William Buckland, uno dei più importanti paleontologi e il primo scienziato della storia a descrivere un fossile, ancora non sapeva che dopo la sua scoperta avvenuta nel Sussex nel 1824 e la sua prima descrizione, i fossili di dinosauri avrebbero affascinato per secoli le menti di scienziati e non addetti ai lavori.
Scientificamente parlando i fossili si formano da resti e tracce appartenute ad organismi che si sono conservati nelle rocce, tramite processi di sedimentazione e alterazione chimico-fisica dei reperti indotte dalla sedimentazione stessa. Questi reperti ci permettono di avere idea della natura delle antiche specie e di studiare l'evoluzione degli ecosistemi e della geologia del pianeta Terra, lungo il corso della sua lunga storia. Ed è anche grazie a loro, inoltre, se abbiamo sempre più chiaro il percorso che ha condotto antiche forme di vita unicellulari ad evolversi e a sviluppare – tramite la selezione naturale ben cara a Darwin – tutte le altre, da quelle estinte a quelle presenti fino ad oggi.
Ci sono molti motivi per cui la scoperta di un fossile è sempre emozionante: alcuni sono vere rarità, altri raccontano storie nuove alla scienza, altri ancora fotografano momenti di vita che non pensavamo mai di riuscire a vedere. Dunque, ecco di seguito alcune delle scoperte di fossili più incredibili mai rinvenuti.
L'Archeopteryx
Nel 1860 gli scienziati furono scioccati nello scoprire un fossile nei depositi calcarei di Solnhofen, in Germania: sembrava un vero e proprio "anello mancante" tra dinosauri estinti e uccelli moderni, l'Archeopteryx. Questo organismo è stato considerato per anni il più antico uccello conosciuto, presumibilmente vissuto durante il Giurassico superiore, anche se negli ultimi anni sono stati scoperti nuovi animali ben più antichi.
Il primo fossile riconosciuto di Archaeopteryx consiste in una singola piuma, scoperta tra il 1860 e il 1861 e descritta nel 1861 da Christian Erich Hermann von Meyer. Il primo vero scheletro conosciuto, però, fu l'Esemplare di Londra, ritrovato nel 1861 nei pressi di Langenaltheim, in Germania, inizialmente acquistato dal medico locale Karl Häberlein in cambio di una visita media. Il medico lo avrebbe poi venduto per 700 sterline al Museo di Storia Naturale di Londra, dove è tuttora custodito.
Il primo dinosauro “nuotatore”
Natovenator polydontus era un piccolo nuotatore che viveva nell'attuale regione della Mongolia 71 milioni di anni fa ed era lungo solo trenta centimetri. Ittiofago, la specie più simile a lui era Halszkaraptor, un dinosauro teropode dromaeosauride che come il genere Natovenator era imparentato con i più famosi Velociraptor ed era dotato di piume, nella Terra del Cretacico Superiore.
L'esemplare olotipico di Natovenator è stato trovato nei sedimenti della Formazione Goyot Barun della provincia di Omnogovi, in Mongolia. Consiste in uno scheletro per lo più articolato con un cranio quasi completo.
I coproliti
Fra i fossili più assurdi che è possibile trovare sicuramente i coproliti sono in cima alla classifica. Queste sono letteralmente feci fossilizzate e le prime furono scoperte nel XX secolo. Ad esempio, una storia interessante è quella di Mary Anning, una delle poche paleontologhe donne che all'età di 12 anni trovò nell'addome di un fossile di ittiosauro delle pietre che si rivelarono essere materia fecale.
Normalmente il termine coprolite è riferito a tutti gli escrementi fossili che possono raggiungere dimensioni ragguardevoli come nel caso ad esempio un fossile di coprolite di Tyrannosaurus rex che pesava 7 chili ed è stato scoperto nel Saskatchewan, in Canada.
Il fossile più antico è una spugna di mare
La questione è ancora molto dibattuta ma secondo gli scienziati il fossile più antico mai rinvenuto fino ad oggi appartiene a una spugna di mare. Uno studio pubblicato sulla rivista Nature, infatti, suggerisce che delle strutture semi-reticolari ritrovate su un antico reef a nord-ovest del Canada potrebbero essere proprio spugne di 890 milioni di anni.
I fossili appena descritti erano nascosti nelle nicchie e nelle fessure dell’imponente barriera di Little Dal. Questa struttura si è formata in un periodo in cui acque calde e poco profonde ricoprivano un’ampia porzione del territorio che corrisponde all’attuale America del Nord che con il tempo si è prosciugata facendo iniziare il processo di fossilizzazione dei reef.
I rari fossili di gamberetti perfettamente preservati
Descritto sulla rivista Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology, questo fossile rappresenta l’esempio più antico di gamberetti che sfruttano un’altra creatura, in questo caso il guscio di un antico bivalve, come riparo. Questo tipo di comportamento, conosciuto come inquilinismo, è osservato in molti animali, sia negli oceani che sulla terraferma ed è praticato ancora dai gamberetti odierni.
La ricostruzione dell'accaduto proposta dagli scienziati e di tre gamberetti che per sfuggire a qualche predatore si sono rifugiati all'interno del guscio di un bivalve. Sfortuna vuole che il guscio fu seppellito da metri di fango sottomarino, seppellendo i tre animali fino al loro ritrovamento avvenuto nel 2016, quando agricoltore australiano ha scovato lo strano fossile che è stato consegnato immediatamente al museo Kronosaurus Korner.
