Hope è in piena forma, gioca inseguendo agilmente un sonaglio, mangia, beve e dorme. A guardarlo bene non sembra che ci sia nulla di anomalo in lui, un gatto di 15 settimane salvato dopo essere stato abbandonato da un'associazione inglese. Ma Hope non è come tutti gli altri: è il primo caso al mondo documentato di gatto senza organi sessuali.
Ad accorgersene sono stati i volontari dell'associazione Cats Protection che, dopo i classici controlli sanitari di routine, hanno notato l'assenza di organi riproduttivi interni ed esterni. Una condizione simile non è mai stata documentata in medicina veterinaria e proprio in occasione del raro evento è stato coniato un nuovo termine: agenesia degli organi sessuali.
Se però da un lato la sua condizione clinica rappresenta un unicum dei registri veterinari, dall'altro Hope dimostra come sia sempre più necessario un cambio di paradigma quando si parla di binarismo di genere: non possiamo incasellare gli individui solo come maschi e femmine, ma esiste una sfumatura di genere che si presenta in ognuno in maniera diversa.
Il primo caso documentato di agenesia degli organi sessuali nei gatti
L'agenesia è sicuramente una rarità assoluta per veterinari e biologi, soprattutto nei gatti. Fiona Brockbank, a capo della divisione veterinaria di Cats Protection, ha spiegato non solo che le loro analisi non hanno rilevato alcuna traccia di organi sessuali, né esterni né interni, ma anche che non esisteva un termine adatto per descrivere Hope, tanto che l'espressione "agenesia degli organi sessuali" è stata coniata da lei proprio per descrivere questo caso unico.
Il fenomeno dell'agenesia in sé, però, non è nuovo. Agenesia, infatti, è un termine medico che indica lo sviluppo errato o assente di un determinato organo e di casi di agenesia del pene, dei testicoli o delle ovaie ne esistono diversi nella letteratura scientifica, anche fra i gatti. Gli individui che sono affetti da agenesia, dunque, nascono senza quell'organo e la causa è la mancata comparsa dell'abbozzo corrispondente durante lo sviluppo embrionale.
Gli abbozzi embrionali sono come i progetti per un architetto che vuole costruire una casa. Sono piccole protuberanze che si presentano più o meno nel luogo dove l'organo dovrà formarsi e i tessuti al suo interno sono composti da cellule staminali che, potenzialmente, potranno specializzarsi in tutti i tipi cellulari necessari per creare l'organo: cellule muscolari per i muscoli, cellule ossee per le ossa, cellule nervose per il sistema nervoso e così via.
L'assenza di questi abbozzi è dovuta a una eccezione nel codice genetico. Se alcune agenesie sono fatali per l'individuo perché non permettono lo sviluppo di organi essenziali per la sopravvivenza, altre non presentano alcun rischio per la salute, e questo è proprio il caso di Hope.
Secondo i veterinari, infatti, Hope è in piena forma e a testimoniarlo sono le molteplici analisi e controlli, sia comportamentali che fisiologici, al quale è stato sottoposto. L'animale non sembra avere problemi nelle normali attività fisiologiche e la previsione dei veterinari è che avrà una vita lunga e sana, senza però avere la possibilità di riprodursi. In ogni caso sta bene ed è stato adottato da Jessi Bennett, comportamentalista animale della Newcastle University che lavora part time proprio per Cats Protection.
L'agenesia degli organi sessuali dimostra l'inadeguatezza del binarismo di genere
Alcuni decenni fa avremmo considerato la condizione di Hope con il termine "anomalia", o addirittura "ermafroditismo". Entrambe le parole però non descrivono affatto la situazione del felino. Per anni, infatti, il termine ermafroditismo è stato erroneamente accostato a tutte quelle condizioni di genere che per l'uomo potessero essere ambigue.
Con anomalia, invece, si intende qualcosa che non possiede elementi riconducibili a un modello o un prototipo di base. In sostanza definiamo anomalo qualcosa che si discosta completamente dai nostri standard di base e per quanto riguarda il genere di un individui la "normalità" per noi è definibile come maschio e femmina.
Questo incasellamento, però, cozza con la nostra concezione scientifica dell'argomento che da decenni conferma come quando si parla di maschio e femmina si fa riferimento solo a quello che i medici definiscono "sesso biologico" e che i biologi chiamano in generale "fenotipo". In breve, con questo termine si intende ciò che è "visibile", caratteristiche fisiologiche o morfologiche che noi osserviamo in un individuo e che sono espressione delle informazioni contenute nel codice genetico.
In sostanza il genoma è un grande libro di ricette che spiega come preparare un zuppa in molti modi diversi. Nonostante in potenza potrebbero essere prodotte diverse zuppe, il tipo di zuppa che verrà fuori e che potremo ammirare alla fine sarà solo uno delle possibili varianti contenute all'interno del libro di ricette, ovvero il fenotipo.
Maschio e femmina, dunque, sono solo fenotipi e fra i due ci sono numerose sfumature date da diversi fattori. La presenza degli organi genitali, infatti, non rispecchia completamente la varietà di "zuppe" che esistono nel libro di ricette. Molta di questa varietà è data da un fenomeno che si chiama "sessualizzazione del cervello", un meccanismo complesso che coinvolge ormoni maschili e femminili e che avviene nel feto.
La differenziazione del cervello maschile e femminile, infatti, dipende dell'influenza di ormoni androgeni e di estrogeni, ovvero messaggeri chimici prodotti nei maschi e nelle femmine, durante lo sviluppo embrionale. Il processo è lungo e tortuoso, ma senza semplificare eccessivamente possiamo dire che a seconda della quantità di ormoni androgeni presenti nel feto l'individuo che nascerà possiederà strutture celebrali più o meno "mascolinizzate", ovvero tipiche dei maschi.
Sta proprio qui il passaggio critico: sebbene possiamo vedere ai due opposti i due fenotipi maschio e femmina, le differenti nuance di genere che ci sono in mezzo sono determinate da quanto il cervello dell'individuo è mascolinizzato o femminilizzato durante lo sviluppo embrionale. Le quantità di ormoni che permettono questi processi biologici non solo variano da specie a specie, ma anche da individui a individuo ed è proprio questo fattore a rendere complicato l'identificazione di un essere umano in solo due generi.
Insomma, il discorso è lungi dall'essere concluso e sarebbe necessario approfondire numerose questioni legate a queste riflessioni. Per ora, però, possiamo semplicemente guardare Hope e apprezzare come un evento raro possa essere, al contempo, estremamente normale: la vera eccezione che conferma la regola.