutti gli esseri umani ma che nella realtà non hanno quasi mai l'esito violento descritto dall'autore.

Nelle sue opere, lo scrittore statunitense sceglie di portare alla luce la volontà di fare del male silente in ogni creatura e il rimorso che l'agire di questo male inevitabilmente comporta. Questa ambiguità è bene esemplificata in uno dei suoi racconti più noti: “Il gatto nero”, scritto nel 1843.

Il protagonista è un uomo comune che una notte si trasforma in assassino. In preda ai fumi dell’alcol prima sevizia il suo gatto Plutone fino a ucciderlo e dopo, non contento, arriva a togliere la vita alla moglie e ad occultarne il corpo all'interno delle mura domestiche. Il rimorso però non dà pace al protagonista, spingendolo alla follia e, involontariamente, anche a costituirsi per il femminicidio.

A iniziare e terminare la catena degli eventi che condurranno il protagonista al patibolo per l'omicidio della moglie è proprio il gatto nero Plutone, al quale significativamente Poe ha attribuito il nome della divinità romana degli Inferi.

La gabbianella e il gatto

gatto nero

Non solo demoni e misteri. Un gatto nero può anche essere così buono da adottare una cucciola di gabbiano rimasta orfana per colpa dell’uomo. È ciò che avviene in “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, racconto dello scrittore cileno Luis Sepúlveda pubblicato nel 1996.

Zorba, un gattone un po’ pigro e indolente, adotta la piccola gabbianella Fortunata quando la madre di lei muore. La gabbianella appena uscita dal guscio ha subito l’imprinting nei confronti di Zorba: da questo legame partono le vicende dei due protagonisti e del loro gruppo di amici. Inizia così un racconto di crescita e formazione che ha accompagnato i giovani e le giovani che da piccolissimi si sono appassionati al racconto di Sepúlveda.

Dal romanzo è stato tratto il lungometraggio d'animazione "La gabbianella e il gatto", diretto dall'italiano Enzo D'Alò nel 1998 che ha avuto un successo straordinario in tutto il mondo.

Il gatto con gli stivali

gatto nero

Quella de "Il gatto con gli stivali" è una fiaba del folclore popolare che dalle corti asiatiche è arrivata sino a Napoli. Complice il popolare film della Universal, il gatto protagonista di questa storia nell'immaginario collettivo ha il pelo rossiccio, tuttavia, una delle più famose razze a pelo nero è il Bombay, un incrocio tra un Burmese e un American Shorthair, selezionata per ricorda una piccola pantera indiana.

Proprio dall'India del Quattrocento partirebbe infatti la storia della quale è protagonista il gatto con gli stivali. La prima versione europea di questo racconto risale al 1695, quando il francese Charles Perrault la inserì nei "Racconti di mamma Oca". Come avvenuto per gli altri racconti di Perrault, anche "Il gatto con gli stivali" è stato in seguito rivisto dal napoletano Giambattista Basile e inserito in "Lo cunto de li cunti", raccolta di racconti popolari.

Ma è nelle "Fiabe del focolare" dei tedeschi Jacob e Wilhelm Grimm che emerge pienamente la dualità del gatto protagonista del racconto: è un dispensatore di doni in grado di trasformare il suo umano da contadino a nobile accolto alla corte del re. Il gatto con gli stivali però è anche dispettoso, e furbo abbastanza da vivere a metà tra il mondo degli esseri umani e quello della magia. Una dualità da sempre associata ai gatti neri.

Kafka sulla spiaggia

gatto nero libri letteratura

Come visto, non è solo l’Occidente letterario ad essere affascinato dai gatti neri: questi esemplari sono molto presenti anche in Oriente. L’esempio più recente è quello fornito dallo scrittore giapponese Haruki Murakami con il romanzo "Kafka sulla spiaggia", edito nel 2002.

Sfruttando l'ambiguità tipica del realismo magico, anche qui a innescare gli eventi è il gatto nero, Toro. È questo animale a mettere in guardia uno dei personaggi, manovrandolo allo scopo di cambiare per sempre le vite dei due protagonisti: il giovane Tamura Kafka e il vecchio Nakato. Si compie così un viaggio surreale che prende le mosse dal mito greco di Edipo.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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