Si sa, le parole contano, soprattutto nel marketing e ancora di più nel food marketing degli animali da allevamento. In questi contesti i pubblicitari sono chiamati a rendere appetibile un'industria che si basa sullo sfruttamento di altri esseri senzienti.
Rendere attraente un'attività come quella dell'allevamento intensivo agli occhi del consumatore è un compito arduo e allo scopo di "indorare la pillola" il comparto ha coniato una serie di eufemismi, giri di parole, sotto cui si nascondono verità difficili da mandare giù.
Per questo l'associazione olandese Wakker Dier, impegnata nella difesa degli animali d'allevamento, ha stilato la classifica con i 5 peggiori eufemismi dell'industria alimentare del 2021.
«Gli animali dell'industria dell'allevamento meritano un linguaggio onesto che renda giustizia alla loro sofferenza», spiegano dall'associazione e più di 12.000 persone hanno espresso il loro parere sull'eufemismo peggiore sulle piattaforme di Wakker Dier. Ecco la top 5.
1. Spogliarello
Al primo posto della classifica dei peggiori eufemismi c'è lo "stripping", letteralmente lo "spogliarello". Questa espressione strizza l'occhia al più antico alleato dell'industria pubblicitaria, anche in ambito food: il sesso. La sensualità vende ed è un richiamo così potente che può essere utile a coprire una pratica che di sexy non ha proprio nulla come l'eviscerazione. Lo "stripping" del pesce, nell'industria ittica intensiva, è infatti la pratica di privare il pesce di tutti i suoi organi interni, allo scopo di rallentare il processo di decomposizione. In molti casi gli animali vengono tagliati vivi e senza anestesia per rimuovere organi e sangue.
2. Tail-Docking
"Tail-Docking" è una espressione anglosassone quasi intraducibile, che in italiano può essere resa come "aggancio della coda". Dietro questo eufemismo si nasconde una delle pratiche più crudeli dell'allevamento intensivo di suini: la bruciatura della coda. La coda dei maiali allevati viene eliminata attraverso la pratica della caudectomia per evitare morsicature e aggressioni tra gli individui, episodi molto frequenti in contesti in cui tanti animali sono costretti in piccoli spazi.
3. Ubriacatura
Anche per il terzo eufemismo restiamo negli allevamenti intensivi di suini. Cosa fa un maiale quando viene portato nella "stanza dell'ubriacatura"? Va verso la morte col gas. Per evitare di rovinarne la carne, questi animali vengono trasportati in una zona apposita del macello dove vengono storditi e uccisi con il gas CO2. L'anidride carbonica, infatti, in elevate quantità ha un'azione corrosiva.
4. Pollo ruspante
Il termine "ruspante" evoca un'immagine bucolica di polli che scorrazzano liberi per il cortile della fattoria. Queste realtà possono esistere, ma il più delle volte i polli ruspanti non escono mai dal loro recinto. Nel migliore dei casi vengono allevati a terra, ma sempre dietro le sbarre, in attesa di essere pronti alla macellazione. Una vita che di "ruspante" ha ben poco.
5. Dropout
"Dropout" è un modo edulcorato per indicare gli animali che "lasciano" l'allevamento, da morti, ovviamente. È l'eufemismo che l'industria ha scelto per indicare la morte prematura degli individui prima di giungere al macello. Spesso questi episodi si verificano a seguito dello stress, oppure delle epidemie, come quella osservata in Campania con il rinnovato focolaio di Brucellosi bovina.