I gamberetti fossilizzati si sono conservati integri, misurano circa 3 centimetri e per questo motivo si pensa che fossero vivi all’interno del guscio nel momento in cui sono stati travolti bruscamente dal fango, probabilmente durante un terremoto o una forte tempesta.
I fossili "bolliti"
Presso la cittadina di Jarrow, sul finire degli anni 70 erano stati ritrovati all'interno di una miniera di carbone alcuni dei migliori reperti conservati di Keraterpeton galvani,un anfibio estinto che visse nel Carbonifero superiore, circa 300 milioni di anni fa. Il genere Keraterpeton è noto dalla fine dell'Ottocento e al suo interno erano presenti animali simili a salamandre, che possedevano un corpo lungo fino a 30 centimetri, di cui due terzi erano costituiti dalla lunghissima coda, appiattita lateralmente.
La caratteristica importante di questi reperti provenienti dall'Irlanda è che i loro resti presentano segni di "combustione", o meglio una morfologia interna alterata, tanto che ora è quasi impossibile distinguere i dettagli delle ossa nei fossili, quasi come se fossero stati bolliti.
La "fossa comune" dei metoposauri
La cintura zavorrata di un sub è un dispositivo semplice ed efficace, una idea brillante insomma, tanto da essere presente anche nell'anatomia di animali di milioni di anni fa. Un nuovo studio, infatti, rivela che una grande specie anfibia, il Metoposaurus krasiejowensis vissuto circa 200 milioni di anni fa compensava la galleggiabilità con un pesante cinto scapolare che gli permetteva di camminare su fondali di laghi e fiumi, una struttura anatomica molto simile a quella degli odierni lamantini.
Alcuni giacimenti di questi fossili, ad esempio in Marocco, mostrano un insolito accumulo di fossili di metoposauro, con molti esemplari ammassati uno sull'altro. Evidentemente questi animali si erano radunati in poche pozze d'acqua in un periodo di estrema siccità. Quando poi anche queste pozze si inaridirono, i metoposauri si ritrovarono a morire in uno spazio angusto, in una sorta di “fossa comune”. I sedimenti, poi, ricoprirono le carcasse in modo abbastanza veloce da permettere una conservazione ottimale dei resti.
Il fossile di dinosauro e del suo ultimo pasto
Dopo un'analisi approfondita di alcuni reperti cinesi che erano stati ritrovati già da una decina di anni, un docente canadese della McGill University di Montreal, Hans Larsson, ha scoperto uno dei rari fossili di dinosauro che presentano uno stomaco con le tracce dell'ultimo pasto dell'animale. Una scoperta di grande rilevanza, anche perché dalle indagini approfondite è emerso che i resti presenti nello stomaco del predatore appartengono ad un'antica specie di mammifero.
La specie del fossile in cui al suo interno Larsson ha riscontrato il piede del mammifero appartiene alla ormai nota specie Microraptor zhaoianus, un parente prossimo del Velociraptor come di moltissimi uccelli ed uno dei dinosauri-non aviali dotati di piume più comuni in Asia, con circa 300 esemplari conservati all'interno nelle collezioni museali del mondo.
La rarità di scoperte come queste è molto elevata. Nella intera storia della paleontologia, l'esemplare studiato da Larsson è solo il 21esimo esempio conosciuto di un dinosauro fossilizzato con il suo ultimo pasto conservato e il secondo in cui è presente un mammifero. Sapere inoltre che il Microraptor era un carnivoro generalista, poco più grande di un Beagle, offre una nuova prospettiva su come avrebbero potuto funzionare gli ecosistemi antichi.
Il fossile di un verme corazzato
Ogni fossile racconta una storia e ci offre una fotografia più o meno precisa di come dovevano essere gli antichi animali. Così diverso tempo fa un fossile di verme corazzato risalente al periodo Cambriano, circa 518 milioni di anni fa, ha permesso agli studiosi, tramite indagini molecolari e anatomiche, di confermare come fosse fatto l'antenato di tre grandi gruppi di animali viventi.
Il ritrovamento del fossile, infatti, non è solo un evento paleontologico, ma riscrive alcune pagine dei libri biologia evolutiva, inserendo un nuovo antenato nell'intricato albero della biodiversità animale. Il fossile fa parte del gruppo dei lofoforati, classificazione di animali ancora oggi presenti che può essere diviso a sua volta in tre grandi gruppi: brachiopodi, briozoi e foronidei, fra i più antichi phylum di animali ancora esistenti. Il verme corazzato appartiene al genere Wufengella e lo studio ha confermato come fosse un antenato di questi gruppi con le sembianze di un agile verme corazzato.
I radiodonti con tre occhi
I fossili sono utili soprattutto per ricostruire con i moderni mezzi le sembianze di antichi animali. Un esempio è la ricostruzione con fossili perfettamente conservati di un radiodonte del genere Stanleycaris che ha rivelato che questo antico animale marino aveva tre occhi. I ricercatori hanno scoperto che mostravano anche una differenziazione del cervello in due segmenti, un ulteriore tassello che completa il quadro di questi precursori degli artropodi moderni e immette nuovo entusiasmo nella ricerca.
Radiodonta è un ordine di bizzarri artropodi che ha dominato gli oceani nel cambriano, come il famoso Anomalocaris che raggiungeva almeno 1 metro di lunghezza. Immaginare delle creature così strane richiede una notevole fantasia: l'Anomalocaris, ad esempio, aveva una testa dotata di due occhi bulbosi posti su peduncoli, probabilmente rivolti in avanti con un complesso apparato boccale, formato da due differenti strutture, una sorta di bocca circolare e due appendici allungate e articolate, fornite di spine, poste proprio di fronte alla bocca.